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Raffaello Mocali (1858-1933), il generale di Scarperia

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Raffaello Mocali (1858-1933), il generale di Scarperia Raffaello Mocali (1858-1933), il generale di Scarperia
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Mi è capitato di acquistare un’antica cartolina, anno di grazia 1925 edizioni Mascherini. Raffigura uno scorcio dei dintorni di Borgo San Lorenzo, il cosiddetto “Viale dei Platani” chiamato anche all’epoca “Stradone” e davvero irriconoscibile oggi. E’ un’immagine davvero suggestiva e d’altri tempi, però la cartolina era interessante anche per un altro motivo; si trattava di saluti indirizzati a Scarperia al Gentilissimo Generale Signor Commendator Raffaello Mocali. L’indirizzo? Quello non aveva alcuna importanza perché nel paese il generale Mocali lo conoscevano tutti!

Raffaello Mocali fu davvero un grande mugellano, una di quelle figure subito dimenticate dalla Storia, talmente dimenticate che, quando ho compilato con infinita pazienza la mia enciclopedia di tutti i personaggi mugellani (dal titolo: “FURONO PROTAGONISTI”) figuratevi .. me ne sono dimenticato anch’io! Perfetto anzi no, mi correggo, grave, gravissimo perché Mocali fu uomo importante per la Storia del Mugello e per quell’italiana in generale. L’unica giustificazione è che fu sempre un personaggio poco propenso a farsi notare: schivo, restio alla vita pubblica, riservato e per certi aspetti perfino misterioso e sorprendente.

Di lui si sa pochissimo, e quel poco che so lo scrivo qui. Nato nel 1858 nel borgo di Scarperia aveva un fratello, Alfredo, militare caduto tragicamente in battaglia ad Adua. Fu cavaliere e anche lui avviò una fulminante carriera militare; dopo aver frequentato l’Accademia a Modena, diventò sottotenente degli alpini nel 1879, corpo in cui militò con fervore e dedizione tutta la vita. Fu maggiore con decreto della G.U. 11-2-1901, tenente colonnello dal 1907 nel 13° fanteria, infine colonnello dal 1911 quando fu inviato in Cirenaica al comando del 42º Reggimento fanteria.

Lì si distinse in battaglia per il valore e l’equilibrato e sapiente comportamento. Passato a Milano al comando del 65°, si spostò poi nella P.A. nel 1915 e divenne per un certo periodo Presidente del Tribunale di guerra a Bengasi. Congedato, si ritirò a vita privata nella sua Scarperia, dove fu accolto dai concittadini con grandi onori e festeggiamenti. Ben presto, purtroppo, fu richiamato a causa della Grande Guerra e nominato maggiore generale nel 1917. Fu di nuovo Presidente del Tribunale Speciale di guerra a Cervignano, sede del comando del Duca d’Aosta e poi, ormai anziano, passò alla riserva dal 1919 di cui fu nominato generale di divisione quattro anni dopo.

La sua figura è ricordata raramente, forse solo nell’Enciclopedia militare- Archivio Martelli “Alpini in armi e in congedo” e nel necrologio che il Messaggero del Mugello gli dedicò alla sua morte avvenuta a 75 anni, nel febbraio 1933, dopo una lunga malattia nell’amata casa di Scarperia. Ma non è ancora tutto. Un fatto davvero curioso è rappresentato oggi dall’improvvisa comparsa dalle tenebre di un suo diario autografo ritrovato per caso in una soffitta privata a Sansepolcro e ora conservato nell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. Il diario parla di episodi legati al suo lavoro nel Tribunale di Cervignano che rivelano l’infinita umanità e schiettezza del personaggio scarperiese.

Nel manoscritto non si nasconde dietro le parole e non giustifica nulla e nessuno, semplicemente racconta e documenta fatti e aneddoti, personaggi, episodi di fraternizzazione e, in definitiva, la triste vita dei tribunali militari, sempre alle prese con reati e poveri giustiziati. Recentemente da questo suo diario è stato perfino tratto un libro (Monticone-Milocco-“Regime penale nella grande Guerra”). Nessuno sa perché il diario fosse finito lì in quell’anonima soffitta, ma certo rappresenta un’importante testimonianza di guerra lasciataci da un altro grande mugellano. E dico mugellano con un certo orgoglio, anche se ogni tanto saltano fuori presunti esperti che non perdono occasione per dichiarare fiorentine opere d’arte o persone nate per il Mugello, magari tra Dicomano o Barberino, dal tempo etrusco ai giorni nostri, dai grandi artisti a Cincirinella. Una dimostrazione? Tornando al diario in questione, parlando dell’autore una delle cose di cui erano sicuri i ritrovatori è che il Mocali era colonnello ed era nato a.. Firenze! Appunto, siamo davvero conditi anche stavolta.

Fabrizio Scheggi

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