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Forteto e Artemisia. Le vittime 'scoprono' una consulenza del 1999, e accusano

Ecco il comunicato dell'associazione delle vittime

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da sx: Daniela Morozzi (attrice), Patrizia Bucarelli, Petra Filistrucchi, Pres. CISMAI Gloria Soavi, Beatrice Bessi, Patrizia Baldassarri da sx: Daniela Morozzi (attrice), Patrizia Bucarelli, Petra Filistrucchi, Pres. CISMAI Gloria Soavi, Beatrice Bessi, Patrizia Baldassarri © OK!Mugello
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L'associazione della vittime del Forteto, presieduta da Sergio Pietracito, polemizza con l'associazione Artemisia in quanto questa, si afferma, avrebbe partecipato, con la consulenza di una sua psicologa, ad una relazione che nel 1999 si occupo' di un bambino del Forteto. L'associazione delle vittime mette anche in luce che, dichiarandola una contraddizione, poi Artemisia avrebbe affermato di aver incontrato la vicenda Forteto solo molto più tardi. Insomma, la polemica è aperta.

“Tre anni fa con le colleghe di Artemisia abbiamo incontrato la vicenda del Forteto” Con queste parole nel gennaio 2019 una delle psicologhe di Artemisia interveniva ad un convegno sulla triste vicenda. Niente di più falso !!! L’ennesimo inganno nei confronti delle vittime!!!

Nel 1999 una psicologa di Artemisia aveva partecipato a un incidente probatorio e successivamente redatto una consulenza psicologica su un bambino del Forteto all’epoca di anni 5, sostenendo che quest’ultimo presentava numerosi indicatori gravi... compatibili con l’ipotesi di abuso sessuale intrafamiliare. Le solite false accuse di abusi sessuali nei confronti dei genitori!!!

Mai nessun accenno in ordine all’inquietante episodio e oggi la stessa psicologa si occupa delle vittime del Forteto!!!
Non sarebbe stato più opportuno che Artemisia si fosse astenuta dal partecipare al bando per l’assistenza alle vittime o comunque avesse fatto ammenda e chiesto scusa insieme alle altre istituzioni delle quali ripetutamente Artemisia stessa ha rimarcato le gravi responsabilità nella vicenda del Forteto?

Cogliamo l’occasione per ribadire che tutti i rapporti “familiari” all’interno del Forteto, che siano stati adozioni e affidamenti, erano e rimangono tutti indistintamente MARCI, NON DISPOSTI SECONDO LA LEGGE, MA DECISI DALLE MENTI CRIMINALI DI FIESOLI E GOFFREDI.
Non siamo più disponibili a sederci a tavoli istituzionali dove interviene qualcuno affermando di “seguire un ragazzo”, espressione tipica della delirante terminologia del Forteto.

L’aberrazione della “famiglia funzionale” deve essere estirpata dalla mente di chi l’ha dovuta subire ed eventuali nuovi rapporti potranno e dovranno nascere dalle ceneri della famiglia funzionale e non dalla continuità con quest’ultima, costruita per decenni sulle farneticanti regole dei “dieci comandamenti” (di seguito riportati), così ben riassunti dalla Procura della Repubblica di Firenze nel capo d'imputazione del recente processo.

I dieci comandamenti del Forteto

  1. Nella rigorosa separazione degli uomini dalle donne, anche se legati da vincoli affettivi e uniti in matrimonio;
  2. Nella pratica dell’omosessualità anche tra persone minori di età, intesa quale mezzo per risolvere i problemi sessuali dell’infanzia dovuti all’omosessualità latente e nel sostenere l’inferiorità delle donne rispetto agli uomini perché “impure e puttane”;
  3. Nel divieto di rapporti eterosessuali;
  4. Nella denigrazione costante della famiglia di origine e nell’ostacolare ogni relazione con genitori e parenti, anche non consegnando ai destinatari la posta da quelli proveniente, non passando le telefonate che giungevano e non consentendo a nessuno di fare telefonate private, essendo obbligatorio l’utilizzo del dispositivo “viva voce”;
  5. Nel divieto di coltivare rapporti con persone all’esterno della comunità, e di esercitare qualunque tipo di attività ricreativa, culturale, sportiva ed educativa, sostenendo che tutto quello che era fuori era “il male”;
  6. Nell’imporre la permanenza e il lavoro all’interno della comunità e l’accettazione della regola secondo cui quasi tutta l’intera paga derivante dall’attività lavorativa svolta presso la cooperativa il Forteto, veniva versata all’associazione omonima, ad eccezione di circa duecento euro mensili e nell’inibire di proseguire gli studi ovvero di avviarsi ad un lavoro all’esterno della comunità, tacciando coloro che ne avanzavano richiesta di “essere di fuori”, sottoponendoli alle consuete “punizioni” meglio descritte ai capi che precedono e seguono;
  7. Nell’impedire di ricorrere alle istituzioni pubbliche per curare le persone che ne avevano bisogno, nell’omettere di portare le persone al pronto soccorso e nel provvedere Fiesoli R.L. a suturare ferite con ago e filo e Goffredi Luigi a prestare cure odontoiatriche;
  8. Nel condizionare le scelte di voto in occasione di elezioni politiche e amministrative, ordinando di votare per una parte politica precisa e sottoponendo chi dissentiva alle solite punizioni per fare accettare le regole della comunità: insulti, chiarimenti ed emarginazione dal gruppo;
  9. Nella pratica ossessiva dei “chiarimenti”, cui venivano sottoposte tutte le pp.oo, consistenti in discussioni protratte anche per ore e condotte dagli indagati separatamente con diverse pp.oo., nelle quali si obbligavano queste ultime ad ammettere e confessare, a mezzo di continue violenze psicologiche e punizioni anche corporali, suggerite e inesistenti fantasie sessuali verso terzi e anche nei confronti dei genitori e dei parenti, violenze ed abusi subìti dai propri genitori ed infrazioni - vere o presunte - delle regole della comunità; discussioni che, in assenza di ammissione e confessione o, in caso di persistenza del rifiuto ad accettare le decisioni e gli indirizzi di pensiero o di condotta della comunità, sfociavano in percosse, costrizioni a stare chiusi in una stanza o immobili in piedi o nell’andare a letto senza cena, disapprovazione, emarginazione e isolamento dal gruppo, attuati anche con pesanti ingiurie (puttana, troia, maiale/a, stupido/a, cretino/a, idiota, grullo/a, bucaiolo/a) e denigrazione della persona in presenza di tutti, in occasione delle riunioni per i pasti alla mensa o delle riunioni serali;
  10. Nel minacciare anche di morte coloro che tentavano di sottrarsi alle regole sopradescritte o che le ponevano in discussione, ed aggredendo e percuotendo coloro che, come P. Z, reagivano opponendosi a Fiesoli R.L. e ai suoi atti di sopraffazione fisica, morale e sessuale, con tali condotte infliggendo una stabile e perdurante situazione di sofferenza e di vessazione a tutte le pp.oo., generando nelle stesse una condizione di sudditanza e di soggezione psicologica finalizzata al controllo e alla gestione della persona e a ottenere dalle stesse un assoggettamento a Fiesoli R.L. ed al suo sistema di vita comunitario, che comprendeva anche la giustificazione delle condotte sessuali del medesimo, proposte e sostenute come atti “terapeutici e purificatori” dei traumi - veri o presunti – subìti dalle pp.oo.

ASSOCIAZIONE VITTIME DEL FORTETO

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