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Diritto alla vita e alla Salute ai tempi del COVID19. Dibattito sull'accesso alle rianimazioni

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Terapia intensiva Terapia intensiva © Pixabay
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Diritto alla salute e Diritto alla vita, ai tempi del Coronavirus si riapre, fronte a tali pilastri della nostra Costituzione, un dibattito nel settore sanitario già storicamente esistente. Il primo diritto espressamente previsto, il secondo quale presupposto naturale di tutti i diritti fondamentali (tra cui lo stesso diritto alla salute).

Articolo 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

In Lombardia, infatti, sono già oltre mille pazienti tra quelli in rianimazione e quelli che rischiano di aggravarsi da un minuto all’altro. Una situazione tale da richiedere un aumento dei posti in rianimazione fino a dieci volte l’attuale disponibilità. Antonio Pesenti, medico rianimatore e coordinatore dell’Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive, ha dichiarato che il numero di ricoverati in ospedale previsto alla data del 26 marzo è di 18 mila malati, per i quali tra 2.700 e 3.200 si vedrà necessario il ricovero in terapia intensiva. Sempre in base a tale situazione, è già in corso da ieri sera (8 marzo 2020) il trasferimento di pazienti in terapia intensiva dalla Lombardia in altre regioni limitrofe quali Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Liguria.

Di fronte ad un simile scenario, anche il restante delle Aziende ospedaliere italiane si sta preparando a cosa potrebbe ipoteticamente succedere se una simile situazione si replicasse anche fra le proprie corsie: Quali comportamenti tenere? quali scelte adottare? cosa prediligere fare? etc. Sta già nascendo dunque, a tal proposito, un acceso dibattito tra alcuni addetti ai lavori del settore sanitario ed associazioni. Fra queste la SIAARTI, Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva.

SIAARTI ha pubblicato, e successivamente divulgato ad addetti al settore sanitario, in data 6 marzo 2020 un documento intitolato "Raccomandazioni di etica clinica per l'ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili". In tale testo, come lo stesso espressamente riporta, si incoraggia, in assenza di altre possibilità, a criteri di razionamento della Terapia intensiva. Tra questi anche la “maggior speranza di vita” tra un paziente rispetto ad un altro e dunque la non necessità di seguire un criterio di accesso alle cure intensive di tipo “first come, first served”, che letteralmente significa "prima entrato, primo servito". Fra le raccomandazioni poste, infatti, nel testo da SIAARTI troviamo la seguente:

"3. Può rendersi necessario porre un limite di età all'ingresso in TI. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone. In uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive, decidere di mantenere un criterio di “first come, first served” equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva."

SAARTI, in tale documento, ha inoltre voluto sottolineare che però l’applicazione di criteri di razionamento è giustificabile soltanto dopo che da parte di tutti i soggetti coinvolti sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili per aumentare la disponibilità di risorse erogabili (nella fattispecie, letti di Terapia Intensiva) e dopo che è stata valutata ogni possibilità di trasferimento dei pazienti verso centri con maggiori posti disponibili.

La pubblicazione di tale testo non è stata vista però di buon occhio da altre associazioni. Fra queste troviamo la LIDU, Lega internazionale dei diritti dell'uomo. La LIDU della sezione della Toscana ha espressamente dichiarato di essere contraria all'ottica adottata da SAARTI in tale documento, rispondendo così alle parole del testo di SAARTI:

"La SAARTI ha come motto 'PRO VITA SEMPRE'. Secondo tale documento però l'accesso in Terapia intensiva va fatto a seconda dell'età delle persone lasciando gli anziani per ultimi. Come LIDU TOSCANA siamo contrari a questo documento e affermiamo inoltre che il criterio deve essere invece la gravità delle persone, noi chiediamo inoltre che siano aumentati i posti letto di terapia intensiva ed il personale medico ed infermieristico di questo delicato settore degli ospedali dal quale dipende la vita delle persone ammalate".


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Commenti 1
  • mariano bianca

    NO ALL'EUTANASIA DI STATO OBBLIGATORIA PER GLI ANZIANI AFFETTI DA COVID19

    rispondi a mariano bianca
    lun 9 marzo 2020 04:08