Pino caduto © vvff
Dopo la caduta di un pino di 18 metri di altezza tra via Lungo l'Affrico e viale De Amicis, in zona Coverciano-Campo di Marte (articolo qui) fortunatamente senza feriti, l'amministrazione precisò che si trattava appunto di un pino di 81 centimetri di diametro, una pianta "interessata da periodici controlli", l'ultimo risalente al 2023 (mese non specificato) con un "approfondimento strumentale (tomografia) che non aveva registrato problematiche particolari". Per la pianta, inserita in classe C, "era previsto un nuovo monitoraggio a distanza di due anni dall’ultimo svolto", quindi da effettuarsi in questo 2025.
La direzione ambiente del Comune aveva comunque svolto, ha fatto sapere sempre Palazzo Vecchio, una "potatura di alleggerimento" lo scorso anno. In base al sopralluogo dei tecnici della stessa direzione ambiente, si ipotizza che il crollo "sia stato causato per cedimento dell'apparato radicale dovuto alle forti e insistenti piogge che hanno diminuito la resistenza del terreno". Anche se in molti collegano l'episodio all'abbattimento di un altro pino poco distante.
In queste ore però sui social fiorentini, in particolare su Facebook, è diventata virale la spiegazione, fornita dal dottore forestale Alberto Biffoli, secondo quanto da lui stesso scritto iscritto all'ordine di Firenze e 'valutatore di rischio arboreo'.
Lo ha fatto in un lungo post che sta risultando essere molto apprezzato, e condiviso, dalla cittadinanza.
"Chi scrive questa relazione 'di massima' è sì un Dottore Forestale specializzato anche in Arboricoltura ma rimane un giudizio personale da filtrare con altri tecnici, in modo da calibrare meglio i motivi della caduta/cedimento del pino", premette Biffoli, allegando tredici foto con una serie di spiegazioni.
"Oltre a non aver osservato alcun corpo fruttifero di qualsiasi fungo cariogeno, da un'analisi attenta dei monconi di radice al tatto il legno si mostra duro e compatto, segno evidente che non era in corso alcuna carie occulta [...] In altre parole, le radici non erano affatto malate. L'aspetto della frattuta/cedimento della zolla delle radici, non sembra far pensare ad un cedimento per slittamento, bensì ad un cedimento delle radici (sane) che si sono letteralmente spezzate; hanno cioè ceduto alla sollecitazione per tensione esercitata dal peso di tutta la parte epigea del'albero.
Tutto ciò premesso, è parere personale di questo tecnico che il cedimento è stato provocato dall'inadeguatezza dell'apparato radicale sviluppatosi in modo insufficiente per sostenere il peso della parte epigea dell'albero (spezzandosi letteralmente per trazione), e non tanto per slittamento della zolla radicale (a causa delle stesse sollecitazioni), ossia dell'insieme delle radici e della terra da esse esplorata. I motivi in coseguenza dei quali l'apparato radicale non si è accresciuto in modo adeguato, comunque proporzionato all'accrescersi della restante parte epige adell'albero, possono essere vari.
A parere personale [...] potrebbero essere la mancanza di spazio, e quindi di terra esplorabile, ma soprattutto l'eccessiva compattazione del terreno negli immediati dintorni del colletto, amplificata anche (e soprattutto) dalla presenza dell'asfalto disteso fino al diretto contatto con l'albero (senza alcuna fascia di rispetto), impedendo così un regolare sviluppo delle radici, soprattutto in modo proporzionato al crescere della restante parte epigea della pianta".


