Cristian Quarta © facebook
Negli ultimi giorni, a Vaglia, tiene banco la vicenda legata al post pubblicato dal consigliere comunale Cristian Quarta, autore di un contenuto che ha rapidamente attirato l’attenzione nazionale per la sua forte carica simbolica e per l’impatto sull’immagine del Comune. La fotografia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ritratta a testa in giù — poi rimossa — ha inevitabilmente generato reazioni indignate ben oltre i confini locali.
La ricerca di visibilità che sembra emergere da questo gesto, dalle modalità improvvisate e prive della necessaria consapevolezza del ruolo istituzionale, ha contribuito a portare un’attenzione negativa di cui Vaglia avrebbe volentieri fatto a meno.
Un comportamento inopportuno per chi ricopre cariche pubbliche
L’episodio pone una questione di fondo: chi esercita una funzione pubblica dovrebbe saper ponderare ogni azione comunicativa, soprattutto quando riguarda temi sensibili o carichi di rilevanza storica. Pubblicare un’immagine così divisiva non è un semplice errore di valutazione: è un atto politicamente grave, capace di incidere sulla credibilità delle istituzioni che si rappresentano.
Le giustificazioni fornite successivamente dal consigliere Quarta — incentrate sull’involontarietà del gesto e su una presunta “interpretazione errata” da parte dei cittadini — non appaiono sufficienti a dissipare i dubbi sulla consapevolezza e sull’adeguatezza comunicativa richiesta a un amministratore pubblico. Un rappresentante delle istituzioni non può permettersi leggerezze di questo tipo, né tantomeno affidarsi a chiarimenti generici quando il gesto prodotto ha un evidente peso politico.
La posizione del Comune e il ruolo della sindaca
A complicare ulteriormente il quadro è intervenuta la reazione della sindaca Silvia Catani, che ha definito la vicenda una “leggerezza”, senza prendere una distanza netta e immediata dal gesto. Una posizione che, in un momento così delicato, rischia di minimizzare un comportamento che ha già provocato ripercussioni significative, persino a livello parlamentare.
È legittimo domandarsi se non fosse opportuna una presa di posizione più ferma, a tutela dell’istituzione comunale e della comunità amministrata.
Quale credibilità per le istituzioni?
Questo episodio riporta in primo piano un tema cruciale: la responsabilità comunicativa di chi riveste un ruolo pubblico. I social, se usati con impulsività e superficialità, possono diventare strumenti potenzialmente dannosi, soprattutto quando a utilizzarli sono figure che devono garantire equilibrio, sobrietà e capacità di rappresentanza.
Alla luce di quanto accaduto, una riflessione sulle conseguenze politiche e istituzionali si impone. Le dimissioni del consigliere Quarta potrebbero costituire un gesto di responsabilità verso la comunità, utile a ristabilire fiducia nelle istituzioni e a chiudere una vicenda che ha prodotto un danno d’immagine significativo.
Chi amministra, a qualunque livello, ha il dovere di contare fino a dieci prima di rendere pubbliche affermazioni o immagini in grado di suscitare tensioni o evocare simbolismi impropri. È una forma di rispetto verso i cittadini e verso la funzione che si è chiamati a svolgere.


