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Visita all'Organo Stefanini. Immagini e cronaca dei restauri

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Visita all'Organo Stefanini. Immagini e cronaca dei restauri Visita all'Organo Stefanini. Immagini e cronaca dei restauri © n.c.
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Un gruppetto di borghigiani capitanato dal pievano don Maurizio Tagliaferri, lo scorso mese è andato con la Prof. Marilisa Cantini  Baluganti, a visionare a che punto sono i lavori di restauro (parte lignea) dell’Organo “Stefanini 1696”; ed è rimasto meravigliato, entusiasticamente sorpreso, davvero soddisfatto; e non poteva esser diversamente. Nel laboratorio di Massimo Drovandi, nel mezzo a centinaia di fabbriche, officine e laboratori in quel di Quarrata alla periferia di Pistoia, dopo una accoglienza gentilissima, è iniziato un simpatico percorso per visionare tutti quegli elementi che componevano il monumentale strumento in fase di restauro. La prima sorpresa è stata la “cantoria”, poiché è risultata più lunga di quello che si credeva, in quanto per far entrare tutto il complesso nella controfacciata (1850 ca.) della Pieve di Santa  Felicita a Faltona, dovettero tagliare, accorciare, segare e chi ne ha più ne metta. Visto il troncone mancante, oltre un metro, Massimo Drovandi e i suoi collaboratori, hanno ricreato con tecniche lignee dell’epoca il tratto mancante e quindi la “cantoria” è risultata più lunga di quella che eravamo abituati a vedere. Comunque un capolavoro. Poi ecco i leggendari “telamoni” (i famosi quattro “bischeri” cosidetti di Faltona, cioè le figure mitologiche che si portavano sulle spalle il peso dell’organo), che iniziano a riprendere le loro antiche sembianze; i “putti”  che incorniciavano l’organo dall’alto di cui uno fu ritrovato segato dietro l’organo; gli elementi  laterali che incastonavano le canne e la parte fonica, e non per ultimo il frontale del Somiere, cioè quella parte lignea dell’organo formata da una lunga cassa in legno che riceve nella sua parte inferiore l’aria immessa dai mantici trasmettendolo mediante i pistoni  alle canne dei differenti  registri dalla parte superiore. I colori del Somiere, dal giallo oro, al verde smeraldo, al turchese e al celeste, sono bellissimi, una luce accecante, ma la sorpresa è stata quella di leggere nomi e cognomi, firme e date, lasciate da tutti coloro che nel corso dei secoli  si sono avvicendati a suonare, a cantare o più semplicemente a visionare l’organo di questo grande maestro organaro lucchese, cioè quel Bartolommeo Stefanini, che costrui nel 1696 questo capolavoro per la Badia Fiesolana. Alcuni nomi impressi (a parte la firma di “Bartholommeo Stephanini lucensis faciebat anno 1696”), ci sono famigliari, nel senso storico e biograficio della parola. A parte alcuni monaci della Badia Fiesolana come Padre Joannes Abbate Reverendo Cuginis Caroli (data 1726), poi la stessa firma dopo 50 anni (!! 1771), un certo Alessio Allori, vicchiese, un cognome straniero Holinski, ma poi ecco alcune firme di gente del posto come Giuseppe Bini e Alfredo Brunetti di antiche famiglie di Faltona, addirittura Cesare De Angelis, proprietario all’epoca della splendida villa Aldobrandini ai Cini (avo in linea diretta di don Leonardo de Angelis, già cappellano della Pieve di Borgo ed attualmente  parroco a Santa Lucia a Settimello), Enrico Romagnoli di Borgo San Lorenzo, noto garibaldino soprannominato “bacicca”, ed infine ecco la firma di Dario Chini del Borgo San Lorenzo. Una significativa sorpresa questa, poiché Dario Chini, ultimo dei sette fratelli della seconda generazione (Lino, Leto, Tito, Elio, Sabina, Marina e Pio), figli del capostipite Pietro Alessio, oltre ad essere un bravissimo decoratore, ornatore ed affrescatore (sono suoi gli stemmi nobiliari nel grande salone del Castello mediceo di Cafaggiolo eseguiti fra il 1886 e il 1887, era anche suonatore di armonium ed organi come i fratelli Lino, sacerdote e Pio, e quindi non è detto che Dario andava a dilettarsi a suonare l’organo Stefanini o anche a ridipingere i colori secenteschi; chissà! Ma la firma è davvero una storica sorpresa. Fra qualche tempo ci sarà la visita nell’azienda di Riccardo Lorenzini per la parte fonica e anche in questo caso si preannunciano clamorose positive sorprese. Non sappiamo quando il Santuario del SS. Crocifisso potrà accogliere nel suo interno questo preziosissimo o strumento che la soldataglia francese nel 1808, tentò di portarselo a Parigi (mica bischeri!!), ma una cosa è certa. Quando le note inonderanno il settecentesco Oratorio borghigiano, Borgo San Lorenzo, si arricchirà in modo inequivocabile, musicalmente, culturalmente e storicamente. (Aldo Giovannini) Foto 1 (in alto): La lunga e grande balaustra della  “cantoria” Foto 2 (qui sopra): Si visionano i “telamoni” Foto 3 (qui sopra): Le spiegazioni del restauro e del recupero di Massimo Drovandi al pievano don Maurizio Tagliaferri. Foto 4 (qui sopra): La firma di Dario Chini, lasciata sul frontale del somiere dell’organo Stefanini 1696 (Foto cronaca di Aldo Giovannini)      

 

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Commenti 1
  • Marilisa Cantini

    Grazie all'amico Aldo,componente del Comitato che si sta occupando della raccolta fondi per il restauro dell'Organo. Dopo sei anni dall'inizio del Progetto, fra qualche mese potremo finalmente dare inizio alla posa in opera dello Strumento, nella sua sede definitiva, Il Santuario del S.S. Crocifisso a Borgo San Lorenzo. Appuntamento da non perdere, per una pagina di grande importanza per la nostra Comunit.

    rispondi a Marilisa Cantini
    sab 2 marzo 2013 06:44