Il regno già in crisi? © Depostiphoto generated by AI
Schricchiola già nelle fondamenta il castello di Eugenio?
Pareva una favola bella, sapientemente scritta e narrata da i tre novellieri Schlein-Fossi-Furfaro e interpretata dal San Sebastiano Eugenio (ex)genio Giani quella della neo giunta regionale della Toscana, ma invece nel breve volgere di una paio di giorni e di notti si è trasformata in una parabola triste.
La perfida strega dagli occhi gialli e l’alito pesante pronta con la sua bacchetta magica a rompere l’incantesimo di una luna di miele non ancora consumata si è materializzata nelle sembianze di un foglio timbrato e firmato dal Ministero dell’Ambiente che si chiama Via ovvero valutazione di impatto ambientale che ha detto sì al masterplan del futuro aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze.
La nuova aerostazione e la nuova pista convergente parallela di 2200 metri si può fare realizzando così il sogno del buon Eugenio che la promette agli abitanti del suo regno da quando aveva i capelli neri e si candidava (quasi quarant’anni fa) a diventare consigliere comunale di Firenze.
Il leggiadro Presidente nella sua infinita bontà gongola di soddisfazione e la diffonde a tutto il popolo insieme alle date presunte di avvio dei lavori che potrebbero partire già a fine 2026 per concludersi entro il 2035.
Insieme a lui festeggiano e brindano con bollicine e tartine di rito i vertici aeroportuali e tutti quei vassalli di Brozzi, Peretola e Quaracchi sorvolati dagli aerei.
Si narra che fra gli abbondanti banchetti e le danze popolari si siano visti volteggiare anche la leggiadra madonna Sara Funaro e tanti principi, principesse e reucci del regno Pd toscano.
A rompere l’incantesimo però insieme alla perfida strega romana sono stati un manipolo di sudditi ribelli del contado di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Prato che sotto il vessillo dei loro capitani di ventura (sindaci, Avs e M5S) hanno già annunciato ricorso al Tar.
Eugenio (ex genio) Giani non è più ebbro di felicità e si ricorda così che in nome e per conto della sacra alleanza ha svenduto parte delle sue terre alla promessa, ma anche il suo prestigio e la sua parola agli alleati del contado.
Si trova chiuso in un vicolo cieco, in un conflitto interno, sia istituzionale che politico che rischia di mandare a carte quarantotto tutta la favola bella scritta dai novellieri Schlein-Fossi-Furfaro mettendo in crisi il suo regno appena formato frutto di delicati compromessi che rischiano di essere spezzati via dall’incantesimo ancora prima che Eugenio riesca ad entrare in pompa magna nel suo maniero insieme ai suoi fidati.
Il cavaliere sestese Lorenzo (Falchi) spada luccicante sguainata dal fodero e pronto ad entrare nel regno di Eugenio non ci sta e forte dei suoi non pochi dobloni d’oro raccolti nelle urne afferma che come ultimo atto da sindaco si immolerà per i suoi sudditi con un ricorso al Tar perché il progetto conferma una serie di elementi per lui impossibili da realizzare.
Con lui si allea il cavaliere campigiano Andrea (Tagliaferri) e si narra anche quello pratese Matteo (Biffoni) anche egli pronto a entrare nel regno di Eugenio col suo bottino personale pesantissimo di oltre 22.000 dobloni d’oro raccolti nelle urne, ma anche a tradirlo per essere fedele al suo popolo.
Tre cavalieri di alto e nobile lignaggio insieme agli alleati che hanno e che troveranno per la strada rischiano di mettere davanti alla carrozza del buon Eugenio lanciato trionfante verso il castello ostacoli e trappole insormontabili!
Saprà il buon Eugenio immolatosi per il regno promesso a trovare una soluzione per accontentare da una parte i sudditi del contado furiosi capitanati dai tre cavalieri e dall’altro garantire la lettura della trama scritta dai tre novellieri ambiziosi e decisi a portare nel castello fatato solo principi e principesse di alto lignaggio e loro personale scelta?


