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Piccioni legati al trespolo e non accuditi in maniera adeguata. Denunciato cacciatore

La pratica dei richiami con animali vivi è consentita dalla legge. Ma in questo caso le autorità hanno ritenuto che gli animali fossero tenuti in maniera non adeguata. Senza cibo né acqua

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Carabinieri Forestali Carabinieri Forestali © N.c.
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I Militari della Stazione Carabinieri forestale di Palazzuolo sul Senio, insieme alla Polizia municipale, si sono recati nei pressi di un esercizio commerciale di Borgo San Lorenzo, per verificare una segnalazione di maltrattamento riferita ad animali. Qui hanno trovato due voliere, contenenti dei piccioni. In particolare era visibile un giovane piccione, legato su un supporto costituito da un palo in metallo, sulla cui sommità era collocato un rotolo di spago, fermato in modo tale da lasciarne libera una porzione di circa venti centimetri, al cui capo era legato per le zampe l’animale.

Il supporto è tecnicamente una “racchetta” per la caccia con i “volantini”, cioè l’utilizzo di piccioni come richiami vivi, utilizzati nella caccia al colombaccio. Secondo i Forestali l’animale non aveva a disposizione né acqua né cibo. E quando i militari si sono avvicinati al piccione questo ha provato a volare, riuscendoci però a causa dello spago per solo una ventina di centimetri. Continuando però a sbattere le ali nel tentativo di prendere il volo ed allontanarsi.

Così Carabinieri forestali e Polizia municipale, che avevano ricevuto segnalazione della presenza in una voliera di un piccione a testa in giù, legato ad un trespolo con un filo a tutte e due le zampe (probabilmente esausto dai tentativi di volo, senza avere a disposizione né acqua né cibo) hanno contattato il proprietario degli uccelli che ha spiegato di essere un cacciatore e che utilizzava i giovani piccioni, nati nel proprio allevamento regolarmente registrato, per essere impiegati durante la successiva stagione venatoria quali richiami vivi per la caccia ai colombi.

I militari e Polizia municipale segnalavano l’uomo per il reato previsto dall’art. 727 c.p. che punisce chi detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura: la pratica attuata dal detentore è stata valutata incompatibile con la natura dei piccioni per la libertà di volo limitata ad una ventina di centimetri, senza avere a disposizione né cibo né acqua e quindi in condizioni non conciliabili con la loro natura, che esprime proprio nel volo la propria attitudine etologica.

Tale attività di uso di richiami vivi, pur consentita dalla Legge sulla caccia n. 157 del 1992 e comune a tutti quei cacciatori che pratichino la caccia da appostamento ai colombi, non consente tuttavia che ad esseri viventi siano arrecate ingiustificate sofferenze, con offesa al comune sentimento di pietà verso gli animali.

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