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Guida Osterie d’Italia 2026: la Toscana dei sapori autentici brilla ma il Mugello batte tutti

Quando una guida non indica solo dove mangiare, ma racconta l’anima di un Paese. Non è carta ma cultura, il caso della nuova Guida Osterie d’Italia

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Le cinque nuove "chiocciole" toscane Le cinque nuove "chiocciole" toscane © Vetrina Toscana
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Nella stagione italiana dedicata alle presentazioni delle grandi guide enogastronomiche, Firenze accende i riflettori su una delle pubblicazioni più sincere e identitarie: la Guida delle Osterie d’Italia 2026 di Slow Food, presentata negli spazi di Toscana Promozione Turistica.
In un’epoca dominata da applicazioni veloci, filtri e promozioni a portata di smartphone, colpisce vedere come una guida cartacea riesca ancora a reclamare, con dignità ostinata, un posto sulle scrivanie e negli zaini dei viaggiatori.
Non per nostalgia del profumo della carta, ma perché questo volume non indica solo un luogo dove mangiare: racconta uno spaccato autentico di storia e vita italiana.

D’altronde, se tra i redattori del passato compaiono figure come Gianni Brera e Bruno Pizzul, il motivo è chiaro: questa non è una guida qualsiasi. È un atlante sentimentale dell’Italia vera e popolare, quella dove il gottino di vino si versa senza formalismi e lo stuzzichino arriva al tavolo come un gesto d’amicizia fra una chiacchiera e una risata in allegria.
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Difficile immaginare, 36 anni fa, che in pieno trionfo della nouvelle cuisine, quando i cuochi uscivano dalle cucine per diventare chef e iniziavano a diventare celebri al pari delle rockstar, sarebbe sopravvissuto – e anzi consolidato – un universo fatto di tovaglione a quadri, accenti dialettali e spaccati di vita popolare e ricette scritte a mano sulle pagine ingiallite di un quaderno di cucina della nonna.

Le osterie esistono e resistono, verrebbe da dire. E la nuova edizione della guida lo testimonia: 1.980 locali segnalati, un mosaico che abbraccia osterie, ristoranti, enoteche con cucina, agriturismi e, per il secondo anno consecutivo, i "Locali Quotidiani."
Questi ultimi – pastifici, gastronomie, enoteche informali, piccole realtà di quartiere – incarnano l’essenza più semplice e sincera del cibo quotidiano: del profumo di fritto, dei bicchieri condivisi, delle chiacchiere al bancone.
In Toscana erano 134 nel 2025, oggi diventano 161, segno che la cucina reale, quella vissuta, non perde terreno.

La filosofia della guida è immutata: territorio, autenticità, qualità accessibile. Una visione che trova piena sintonia con il manifesto dei valori oanche di Vetrina Toscana, con cui Slow Food collabora in iniziative come Il Salone del Gusto, Slow Beans, MareDiVino, DiGusto e progetti formativi come Vetrina Toscana Kids, pensato per educare i più piccoli alla cultura alimentare.

La Toscana si conferma una delle protagoniste assolute della guida, seconda solo al Piemonte per numero di riconoscimenti.
La sua forza sta nell’aver preservato un rapporto intimo con la tavola, dove ogni piatto racconta una storia e ogni osteria è un’estensione della cultura locale.
Quest’anno la regione porta in guida: 130 osterie20 Locali Quotidiani13 trippai,
per un totale di 163 presenze.

Le Chiocciole, simbolo massimo d’eccellenza Slow Food, sono 29, a cui si aggiunge una Chiocciole assegnata a un trippaio, raggiungendo quota 30.
La provincia di Firenze brilla anche con un riconoscimento nazionale: l’Enoteca Spontanea, premiata come miglior cantina d’Italia. Ma è il Mugello a stupire: un territorio che da solo conquista due delle cinque nuove Chiocciole assegnate quest'anno.

Le nuove Chiocciole – luoghi dove ambiente, accoglienza e cucina dialogano in perfetta armonia con i valori Slow Food – sono:
Enoteca Spontanea – Firenze (Nicola Schirru)
Casa e Ciliegie – Loro Ciuffenna (Michele Premoli)
Il Ciocio – Suvereto (Fabrizio Caponi)
Locanda Antica Porta di Levante – Vicchio (Cristian Borchi)
Trattoria da Alberto – Montecarelli (Alberto Gianassi)

Ed è qui, tra colline morbide e tradizioni che non hanno mai ceduto alla moda, che la Toscana più autentica sembra aver trovato la sua casa ideale: il Mugello,terra della famiglia Medici, luogo dove la cucina non si racconta ma si vive.

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