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Fotovoltaico e paesaggio. Una lettera su opportunità e futuro

Un punto di vista. Il nostro lettore invita a non rimanere ancorati a modelli di paesaggio, riducendo così le opportunità

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Fotovoltaico Fotovoltaico © N. C.
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Ci scrive un lettore in riferimento a un articolo pubblicato nei giorni scorsi (clicca qui): Sarebbe bene capire che presto dovremo coprire TUTTI i tetti di pannelli fotovoltaici; usare solo quelli dei capannoni industriali e degli edifici “brutti” non basteranno (clicca, qui). Questa non è una “frenesia del momento” perché sono rincarate le bollette, ma anche e soprattutto una necessità imprescindibile, altrimenti costringeremo i nostri figli e nipoti a vivere in un mondo invivibile. Sono brutti? Chi l’ha stabilito? Sono solamente diversi dalle solite tegole.

Tutto quello che è diverso deve essere considerato brutto? E allora le antenne dei telefonini, le parabole satellitari, gli evaporatori dei condizionatori? Modificano l’aspetto tradizionale dei centri storici? Secondo questa logica nei centri storici non dovrebbero circolare delle auto, ma solamente carrozze trainate da finti cavalli a motore.

Ma soprattutto smettiamo con le assurde prescrizioni che riducono i vantaggi, fino quasi ad annullarli, come i “pannelli rossi non riflettenti”. A parte che è una contraddizione: se sono rossi vuol dire che almeno il rosso lo riflettono, quindi è una condizione impossibile da ottenere. Poi i pannelli rossi hanno un rendimento inferiore (quindi ne servono di più), un costo superiore ed una durata inferiore. Perché dobbiamo farci del male? Si vede comunque che non sono tegole. Qualcuno dirà che ci sono le tegole fotovoltaiche? Sì, ma un impianto da 3 kWp costa 50.000 €, invece di meno di 6000 di un impianto normale. Chi se lo può permettere?

A questo si aggiunge che i pannelli devono essere “a filo tetto”, o comunque con la stessa inclinazione del tetto. Questo comporta due conseguenze: 

una minore resa per l’inclinazione sbagliata, che alle nostre latitudini è di 35°, contro i 10-20 dei tetti, e magari anche l’orientazione non a sud, riducendo il rendimento anche del 50% soprattutto in inverno; 

il surriscaldamento della parte inferiore del pannello per la scarsa ventilazione, riducendo il rendimento in estate, e portando anche al suo danneggiamento.

Insomma, per tornare alla metafora della carrozza, perché invece di una Panda dovremmo usare una carrozza a cavalli meccanici, più scomoda, che fa 30 all’ora, 3 km con un litro e costa 100.000 €? Solo per dare alle strade del centro un aspetto rinascimentale?

Il mondo cambia, altrimenti vivremmo ancora nelle caverne (perché le capanne avrebbero disturbato il paesaggio).

Personalmente se affacciandomi da Piazzale Michelangelo vedessi una distesa di scintillanti pannelli neri ne sarei sollevato e avrei più fiducia nel destino dell’umanità.

E forse il sindaco Nardella avrebbe qualche vaga possibilità di mantenere la sua promessa di Firenze a impatto climatico zero entro il 2030.

 

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