x
OK!Mugello

Suicidio a Borgo San Lorenzo di un ex membro del Forteto: si riapre il caso delle responsabilità istituzionali

L’uomo era ritenuto fragile già nel 2015. Due minori affidati a una "falsa coppia" legata alla comunità

  • 5239
Forteto Forteto © nc
Font +:
Stampa Commenta

La tragica scomparsa, avvenuta nei giorni scorsi a Borgo San Lorenzo, di un uomo di 50 anni legato alla comunità del Forteto, ha riportato alla luce le gravi omissioni delle istituzioni nel monitoraggio di soggetti vulnerabili affidatari di minori. La vittima, il cui profilo fragile era stato ampiamente descritto già nel 2015 dal Tribunale di Firenze, era parte di una “coppia funzionale” formata su indicazione del fondatore della comunità, oggi riconosciuta come una vera e propria setta.

 

La sentenza del Tribunale di Firenze del 2015 delineava un quadro allarmante: l’uomo presentava una “forte componente depressiva”, una personalità immatura e relazioni compromesse, insieme a “profondi bisogni di accudimento primario percepiti nel profondo come insoddisfatti”. Nonostante tali elementi, due minori furono collocati presso la coppia a cui apparteneva, in quella che i documenti giudiziari hanno definito una “falsa coppia”: un'unione priva di rapporti affettivi pregressi, formalizzata solo nel 2012 dopo un lungo periodo di convivenza forzata all’interno della comunità.

Affidamenti a rischio e istituzioni silenti

Secondo l’Associazione Vittime del Forteto, le istituzioni erano state informate più volte, sia verbalmente che per iscritto, delle criticità legate a quella collocazione. Tuttavia, il Tribunale per i Minorenni di Firenze avrebbe continuato a ignorare le sentenze passate in giudicato, giustificando gli affidamenti con distinzioni formali tra collocamento e affidamento, che secondo le vittime non avrebbero alcun fondamento reale.

La gestione dei minori da parte di soggetti diagnosticati come fragili e impreparati è stata, secondo l’associazione, favorita da un sistema pubblico che ha continuato a legittimare il modello educativo del Forteto, anche dopo l’arresto del fondatore nel 2012.

Le regole della setta: isolamento, coercizione e negazione

Il Forteto imponeva un regime di vita caratterizzato da isolamento, repressione degli affetti familiari, promozione dell’omosessualità come terapia, violenza psicologica e lavoro coatto. Le cosiddette “chiarimenti” erano occasioni di confronto forzato, spesso sfociate in episodi di violenza verbale e fisica. Nonostante questo contesto, diversi membri della comunità furono ritenuti idonei a prendersi cura di minori, generando un sistema di affidamenti che ora si rivela drammaticamente fallimentare.

Un appello per tutte le vittime

L’Associazione Vittime del Forteto chiede giustizia e attenzione, non solo per le vittime dirette della comunità, ma anche per gli ex minori cresciuti in contesti determinati dal fondatore, denunciando l’inerzia istituzionale che ha permesso la continuazione di pratiche dannose e pericolose.

“Rimangono inequivocabili e inaccettabili le gravissime responsabilità di chi doveva intervenire e non lo ha fatto”, si legge nel comunicato dell’associazione.

Lascia un commento
stai rispondendo a