da sx: Triberti, Romagnoli, Bellini e Timpanelli © OKMugello
Un fiume come filo conduttore, un festival come occasione di incontro, un confine regionale da superare con cultura, gastronomia e partecipazione. Con queste premesse torna il Festival delle Terre del Lamone, che dopo l’anteprima di sabato 7 a Brisighella, vivrà domenica 8 giugno a Marradi la sua giornata centrale, con laboratori, degustazioni e attività che coinvolgeranno tutto il territorio attraversato dal fiume Lamone.
Dal Mugello alla Romagna, lungo 87 km di storia, identità e sfide comuni, l’obiettivo del festival non è solo quello di celebrare le eccellenze locali, ma di rilanciare un percorso interrotto nel 2017, quando si firmò un primo accordo per un “contratto di fiume” poi sospeso a causa della pandemia e delle difficoltà politiche e operative degli anni successivi.
«Servirebbe una legge straordinaria per i territori di confine – ha affermato il sindaco di Marradi Tommaso Triberti – perché oggi il confine tra Toscana ed Emilia-Romagna è spesso un ostacolo alla gestione coordinata di fiumi, sanità, trasporti. Il festival è un’occasione concreta per rilanciare il dialogo tra le due regioni, a partire da temi ambientali e culturali». Dello stesso avviso il sindaco di Borgo San Lorenzo Leonardo Romagnoli, che ha sottolineato come “serva una politica di confine vera, che riconosca l’unitarietà dei territori e dei bisogni di chi ci vive”.
Durante la giornata di domenica si susseguiranno una serie di laboratori artigianali e gastronomici, ognuno rappresentativo delle diverse località lambite dal Lamone. Si parte dalla sorgente, a Casaglia di Borgo San Lorenzo, con la pelletteria artigianale, per passare a Marradi con le caldarroste preparate dai ragazzi – con marroni surgelati acquistati a ottobre – e le nuove ricette come il “biscotto marrone” del creativo pizzaiolo Jonathan Trombini. Si prosegue idealmente lungo il corso del fiume fino a Brisighella, con il planetario itinerante e l’osservazione astronomica, e Faenza con la lavorazione delle ceramiche della bottega Simignani.
A Russi verrà valorizzato il “melograno verde” e saranno offerti estratti di frutta ai bambini grazie alla collaborazione con Gran Frutta Zani. Infine, a Marina Romea, dove il Lamone sfocia in mare, sarà ricostruita la tradizionale barca “battana” con laboratori creativi e installazioni interattive dedicate all’accoglienza e alla pace. Non mancheranno contributi dell’Ecomuseo delle Erbe Palustri di Bagnacavallo e attività promosse dai tre parchi naturali coinvolti: Parco del Delta del Po, Vena del Gesso e Parco delle Foreste Casentinesi.
A livello simbolico, il festival rilancia anche un messaggio politico forte: la necessità di riconoscere e normare i territori di confine attraverso una legge speciale che consenta una gestione flessibile e condivisa di servizi essenziali come sanità, viabilità e ambiente. “Il fiume non conosce confini – ha ricordato Triberti – ma i limiti burocratici impediscono spesso anche interventi urgenti in caso di calamità. Serve una visione unitaria e concreta, da trasformare in azioni legislative e amministrative”.
Il Festival delle Terre del Lamone, sostenuto anche da risorse europee tramite il bando borghi e grazie all’impegno di realtà come AgricoMes e Pro Loco di Marradi, rappresenta dunque molto più di una festa: è il tentativo di rimettere in moto una progettualità comune, che parta dalla cultura per raggiungere la politica, e che veda nei due comuni “cerniera” – Marradi e Brisighella – il punto di partenza di una nuova alleanza tra Toscana e Romagna.


