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Diario da Gerusalemme - Quello delle minoranze arabo-cristiane è un problema che noi occidentali tendiamo a ignorare

Si conclude il soggiorno a Gerusalemme di Don Luca Mazzinghi e si conlude anche il suo racconto dalla città Santa

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Diario da Gerusalemme Don Luca Mazzinghi Diario da Gerusalemme Don Luca Mazzinghi © OKMugello
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Giovedì 9 novembre

Questo è il mio ultimo giorno qui a Gerusalemme e questa sarà anche l’ultima parte del mio diario. Grazie di cuore a tutti coloro che lo hanno letto, grazie a Luigi che fedelmente ogni giorno lo ha messo sul sito della parrocchia. Grazie soprattutto a chi, leggendo queste righe, si è fermato a pregare per la pace in questa terra. Sarei felice anche solo di questo risultato. Parto con la guerra che non cessa anche se timidamente si comincia (almeno) a parlare di tregua. Stamattina mi sono svegliato con una notizia triste: la mia zia Silvana, sorella di mia mamma, è morta nel sonno stanotte, all’età di 99 anni e 4 mesi; purtroppo per poche ore non faccio in tempo a tornare per il suo funerale. Almeno è morta nel suo letto, senza essere mai dovuta andare in ospedale. Queste ultime ore a Gerusalemme le ho usate per una nuova visitina al Sepolcro – vuoto come sempre – per una preghiera per la zia.

Un luogo del quale avrei voluto parlarvi, ma che a causa della guerra è tuttora blindato e impossibile da raggiungere, è Betlemme. Chi ci arriva oggi, vede solo una cittadina araba neppure particolarmente bella. Era, fino a una trentina di anni fa, una città abitata da molti arabi cristiani che adesso stanno quasi tutti emigrando; rischia di diventare un museo del cristianesimo senza più cristiani (quello delle minoranze arabo-cristiane è un problema che noi occidentali tendiamo a ignorare).

Bet-lehem, in ebraico “casa del pane”, è villaggio nominato nella Bibbia come luogo dove emigra Rut, una coraggiosa straniera che dalle terre di Moab si sposta in Israele dove sposerà Booz e diventerà la nonna del re David (leggete il brevissimo e splendido libro di Rut). Betlemme è poi la patria di David, ma in seguito sparisce dalla storia per quasi mille anni, per riapparire nei vangeli di Luca e di Matteo come luogo di nascita di Gesù. L’attuale basilica della Natività fu costruita da Costantino sulla casa-grotta che già allora si venerava come il luogo natale di Gesù; come sempre, è impossibile dire con certezza se quello fosse davvero il luogo di cui parla il vangelo di Luca. La chiesa è adesso di proprietà dei greco-ortodossi, ma la proprietà della grotta è condivisa con i cattolici, che alla fine dell’Ottocento hanno costruito una seconda chiesa accanto a quella costantiniana, sulle altre grotte tra le quali quella dove san Girolamo visse per trenta anni traducendo la Bibbia dall’ebraico e dal greco in latino. Si tratta della Bibbia detta Vulgata che la chiesa cattolica ha usato sino al Vaticano II.

La chiesa bizantina non venne distrutta durante l’invasione persiana nel 601, perché il re persiano Cosroe vide che sulla facciata c’era un mosaico rappresentante i Magi vestiti con abiti persiani – come li raffiguriamo ancora oggi – e non la toccò (dice la leggenda). In seguito i musulmani danneggiarono la basilica; la facciata non esiste più e l’unico ingresso, sino a quando i francescani non costruirono l’altra chiesa, è una porticina minuscola da dove si passa uno per volta chinando il capo. Sembra che ciò avvenisse perché i musulmani facevano pagare una tassa a ogni cristiano che entrava – un’altra versione dice che la fecero così bassa proprio i cristiani per evitare che i musulmani entrassero nella chiesa con i dromedari.

Visto che siamo in una terra perennemente in guerra: nel 1847 la celebre stella d’argento che sta sul pavimento della grotta a segnare il luogo dove sarebbe nato Gesù fu trafugata dai monaci ortodossi dopo una furibonda rissa (che nel corso degli anni si è poi ahimé ripetuta). Subito intervenne il governo francese che con Luigi Napoleone pretese la restituzione della stella. Dall’altro lato lo zar di Russia si propose come il difensore dei diritti ortodossi sui luoghi santi. I francesi, seguiti dagli inglesi, inviarono la flotta e questa fu la prima scintilla della guerra di Crimea che divampò nel 1853 contrapponendo i russi ai francesi e agli inglesi, alleatisi con l’impero ottomano. Fu l’occasione per Cavour di gettare il regno di Savoia sulla ribalta internazionale inviando in Crimea un corpo di bersaglieri al comando del generale Lamarmora, a fianco dei franco-inglesi (celebre la battaglia della Cernaia). La vittoria conseguita sui russi permise a Cavour di gettare le basi per la seconda guerra di indipendenza. Tutto nato dal furto della stella di Betlemme…

Più recentemente, durante la seconda intifada, monaci e frati furono assediati per due mesi dall’esercito israeliano (maggio-giugno 2002) perché un centinaio di guerriglieri palestinesi aveva trovato rifugio nella basilica; ma questa è storia tristemente nota e recente.

A pochi chilometri dalla città c’è un luogo tra gli ulivi di proprietà dei francescani, chiamato il Campo dei pastori. Qui la tradizione cristiana ricorda (un luogo vale l’altro, da questo punto di vista) il posto dove i pastori udirono l’annuncio degli angeli: “vi annuncio una grande gioia: oggi, nella città di David, è nato per voi un salvatore, il Cristo Signore”. E ancora: “gloria a Dio nell’alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama” (Luca 2,10.14). Da un lato ci sono così le guerre di noi esseri umani, dall’altro la nascita a Betlemme del “principe della pace” (Isaia 9). Questo è il vero messaggio che nasce dall’allora minuscolo e dimenticato villaggio di Betlemme e che vi lascio a conclusione di questo diario.

Finisco però con un ultimo proverbio: “principio della sapienza è il timore del Signore” (Pr 9,10). I saggi sono acuti osservatori della realtà, ma sono dei credenti; qui sta la vera saggezza.

Val la pena tuttavia di chiudere questo diario con una preghiera per la pace presa dai “salmi delle salite”, lo splendido Salmo 122.

1 Canto delle salite. Di Davide.

Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore»!

2 Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme!

3 Gerusalemme è costruita

come città unita e compatta.

4 È là che salgono le tribù, le tribù del Signore,

- un precetto per Israele -,

per lodare il nome del Signore.

5 Là sono posti i troni del giudizio,

i troni della casa di Davide.

6 Chiedete pace per Gerusalemme:

vivano tranquilli quelli che ti amano;

7 sia pace nelle tue mura,

tranquillità nei tuoi palazzi.

8 Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: «Su di te sia pace!».

9 Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene.

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