Precari in rete © Associazione Precari in rete
Nel racconto fornito dall’Associazione Precari in Rete, il settore del recapito di Poste Italiane appare come un ambiente attraversato da un clima di tensione, diffidenza e conflittualità interna. Secondo l’associazione, numerosi lavoratori descrivono contesti operativi segnati da relazioni deteriorate, dove la competizione si tradurrebbe spesso in cinismo e opportunismo.
Alcune testimonianze segnalano l’uso sistematico dell’anonimato persino nelle richieste di informazioni più banali, interpretato come indicatore di un ambiente in cui esporsi può risultare rischioso. Parallelamente, sempre secondo l’associazione, sarebbe cresciuta una cultura dell’attribuzione di responsabilità ai colleghi: un meccanismo di autodifesa che porterebbe a individuare continuamente “colpevoli” di inefficienze o disservizi.
Le critiche si concentrano in particolare sui dipendenti a tempo indeterminato con maggiore anzianità. Nel resoconto dell’Associazione Precari in Rete, molti di loro avrebbero ottenuto la stabilizzazione nei primi anni Duemila non tramite selezioni basate su merito o competenze, ma sull’onda dei ricorsi legali di quel periodo. Da questa condizione deriverebbe, secondo l’associazione, una scarsa propensione alla mobilitazione sindacale e alla difesa dei diritti, come dimostrerebbe la bassa adesione agli scioperi nonostante le difficoltà operative nel recapito.
In questo quadro, i giovani precari rappresenterebbero l’anello più debole della catena. Le segnalazioni riportate parlano di turni prolungati fino a dodici ore, assegnazioni nelle zone più difficili e mansioni più gravose, accettate nella speranza — spesso incerta — di una futura stabilizzazione. Una dinamica che, nell’analisi dell’associazione, crea un rapporto sbilanciato tra lavoratori “stabili” e “instabili”, con i primi che eserciterebbero un potere di fatto sui secondi.
Chi tenta di promuovere comportamenti più collegiali o etici riferirebbe di sentirsi isolato, parte di una minoranza incapace di incidere su un sistema percepito come ormai radicato. Anche il sindacato, secondo questa lettura, rifletterebbe tali squilibri: la predominanza di una singola sigla in alcuni territori verrebbe vista come il prodotto delle stesse dinamiche interne.
Nell’interpretazione dell’Associazione Precari in Rete, il declino del recapito non sarebbe dunque frutto di una casualità o di sole trasformazioni esterne, ma anche di conflitti irrisolti, sfiducia reciproca e della mancata capacità di tutelare collettivamente la qualità del lavoro. Una responsabilità che, a loro giudizio, coinvolge tanto i lavoratori quanto i loro rappresentanti.


