Kanaan © nc
Un appello che va oltre l’emergenza umanitaria. L’AIDUSA (Associazione Italiana Docenti Universitari di Scienze Archivistiche) richiama l’attenzione sulla drammatica perdita non solo di vite umane, ma anche di memoria, cultura e identità che sta colpendo il popolo palestinese. La distruzione degli archivi, delle università e delle scuole di Gaza rappresenta una ferita insanabile per la storia di un intero popolo. Di seguito, il testo integrale della lettera diffusa dall’associazione.
APPELLO PER LA MEMORIA DI GAZA
Memoria e identità: La memoria è per un popolo fattore di concreta identità così come lo sono gli spazi vitali che quel popolo occupa. Per questa ragione, pur consapevoli del fatto che nella drammatica situazione attuale le priorità contingenti e la sicurezza delle persone prevalgano su ogni altro aspetto, riteniamo utile e urgente preoccuparci anche della sorte degli archivi di Gaza e dei palestinesi.
Un patrimonio millenario a rischio
Gaza ha un ricco patrimonio culturale, frutto di una storia millenaria che l’ha vista, tra l’altro, sede per secoli del principale porto per l’incenso, una delle sostanze più preziose nell’antichità. Per tutelare questo patrimonio (più di 300 edifici storici e circa 80 siti archeologici) nel 2019 è stata predisposta una piattaforma digitale, Kanaan, dal nome dei primi abitanti della Striscia, i Cananei. E ora Gaza chiede aiuto all’ONU per salvaguardare ciò che rimane della sua eredità culturale in quanto sia la Palestina che Israele hanno ratificato la Convenzione Unesco sulla protezione mondiale, culturale e ambientale, siglata a Parigi il 6 ottobre 1972.
Dopo il 7 ottobre
Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2022 inizia la rappresaglia israeliana: a quasi due anni possiamo affermare che il mondo sta assistendo in diretta alla tragedia del popolo palestinese, nonostante l’uccisione di oltre 200 giornalisti gazawi e il divieto di ingresso nella Striscia per i reporters stranieri da parte dell’esercito israeliano.
Istruzione e cultura colpite
Oltre all'immane perdita di vite umane, soprattutto donne e bambini, a essere colpito è il mondo dell'istruzione (distrutte tutte le undici università e la quasi totalità delle scuole) e della cultura, tra cui spicca la distruzione dell'Archivio centrale di Gaza, sventrato dalle bombe il 29 novembre 2023: una data questa che rimarrà nella memoria anche per essere la giornata di solidarietà internazionale con il
popolo palestinese, indetta dall'ONU nel 1977.Precedenti storici
Per quanto riguarda i beni archivistici palestinesi, già al momento della Nakba, la 'Catastrofe', così gli arabi chiamano l’esodo forzato di 700.000 palestinesi dalla loro terra nel 1948, una grande quantità di documenti e manoscritti, oltre a 70.000 libri, erano stati sequestrati dall'esercito israeliano e sono ora proprietà della biblioteca nazionale di Israele. Nel 1982 si è ripetuta in Libano la stessa dinamica con il sequestro dell'archivio dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), nonché di altri istituti culturali.
Documenti trafugati e memoria negata
Più recentemente vi sono diverse testimonianze da parte di ricercatori israeliani che mettono in evidenza come molti documenti desecretati a partire dal 2000 siano stati trafugati e non siano più a disposizione degli studiosi: a partire dal 1948 è in corso un progetto teso a delegittimare l’esistenza e le aspirazioni del popolo palestinese a una patria, come affermato dallo storico israeliano Ilan Pappé. Alla distruzione da parte delle forze armate israeliane delle testimonianze palestinesi di ordine artistico, di cui la recente distruzione della moschea Al Omari, sede di un antico tempio pagano e in seguito adibita a chiesa, costituisce un esempio emblematico, si è sempre accompagnata la contemporanea distruzione o il sequestro delle fonti documentarie.
L’appello degli archivisti
Come studiosi e professionisti chiediamo quindi il rispetto delle Convenzioni internazionali in materia di tutela del patrimonio culturale, nei suoi vari aspetti, compreso quello archivistico che è fondamentale per ricostruire la storia di una nazione e l’identità di un popolo, difendendone la memoria. Gli archivisti sono consapevoli che anche le assenze documentarie sanno parlarci: sta a noi, donne e uomini della cultura e del dialogo, rompere il loro silenzio e interpretarlo per dare voce a chi, come i palestinesi, in questo momento voce non ha.
Per queste ragioni AIDUSA fa proprio e condivide un appello che nasce dalla comunità scientifica e professionale.
Quanti volessero aderire possono farlo al link sottostante
https://www.procedamus.it/8-eventi/479-aidusa-gaza2025.htmlProf. Federico Valacchi
Presidente AIDUSA


