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Va Lungo l’Affrico: otto mesi di ritardo e solo 300 metri di lavori fatti

Dopo l'annuncio in pompa magna, il cantiere fantasma e la debacle dell’assessore col tutor.

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Via lungo l’Affrico Via lungo l’Affrico © Street view
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Partiti a febbraio 2025 con l’annuncio urbi et orbi dell’assessore Andrea Giorgio - “Risaniamo il piano stradale e riqualifichiamo l’area verde centrale, sono lavori attesi dai cittadini” - i lavori di via Lungo l’Affrico e viale De Amicis dovevano segnare una svolta.
Vero: lavori attesi da decenni.
Marciapiedi sconnessi, buche da record e una pista ciclabile che più che un percorso urbano sembrava un circuito da cross.

Il via ufficiale è stato lunedì 17 febbraio 2025. Obiettivo: la riqualificazione e la messa in sicurezza dell’intera area nel tratto compreso tra il cavalcavia e viale Duse.
Il progetto prevedeva il rifacimento completo del parterre alberato, dei percorsi pedonali, delle aree di sosta e la messa a dimora di nuove piante per “compensare” - parola magica - l’abbattimento di sette pini sani, colpevoli di aver osato danneggiare con le loro radici i marciapiedi e la sede stradale.

Il cronoprogramma ufficiale del Comune di Firenze parlava chiaro: dodici mesi di lavori, sei fasi, un investimento complessivo di 1,48 milioni di euro.

“Un intervento straordinario in una zona molto vissuta e lungo una viabilità strategica”, dichiarò l’assessore Giorgio, che ricordiamo essere l’unico amministratore con un tutor al seguito — e ora forse si capisce perché.
“Un intervento fortemente voluto dal Quartiere 2”, aggiunse con entusiasmo il presidente Michele Pierguidi, “visto che viale De Amicis e via Lungo l’Affrico avevano davvero bisogno di essere rifatti”.

Peccato che, otto mesi dopo, di quei lavori si contino appena 200 metri parzialmente completati.
Perché?

Secondo il cronoprogramma, ogni lotto doveva durare circa due mesi. Invece, siamo ancora fermi al tratto tra il cavalcavia e l’incrocio con via della Torretta e via Tito Speri.
Il resto? Deserto.

Il primo tratto doveva chiudersi a metà aprile 2025, poi avviare a catena gli altri cinque lotti, ciascuno di circa 200 metri.
Fra metà aprile e metà giugno doveva essere fatto il tratto fra via Dandolo e via d’Annunzio; da metà giugno a metà agosto quello compreso fra l’incrocio con via d’Annunzio; e poi, da metà agosto a metà ottobre si doveva arrivare fino all’Esselunga all’angolo con via Cialdini. Infine, ultimo tratto programmato fra metà ottobre e metà dicembre quello fra via Cialdini e via Falcucci, per concludere i lavori a febbraio 2026 con il tratto fino alla rotatoria di viale Duse.

La realtà? Un ritardo clamoroso di oltre otto mesi solo per il primo lotto e questo dopo che lo stesso cantiere, inizialmente previsto nel 2024, era già slittato di un anno.

La ditta incaricata, secondo quanto riportato dal Corriere Fiorentino, scarica le responsabilità su Palazzo Vecchio e sul solito assessore col tutor, accusando il comune di continue richieste e varianti che rallentano i tempi.
Ma davvero qualche variazione può giustificare otto mesi di ritardo?
E perché, quando ci sono, gli operai al lavoro si contano sulle dita di una mano?

Domande semplici. Ma chi controlla?
Chi vigila sui lavori e, soprattutto, chi controlla chi dovrebbe controllare e non lo fa?

E il super consulente al traffico, Stefano Ciurmelli, nominato a settembre e pagato 139.000 euro l’anno dai cittadini fiorentini per fare da “insegnante di sostegno” all’assessore Giorgio — dov’è?
Forse anche lui, come il cantiere, è sparito tra una variante e l’altra.

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