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Covid, vaccini, cure, libertà e scienza. Un lettore risponde ai critici. E argomenta

Dalla parte della scienza

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Oggi, martedì 25 gennaio, molto volentieri diamo spazio alla argomentata e puntuale lettera del nostro lettore Massim o Cadelo. Che risponde alla nostra lettrice 'critica' (clicca qui):

La lettera della gentile scrittrice di opposizione alle misure di contenimento della pandemia da COVID 19 non può rimanere senza risposta.

Le affermazioni degli oppositori di vaccinazione o di green pass o di altre misure volte a contrastare la pandemia da COVID 19 continuano a imperversare. Nonostante tutte le evidenze ampiamente documentate. Naturalmente se l’oppositore tira fuori la solita ridicola tesi del “complotto universale”, ogni confronto è perduto in partenza. Peraltro non è questa la posizione della signora.

In effetti la gentile scrittrice non si oppone alla vaccinazione, ma dice inutile il green pass come le altre misure di contenimento, in quanto i vaccinati si possono comunque infettare e contagiare altre persone. Le sfugge una semplice nozione biologica (che la comunità scientifica non ha saputo comunicare in modo efficace, questo sì): il soggetto vaccinato può certo contagiarsi, date le caratteristiche del vaccino che non è in grado di impedire l’ingresso del virus nell’organismo (però le mascherine e il distanziamento assolutamente sì: il green pass è la massima implementazione del distanziamento).

Però: 1) è estremamente più difficile che l’infezione diventi malattia (sono concetti del tutto differenti) 2) se compare malattia questa è comunque molto meno grave e il pericolo di decesso o di importanti sequele (“long covid syndrome”) molto ridotto. Inoltre, e qui veniamo al punto messo in discussione dalla scrivente, il vaccino in ogni caso riduce moltissimo la possibilità di replicazione del virus. Questi viene prontamente affrontato dal sistema immunitario, armato specificamente contro di lui grazie agli anticorpi prodotti tramite il vaccino, non riesce pertanto a replicarsi nella misura in cui lo farebbe senza contrasto e la replicazione, già limitata sul piano quantitativo, avviene per un tempo estremamente ridotto, cessando con la eliminazione del virus dall’organismo infettato. In soldoni, la carica infettante (la quantità di virus emessi nell’ambiente) del soggetto contagiato, se vaccinato, è molto minore e si mantiene per molto meno tempo rispetto al soggetto non vaccinato. Ciò significa che il soggetto vaccinato sarà comunque un veicolo di infezione assolutamente meno efficace rispetto al non vaccinato. Altro corollario importantissimo: la capacità del virus di sviluppare nuove varianti è proporzionale alla sua capacità di moltiplicarsi (le varianti sono mutazioni dei geni che possono avvenire ad ogni ciclo di replicazione, ad ogni generazione del virus). Meno il virus si replica meno mutazioni possibili dei suoi geni e meno possibilità di varianti più pericolose. Se si insiste sulla necessità di vaccinare tutta (idealmente) la popolazione mondiale, non è solo per l’obbligo etico di proteggere tutti gli esseri umani dalla malattia, ma anche perché solo così è possibile puntare a una eradicazione duratura del virus.

Bisogna fare ancora due considerazioni.

Primo. La scienza e le strutture sanitarie si sono trovate ad affrontare una pandemia in modo acuto (peraltro il rischio di pandemie virali a partenza da infezioni negli animali è nota da decenni: la gentile scrittrice dovrebbe mettere sotto accusa non il modo in cui viene affrontata la pandemia odierna, ma la cecità colpevole delle istituzioni nazionali e sovranazionali che prediligono gli investimenti favorenti il profitto, di pochi, a fronte del progresso sociale ed economico di tutti). Il virus era sconosciuto. Le misure messe in atto hanno dovuto tenere conto di nozioni che si acquisivano e potevano essere elaborate man mano che i fatti si presentavano. Il virus doveva essere identificato e studiato. Le terapie prima studiate in teoria e poi provate sul campo. Con una mortalità impressionante non avrebbe avuto senso aspettare decenni per assicurarsi della assoluta sicurezza dei vaccini (quelli in uso contro poliomielite, morbillo etc sono utilizzati da anni e anni). Bisognava agire subito. Le autorità regolatorie hanno solo accelerato le procedure di riconoscimento di efficacia e sicurezza, contraendone i tempi ma non saltando i passi necessari previsti. In un campo di battaglia il soldato innanzitutto cerca di sfuggire ai colpi, mettendosi al riparo e indossando casco e giubbotto antiproiettile, poi cerca di individuare da dove arrivano i colpi e di indirizzare la propria difesa contro la loro sorgente. E’così difficile da capire?

Secondo. Il metodo scientifico procede per tentativi ed errori. I “tentativi “ in realtà non sono propriamente tali, ma procedono da costruzioni teoriche basate sulle conoscenze già possedute. La teoria con i suoi ipotetici corollari viene messa alla prova con esperimenti condotti secondo regole (metodo scientifico) che ne favoriscano la massima esattezza e riproducibilità possibili. Ogni teoria e conoscenza non è mai acquisita in eterno, ma soggetta ad aggiornamenti, sino a possibile suo ripudio addirittura, con l’evolvere delle prove e dei fatti, se questi suggeriscono spiegazioni più aderenti alla realtà osservata. Le nostre certezze in realtà sono molto incerte. La biologia e la medicina non sfuggono a tale legge. Molto sappiamo del nostro organismo ma molto più non sappiamo. Per questo motivo la medicina è una scienza “probabilistica”: nessuno potrà mai prevedere con accuratezza del 100% come un soggetto risponderà a un intervento terapeutico. Le scienze statistiche sono lo strumento principe per questi studi. Le variabili in gioco sono innumerevoli. Si cerca di restringere il campo, ma ogni soggetto è unico e inimitabile e fa storia a sé. Non possiamo pretendere dall’intervento medico la sicurezza della soluzione, ma solo che sarà attuato nel rispetto delle conoscenze a disposizione e dell’etica.

Una ultima considerazione sulle cure alternative alla vaccinazione. Innanzitutto è molto meglio prevenire che cercare di curare. Concetto ovvio. Le norme di igiene ambientale introdotte soprattutto dal XIX secolo in poi hanno salvaguardato la salute umana più di ogni progresso medico. Per lo stesso motivo i vaccini rappresentano probabilmente una delle maggiori conquiste di tutta la storia medica. La prevenzione dei tumori e delle malattie degenerative è già in parte il presente ma dovrà essere soprattutto il futuro della medicina. Solo dove la prevenzione fallisce o non è possibile si interviene con la cura. Ma questa deve essere disponibile. Solo in questi ultimi mesi si stanno approntando dei farmaci che sembrano efficaci contro COVID 19. Gli studi sono ancora ridotti, ma vi è già approvazione per alcuni. Naturalmente solo l’uso più esteso, in condizioni per quanto possibile controllate, potrà valutarne la reale efficacia. Oggigiorno qualunque farmaco già approvato sulla base degli studi effettuati in campioni di pazienti rigidamente selezionati (e naturalmente consenzienti) continua a essere monitorato nell’uso nel “mondo reale” cioè nei pazienti “comuni” ai quali viene prescritto dai curanti, per valutare i parametri di efficacia e soprattutto di sicurezza che solo l’uso estensivo può fornire. Questa è la regola. Ogni volta che prendiamo un farmaco (anche la “semplice” aspirina, che può provocare guai se assunta non secondo indicazioni e regole) facciamo in un certo senso un esperimento. Il plasma iperimmune del dottor Di Donno o cose simili semplicemente non hanno avuto il conforto di sperimentazioni degne di questo nome. E anche dei farmaci che verranno proposti, speriamo, sulla base di studi adeguati, bisognerà comunque “fidarsi”, se si è contratta la malattia in modo serio, in modo del tutto analogo alla fiducia nel vaccino. Non vi è differenza sotto questo profilo fra prevenzione vaccinale e terapia farmacologica. Naturalmente parlo di farmaci specifici, in genere antivirali, non certo della tachipirina o similari. Per non parlare dei no vax che consigliano acqua fresca in quantità, riposo e altre idiozie di questo tipo.

Quanto al problema dell’attacco alla libertà individuale.

La Costituzione riconosce esplicitamente la necessità di salvaguardare la salute collettiva e di potere porre limitazioni alle libertà individuali se si tratta di salvaguardare la prima. La misura del “Trattamento Sanitario Obbligatorio” vale non solo per proteggere un malato psichico dal farsi del male ma anche per proteggere terzi da sue azioni pericolose, naturalmente curando contemporaneamente la patologia di quel soggetto. Ma basta guardare a esempi più banali. Il codice della strada pone una serie di regole al comportamento di chi guida un mezzo, quindi ne limita la libertà personale. Perché non posso essere libero di andare a 100 Km/h in pieno centro abitato, perché debbo fermarmi al semaforo rosso etc. ? Non sono limitazioni della mia libertà personale? La risposta è ovvia. Viviamo in una società, che per funzionare e assicurare ai suoi componenti il massimo benessere e la massima sicurezza possibili deve avere delle regole. Queste inevitabilmente limitano alcune mie libertà. La mia libertà deve finire dove interferisce con la libertà altrui o, peggio ancora, ne mette a rischio la incolumità. Non ci si vuole uniformare a questo ? Basta ritirarsi a vivere in condizioni di eremitaggio troncando qualunque rapporto con gli altri.

L’obbligo vaccinale esiste già per certe malattie, per certe classi di età, per certe categorie lavorative. E’ comunemente accettato (se si eccettuano i no vax).

Qui si tratta di porre limitazioni a “comportamenti” non a “libertà” individuali, nella misura in cui essi metterebbero a rischio il benessere collettivo, di cui tutti dobbiamo essere responsabili. La coscienza etica non può essere al solo servizio dell’egoismo (“libertà individuale”) ma deve ampliarsi a riconoscere i doveri di ciascuno verso i propri simili.

Trovo pertanto ridicolo equiparare le limitazioni e/o gli obblighi proposti all’esercizio di una dittatura, chiamando in causa i totalitarismi di vario colore. Non solo ridicolo, ma offensivo nei confronti di tutti coloro che in passato hanno lottato dando anche la vita contro le dittature e coloro che, nella maggioranza dei paesi del nostro mondo, lottano e muoiono contro i tiranni di turno. Abbiamo la fortuna di vivere in uno dei pochi paesi che vantano una democrazia, sia pure imperfetta, e ci strappiamo le vesti perché ci si vieta di bere un cocktail al bar o di andare in palestra o a qualche festa ? Sono questi gli attentati alle nostre libertà? Piuttosto, cerchiamo di riconoscere la nostra posizione di privilegio e di non mancare di rispetto alle centinaia di migliaia di morti già conteggiate e alle centinaia di pazienti che continuano a morire giornalmente! Non manchiamo di rispetto a coloro che vengono incarcerati, torturati e uccisi per avere semplicemente espresso una loro opinione o muoiono sotto le bombe o i proiettili delle varie polizie di regime. Questi sono orrore e vergogna. Vergognosa è stata ad esempio l’esibizione di no vax in divise da internati nei lager nazisti con tanto di filo spinato (questo è sputare sulla memoria delle vittime dell’olocausto). Vergognosi sono gli attacchi verso il personale sanitario che lotta allo stremo per salvare la vita dei malati di COVID (in massima parte non vaccinati). Vergognosi gli attacchi recentemente riportati dai mezzi di comunicazione contro genitori che portavano i figli a vaccinare (alla faccia del rispetto delle libertà individuali). Vergognoso che un numero al momento non quantificabile di soggetti con altre gravi patologie non possano avere accesso alle cure perché i posti letto sono occupati da non vaccinati. Vergognoso che la società debba spendere una mole enorme di risorse per curare chi con un vaccino di pochissimo costo si sarebbe tenuto lontano dall’ospedale oppure abbia preferito rivolgersi a rimedi “naturali” rifiutando quello che la scienza può realisticamente offrire (naturalmente non voglio dire che questi non debbano essere curati).

In conclusione, non appelliamoci a supremi principi etici che non hanno assolutamente posto nelle condizioni attuali e che solo possono fornire un alibi a comportamenti privi di ogni rispetto verso la persona umana, intesa come individuo depositario di diritti e doveri verso i propri simili.

Massimo Cadelo

 

 

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Commenti 2
  • Francesco Deraj

    Ho letto con molto interesse la prima parte del testo, ma la seconda parte la trovo ridicola. Divido le mie considerazioni in tre parti: vaccini ,cure e green pass VACCINI 1)Il signore ha parlato di "evidenze ampiamente documentate" senza mai citare un documento o uno studio. 2)"è estremamente piú difficile che l'infezione diventi malattia". Come documentato nel bollettino dell'Iss tra 03/12/2021- 02/01/2022 (vedi tabella6 pag31) c’è un numero piú elevato in TI dei non vaccinati rispetto a vaccinati con due o tre dosi, ma si sta parlando di numeri irrisori. Per esempio nell'eta tra 12-39 una incidenza in TI di 2.1 per i non vaccinati e di 0.2 dei vaccinati con vaccino per 100.000 abitanti e si salve con ll’incidenza sempre piú fino a 50 persone per 100.000 abitanti nei non vaccinati e 3

    rispondi a Francesco Deraj
    mar 25 gennaio 2022 04:20
  • Gabriele Carcaiso

    Supponiamo che tutto quel che ha scritto il nostro amico qui sopra sia vero, e che la Scienza sostenga univocamente quanto riportato sopra, anche se non è certo così. Perché il green pass per lavorare esiste solo in Italia tra i paesi dell'UE? Perché in Florida e Svezia non ci sono mai state restrizioni, né lockdown, e i morti positivi al SARS-COV2 sul totale della popolazione sono minori che in Italia? Perché Israele ha appena revocato il green pass? Siamo sicuri che sia proprio la scienza, a dettare misure e leggi, che variano in maniera pressoché totale da un confine all'altro? Concludo con un altro quesito: lo sapeva che era proprio dello stesso regime nazista, che vantava i migliori scienziati al mondo, a sostenere che molte delle sue politiche erano basate sulla Scienza?

    rispondi a Gabriele Carcaiso
    mar 25 gennaio 2022 09:09