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Successo al teatro di Vicchio per il Don Pasquale

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Successo al teatro di Vicchio per il Don Pasquale Successo al teatro di Vicchio per il Don Pasquale © n.c.
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Passati oltre centosettant’anni dalla prima esecuzione (Parigi 3 gennaio 1843), possiamo noi abitanti del XXI secolo rileggere il Don Pasquale alla rovescia? Considerare questo dramma buffo, come è definito, molto più dramma che buffo? Vedere in Norina ed Ernesto i cattivi, e in Don Pasquale un povero vecchio che si pentirà amaramente del suo in fondo comprensibile desiderio di (ri)sentirsi giovane? È un quesito che, la sera del 29 ottobre al Teatro Giotto di Vicchio, viene posto dall’Autore dell’opera in persona, “Gaetano Donizetti con una zeta sola”, prima che si alzi il sipario. Lo impersona Edy Bonaiuti Rossomandi, regista dell’allestimento insieme con Alessandro Calamai. I quali, durante lo svolgimento dei tre atti, non danno né vogliono dare una risposta precisa. Confondono anzi le acque. Si divertono a mischiare smaccatamente le epoche, sia nell’arredamento sia nei costumi, e a un Don Pasquale in abiti settecenteschi con tanto di parrucca affiancano un dottor Malatesta in doppiopetto bianco che usa lo sfigmomanometro (gag esilarante). Non di rado la recitazione si rifà alle movenze della farsa, e diverte il pubblico. Solo un attimo prima che si chiuda il sipario, Donizetti rientra in scena e va a consolare lo scornato Don Pasquale, rivelando da che parte sta. Sul piano musicale, il Don Pasquale sembrerebbe un’opera facile da mettere in scena, prevedendo ‘soltanto’ cinque solisti più il coro. Il problema è reperire i solisti! Perché le parti sono dannatamente difficili. Alessandro Calamai, per di più oberato dal doppio incarico di protagonista e di regista, Alessandro Petruccelli nel ruolo del dottor Malatesta, Carlo Giacchetta (Ernesto), Claudia Ciabattini (Norina), Tiziano Zazzeri (il Notaro), sono stati tutti all’altezza di un compito arduo. Bravi nelle arie, ma davvero superlativi nei duetti e nei concertati, che sono tanti e non di rado tremendi per chi li canta quanto deliziosi per chi li ascolta. Li ha supportati la Corale S. Lucia di Tavarnelle Val di Pesa preparata da Marco Francioli, brava e precisa, anche se si percepiva uno sbilanciamento non musicale ma numerico a sfavore delle voci basse. È un fenomeno comune a diverse compagini, e sarebbe interessante domandarsene il motivo. Claudio Bianchi, Maestro concertatore e direttore, onnipresente per forza di cose dall’inizio alla fine della rappresentazione, (d)al suo pianoforte ha fornito quel sostrato artistico ed espressivo senza il quale nessuno dei cantanti avrebbe potuto dare il meglio di sé, come invece ha fatto. Dopo tanti applausi a scena aperta, quelli finali non finivano più. Peccato non ci sia stato il tutto esaurito che quest’allestimento avrebbe meritato. A mio timido parere non per scarsa comunicazione, come qualcuno ha ipotizzato, ma casomai per aver scelto come data l’inizio di un ponte, per di più all’insegna del bel tempo. Lo spettacolo ha avuto il patrocinio del Comune di Vicchio, della sezione soci della Coop di Borgo S. Lorenzo e della Corale di Prato.

 

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