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I coniugi Sannino assolti dalle accuse di diffamazione. La Sentenza ricostruisce la loro vicenda

Il procedimento basato su una mail dei Sannino al Comune con la quale mettevano in guardia dalle modalità con cui la proprietà era stata loro sottratta. Il Giudice: pur mancando verità cristallizzata potrebbero essere veritiere

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Sannino a Vicchio Sannino a Vicchio © Gino Sannino
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Lo scorso 2 maggio il giudice di pace di Firenze ha pronunciato una importante sentenza nell’ambito del Caso Sannino, ossia la vicenda che ha visto (ormai molti anni fa) sottrarre ai coniugi Gino Sannino e Zionela Belgrave la proprietà dell’azienda agricola Due Torrenti (ora nota come Lago Viola). 

La sentenza del 2 maggio è arrivata per una querela che era stata presentata da alcuni membri della famiglia Boni per una lettera inviata al Consiglio Comunale di Vicchio nel 2007 dai coniugi Sannino. Allora il Consiglio Comunale doveva discutere la prospettiva di realizzare nell’area un villaggio turistico e i Sannino inviarono la mail per mettere in guarda il Comune da quello che definirono (come riportato nella sentenza di maggio) un ‘acquisto doloso che ha portato a intestare i beni alla Società Residente Toscane per conto di persone fisiche inesistenti’.

E ancora affermando, queste le frasi contestate nella querela: ‘vari soggetti appartenenti alla famiglia Boni di Borgo San Lorenzo e di Vicchio hanno acquisito il controllo del patrimonio richiamato mediante una frode commessa in concorso con pubblici ufficiali’ (il riferimento è alla Fallimentopoli Fiorentina Ndr). E ancora: ‘Le proprietà sul quale intendono costruire è proprietà rubata’.

Da queste frasi e da questa mail si è quindi originato un procedimento durato anni, durante il quale i Boni (parte offesa della presunta diffamazione) hanno anche chiesto di ritirare la querela. Richiesta alla quale si sono opposti proprio i Sannino, decisi ad andare fino in fondo alla vicenda per la quale da molti anni chiedono verità e giustizia.

Ebbene ora il giudice Carmelo Pennuto ha assolto i Sannino dalle accuse di diffamazione. Ma soprattutto è interessante evidenziare alcuni passaggi della Sentenza. Nelle motivazioni il Giudice ha evidenziato che la mail inviata dai Sannino al Comune deve essere contestualizzata in “una rete di relazioni e manovre poco chiare tra un giudice ed alcuni consulenti de la Tribunale di Firenze risalenti agli anni Novanta”.

E, sempre in Sentenza, ricorda che ‘Secondo la ricostruzione della vicenda operata dagli imputati questi sarebbero rimasti vittime di una frode ad opera di Sandro e Maurizio Boni e delle loro società  in ciò coadiuvati dall’intervento illecito di tale dott. Puliga (all’epoca magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Firenze, poi radiato dall’Ordine Giudiziario per altri gravi reati) che con un escamotage avrebbero sottratto alla Belgrave la gestione della società ‘I due torrenti Srl’’.

Il Giudice nella sentenza spiega che, se non appare opportuno approfondire ulteriormente la vicenda, già vagliata nelle sedi competenti e che non ha ancora raggiunto la cristallizzazione della verità processuale con un provvedimento giudiziale definitivo, il fatto imputato può leggersi anche da una diversa prospettiva. Ovvero (citiamo la sentenza):

- le circostanze contestate ben potrebbero essere veritiere (lo sono comunque nella convinzione degli imputati, che li hanno subiti e li hanno riportati. Gli elementi di valutazione riportati appaiono infatti in tal senso tra loro logici e coerenti.

si parla poi di linguaggio continente e non volgare. E del fatto che:

-Gli enti destinatari della missiva infine (tutti istituzionalmente preposti alla tutela e alla gestione del territorio) sono senza dubbio interessati alla conoscenza di manovre ritenute speculative sulle aree di propria pertinenza

Scrive quindi il Giudice:

Sorge in definitiva concretamente il dubbio che la volontà dei coniugi Sannino non fosse quella di diffamare Maurizio Boni ed i suoi familiari. Quanto quella viceversa di far emergere negli enti rappresentativi locali la necessità di un intervento su una operazione immobiliare ritenuta torbida ed orchestrata in loro danno.

E assolve quindi Gino Sannino e Zionela Belgrave perché Il Fatto non Sussiste. Infine Gino Sannino ha contattato la nostra redazione per chiarire un aspetto:

La Società Due Torrenti non è mai fallita, spiega, non è in seguito ad un fallimento che la proprietà è stata loro sottratta

 

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