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Don Milani l'uomo che non perde tempo. 'Oggi vincitore in una guerra di diffamazione'

Il Contributo del missionario Padre Ottavio Raimondo in merito alla vicenda che vede don Lorenzo Milani associato agli accadimenti di Bibbiano e Forteto.

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Don Milani Don Milani © n.c.
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Don Lorenzo Milani l’ho conosciuto attraverso i suoi scritti negli anni ’60. Poi la mia ordinazione sacerdotale ha coinciso con la sua morte. In seguito come direttore dell’Editrice Missionaria Italiana (EMI) ho pubblicato alcuni libri e diffuso una video cassetta su di lui. Il libro di Giorgio Pecorini ho voluto che avesse come titolo I CARE ANCORA.

Ha poca importanza ciò che don Lorenzo ha significato per me prete e missionario. Mi ha sempre motivato il suo amore per la terra di Barbiana dove si è comprato un posto nel cimitero. Non un villa! Mi ha motivato il suo amore per la gente di Barbiana di cui ha sempre parlato bene consolidando la vicinanza fra le generazioni e nelle famiglie. Amandole più di se stesso.

Leggo ora che si vuole riflettere su don Milani e avvicinarlo a Bibbiano.
Non vale la pena perdere tempo su una idea del genere.
Don Milani lo vedo bello come vedo bello il falegname di Nazaret.

Gesù di Nazaret sapeva che ci metteva la faccia affidando il suo messaggio a quei primi discepoli e, oggi, affidandolo a me e a chiunque oggi si dichiari suo discepolo. Anche a te.

Sapeva che il suo messaggio, il suo stile di vita, l’avremmo imbrattato e tradito.

Ma sarebbe proprio ridicolo, per non dire stupido, permetterci di attribuire a Lui i tradimenti e, permettetemelo, le porcate dei suoi discepoli.

Il profeta, e don Milani lo è profeta, sa bene il rischio che corre affidando il suo messaggio a mani troppo spesso bucate e a cuori altrettanto troppo spesso piccoli, ma il rischio lo corre con la certezza che un virgulto germoglierà.

E da don Milani e dalla sua opera di virgulti ne sono spuntati molti: uomini e donne del SI. Lascio ad altri approfondimenti di altro genere. A me basta questo.

A Bari in piazza Umberto, la piazza dell’Università, ho fatto amicizia con un gruppo di migranti. Una sera li ho invitati a una pizza. Quando mi sono alzato per pagare il conto uno di loro, un musulmano del Nord Africa, dice: “Paghiamo noi”. Rispondo: “Ma vi ho invitati io”. E lui: “Paghiamo noi perché si vede che tu ci vuoi bene”.

Non perdiamo tempo in incontri che non cambiano il nostro stile di vita, in incontri che non ti fanno solidale. Tempo perso. Usiamo il tempo per una vera inversione di marcia: Come don Milani passiamo dalla sponda del potere, del possesso, del prestigio alla sponda del servire, condividere e donare.

E a chi ha avuto il coraggio di leggermi fino a questo punto, questo vecchio prete missionario, dichiara che vede don Milani ancora più grande. Lo vedo come colui di fronte al quale scuote la testa, chi sulla croce non c’è mai salito. Proprio come 2000 anni fa a Gerusalemme fuori delle mura.

Padre Ottavio Raimondo
Troia, Foggia, 9 novembre 2019 missionario comboniano

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Commenti 1
  • Alfredo Altieri

    Finalmente una lucida analisi su don Milani, non solo di cuore.

    rispondi a Alfredo Altieri
    mar 12 novembre 2019 03:14