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Viaggio in Ucraina: In giro per la periferia di Kyiv.

Continua il viaggio del nostro corrispondente Enrico Martelloni nell'Ucraina in guerra

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In giro per la periferia di Kyiv In giro per la periferia di Kyiv © EM
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È impossibile fare le foto a treni merci, strutture militari check point, rischi grosso, ma è difficile anche fare mezzi busti alle ragazze. Ti chiederanno perché. Non vorranno per diffidenza. E io che le racconto in italiano? Che sono belle e gli italiani le vogliono vedere
Ciascuno ha un membro di famiglia al fronte, chi non combatte lavora. Si notano le tante donne anche se gli uomini non mancano. Ma il dolore è nei cuori di quanti aspettano.

Qui la gente, mette nei frigoriferi cibo fino ad essere stracolmi. Non si sa mai che cosa può accadere. Mosca ha sempre combinato danni e guai. Gli ucraini sono prevenuti: dighe distrutte, come nel '41 dove morirono centomila ucraini affogati per fermare l'avanzata tedesca, o come avvenne nel 1961, stragi, carestie, Chernobyl, Afghanistan, l'inflazione provocata da Mosca al tempo dei primi anni di indipendenza. Gli ucraini sono abituati a prevenire quelli che per molte generazioni resteranno nemici giurati. 

L'invasione, i bombardamenti missilistici, le deportazioni hanno segnato per sempre questo popolo. Ciò nonostante, gli ucraini sono uniti, amano la loro patria da cima a fondo, la difendono e lavorano, costruiscano ciò che è stato distrutto. È una popolazione giovane dove le mamme stanno con i bambini appena possono, all’aria aperta nei prati e nei parchi che costeggiano qualunque abitazione nei grandi spazzi che il paese concede nella sua vastità.

Che siano le vecchie case pre staliniane in vecchi mattoni, ormai poche e spesso vicino alla ferrovia, o quelle più recenti, ogni una ha un parco giochi per i più piccoli, porte da calcio per i grandi, panchine e altre opportunità per giocare. Sulle vie interne alle larghe strade di comunicazione si alzano in cielo enormi palazzi.

Continuo dopo …devo mettere gas all’auto. Domani si parte... Perché si fa tutto prima.
Qui, può succedere di tutto; mancare d’improvviso la luce, il gas, o può accadere un altro imprevisto.

Sono tornato.

Per la verità i grandi palazzi prefabbricati in cemento sono di epoca brezneviana. Dagli anni novanta si sviluppano palazzi di più innovata concezione, ma anche per i più fortunati, case con giardino ben recintate a schiera, o a solo. I negozi sono fornitissimi, così come le botteghe e punti per gli acquisti, alcuni specializzati dove trovi i varenichi e plemini, una sorta di ravioli e tortellini per intendersi, che qui sono piatto nazionale come lo è il Borsch, fatti a mano sotto i tuoi occhi e poi imbustati per essere congelati. 

Nelle vie più interne non di rado, signore non più giovani vendono prodotti dell’orto di casa che la gente compra volentieri. Si tratta di quella popolazione che percepisce la pensione sovietica che non basta per sopravvivere. I fiori che vendono sono molto belli e provocano un sentimento di triste gioia ma non di compassione, assolutamente no. Su questi banchi improvvisati puoi comprare nocciole, aneto, ma anche uova o cetrioli e pomodori marinati.

La guerra porta con sé tante difficoltà ma vengono ben nascoste e tutto pare sereno. Da italiano non mi accorgo di tante cose, ma alzando lo sguardo comprendi che la vita è eccezionale, serena fino ad un certo punto.

Enrico Martelloni

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