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Vaglia. E' morto nei giorni scorsi il pittore Manfredi. Il suo ricordo

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Il pittore Manfredi Lombardi Il pittore Manfredi Lombardi © N.c
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Si è spento nei giorni scorsi a 94 anni Manfredi Lombardi, noto pittore della zona e personaggio eclettico. Solo pochi mesi prima era deceduta la signora Alma, la sua compagna di vita.

Si era stabilito a Vaglia (da Firenze) nel 1972 e aveva scelto un luogo piuttosto impervio, vicino alla frazione di Paterno. Qui aveva costruito, su un rudere di fienile, una casa di legno che aveva fatto arrivare dall'Unione Sovietica. Afferma il sindaco di Vaglia, Leonardo Borchi: “E' stato un personaggio che ha connotato la nostra comunità. Fredi faceva parte di quel novero di uomini e donne, quasi scomparsi, non omologati”. Qui è possibile trovare una sua biografia artistica

Negli anni l’artista, pittore e disegnatore, aveva esposto a Firenze e in varie altre località della Toscana. Fino ad una importante mostra antologica allestita a Roma nel 1994. 

Molto appassionato di politica, si era impegnato fin da giovane nel movimento comunista fiorentino. Poi passione per le moto, che era capace di smontare e rimontare pezzo per pezzo; e che lo avevano sempre accompagnato. 

Ricorda il sindaco: “Ne ha fatti di viaggi con la moto, insieme ad Alma! Un tempo l'auto per lui era un ripiego poco dignitoso. La moto non era un mezzo di trasporto, era uno stile di vita. Manfredi ha portato le due ruote fino all'altro giorno, oltre gli ottanta anni”.

Questo il suo ricordo pubblicato nei giorni scorsi dal sindaco di Vaglia:

21 dicembre 2021

ADDIO A MANFREDI: UN PITTORE, UN PERSONAGGIO UN AMICO

Stamani è morto Manfredi. Faceva Lombardi di cognome. Per gli amici Fredi.

Se ne è andato a 94 anni, compiuti da pochi giorni e dopo pochi mesi che l'aveva lasciato Alma, la sua anima gemella.

E' stato un personaggio che ha connotato la nostra comunità. Arrivato nel 1972 da Firenze si è abbarbicato sullo scoglio di Coiano, dove ha costruito , con le sue mani, su un rudere di fienile, una casa di legno che aveva fatto venire dall'Unione Sovietica: non poteva che essere magnifica. Ed infatti lo era, per il suo confort. E originale, come il suo padrone-costruttore. Fredi faceva parte di quel novero di uomini e donne, quasi scomparsi, non omologati, che incontri e non sono copia di nessuno.

Diversi anni fa scrissi il ritratto di lui che riporto qui sotto:

"Manfredi

Due occhietti vispi che pensano e camminano. In più aggiungici un cappello, tipo pittore naturalmente, su una barba bianca ed avrai Manfredi.

Prima di conoscerlo personalmente, mi raggiunse la sua fama: “Sopra Paterno c'è un pittore che si è montato da sé una casa di legno, che gli è arrivata impacchettata direttamente dalla Russia”.

Non solo, dalle assi dell'imballaggio ci aveva ricavato anche una veranda.

“Bisogna che lo conosca!”. Il bello era che lo conosceva dapprima i' mi babbo che, dopo la guerra, vendeva la pittura al padrone della ditta, dove Manfredi era uno dei dipendenti che dipingevano manifesti pubblicitari. Rigorosamente a mano. Fredi, con il lavoro di solo pittore non tirava su il lesso! Il laboratorio era in un cascinale dalle parti di Serpiolle. Mio babbo raccontava che, intorno agli anni cinquanta, un sabato, si presentarono nel cortile due tedeschi ben vestiti. Sembravano discretamente interessati all’edificio, ex casa colonica, che ospitava il laboratorio: due turisti di passaggio, davano l’idea. La sorpresa avvenne all'indomani del lunedì, quando gli artigiani pittori (che altra definizione daresti loro?!) tornarono al lavoro, insieme al titolare. Oh, nel mezzo del cortile il terreno non era stato smosso!? Rimaneva una buca, dove i due crucchi avevano dissotterrato il loro tesoro, che dovevano aver nascosto durante la guerra, mentre si ritiravano in tutta fretta con l'arretramento del fronte. Chissà cosa avevano razziato!

Torniamo a Manfredi. Comunista. Con il fazzoletto al collo, il più delle volte rosso, fantasia tirolese, che accompagnava sempre il cappello che aveva un accenno di visiera. Simpatie...con l'URSS naturalmente, che si sono affievolite pian piano nel tempo.

Avere una discussione di politica con Manfredi costituisce un azzardo. Se hai da obiettare qualcosina di diverso dalle sue teorie.

Manfredi non conosce il dubbio. Quanto sia radicata la sua sicumera non ho mai capito. Ma nemmeno l'ho mai visto titubare, indugiare, denunciare un'incertezza, tentennare tra due ipotesi. Le cene insieme a lui , ed ai suoi amici, si risolvevano in grande discussioni, dove lui perorava la causa alla Lenin, la verità era una sola: la sua.

Però, cambiando contesto, era capace di ribaltare il giudizio e l'opinione. Le moto, altra sua grande passione oltre alla politica. “Morini 500?! Bella moto italiana. Mi piace anche il colore rosso”. Eravamo davanti al Bar Zocchi, io in divisa accanto alla mia moto di servizio, nuova di zecca.

Cambio di scenario e di data: sarà stato sei mesi dopo a casa sua. “La 500 è la peggior moto in assoluto che ha fatto la Morini!”.

E' Manfredi.

Che fa anche Lombardi di cognome ed è famoso perché è un imbratta tele. La sua specialità, ormai da decenni, sono i ritratti. Ha una mano, un tratto particolare nel ritrarre amici, conoscenti e persone famose. Bisogna però che gli smuovino la passione. Un giorno mi volle come modello. Vestito da vigile. Ed io posai a lungo nello studio, sempre da lui realizzato in legno, sul modello della piccola dacia russa. Lo fece e lo disfece, il bozzetto: non era soddisfatto. A me non sembrava male, ma alla fine sbottò: “Un mi viene come voglio”. Ed il quadro non prese mai la luce.

I temi a lui più cari erano, una volta, le nature morte: vasi da fiori, uccelli....appunto morti; poi paesaggi, il periodo degli scorci di Matera, ed il bosco o meglio le praterie incolte, i marrucai. Quindi i ritratti, come detto.

Nei suoi quadri c'è passione, politica e umana. C'è un forte senso dell'uomo, che impregna sempre l'opera, anche quando la tela mostra solo arbusti. Manfredi è assatanato di umanità, di mente, corpo, anima umani. Probabilmente disdegnerebbe di essere definito un filosofo ed ancor meno di avere una sensibilità spirituale: “Cose concrete!”. Mi par di sentirlo. L'importante è ragionare di uomini.

Di lui , da sempre, quando lo sento parlare dei suoi malanni familiari ed infortuni mi meraviglia la sua lucidità laica con cui accetta il destino; il suo ricevere in maniera neutra la sorte, naturalmente, senza enfasi, senza rabbia o dolore.

“Ho visto i' Verdi. Ci ha una rivoltella da vendere”. “Perché. Hai paura a stare quassù?”. “No, no....penso a quando potrei essere impedito, aver perso l'autonomia...”. Quando se ne uscì con questa battuta aveva appena cinquanta anni.

La moto. Passò un periodo che il pittore lo faceva per hobby. L'occupazione seria era rabberciare moto d'altri tempi. Ho visto rivivere una Aermacchi 250, rifarla di tutto punto, dalla pedivella al motore: “Sei sicuro di saper rimontare tutti quei pezzi?”. Non si offendeva.

Nella sua capanna ne ospitava una decina, di moto BMW, Jawa, Ducati....A me difetta la memoria, lui è capace di dirti anche l'anno di fabbricazione del Gilera che guidava negli anni cinquanta. Naturalmente potrebbe farti l'elenco delle decine e decine di motocicli che gli sono passati sotto le mani.

Ne ha fatti di viaggi con la moto, insieme all'Alma! Un tempo l'auto per lui era un ripiego poco dignitoso. La moto non era un mezzo di trasporto, era uno stile di vita, una connotazione dell'esistenza. Manfredi ha portato le due ruote fino all'altro giorno, oltre gli ottanta anni.

Quando uscivamo in gruppo, alle volte anche otto, dieci moto.....Regola: ”Si fa rifornimento e si piscia tutti insieme!”. Macché, troppo anarchico, anche se inneggiava al kolchoz! “Dove s'è perso Manfredi?!”. “Mah, si deve essere fermato a far benzina”. Naturalmente da solo.

Dici Manfredi e risponde Alma. Sono una coppia simbiotica, diversi e complementari, uniti in tutto, nel condividere il quotidiano, nel sostegno l'uno dell'altra. La cura e le premure dell'una fanno specchio all'attenzione dell'altro.

Sono teneri, dolci nel colmare vicendevolmente le lacune fisiche che la vita e l'età hanno consegnato loro.

Quando sento i miei passi pesticciare sul pavimento di assi del loro soggiorno, davanti a quella stanza che si apre tutta a vetri sulla valle di Paterno, quando sento l'odore che spande la conifera russa, riconosco dentro di me la casa di Manfredi. Poi sento la voce tenue di Alma e senza vederla, mi immagino il suo sorriso dolce che mi aspetta.

Gli ultimi anni hanno portato loro problemi di salute importanti, derivati da malattie ed incidenti stradali. Vivere su quel poggio a Casa Contra, d'inverno specialmente, è dura anche per un trentenne....ma il ragazzo Manfredi si arrangia.

Ha venduto tutte le moto, si muove l'indispensabile, parecchio per raggiungere ospedali....Non l'ho mai sentito lamentarsi. Piuttosto quando parla di qualche conoscente in comune a cui si potrebbe addebitare qualche mancanza.........”Piccino..!”. Ha parole comprensive e concilianti.

Riesce a coniugare l'impegno e la passione, che sia per la politica, la musica, le moto o la sua compagna senza conoscere la frustrazione, il dolore o la contrarietà: sei un personaggio Manfredi.

Augh."
Ti voglio ricordare così, Fredi, innamorato della tua Alma e della vita.
Ciao, amico mio, che le strade dell'aldilà ti siano favorevoli!
Leonardo

 

 

 

 

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