Taser - Unarma © Unarma - Ufficio Stampa
L’episodio verificatosi a Vicchio lo scorso sabato ha riportato al centro del dibattito la questione della dotazione del Taser alle forze dell’ordine. Una pattuglia di carabinieri, intervenuta per contenere un individuo in forte stato di agitazione e armato di coltello, si è trovata nella condizione di dover utilizzare la pistola d’ordinanza, non essendo disponibile l’arma a impulsi elettrici. La scelta, dettata dalla necessità di salvaguardare la vita dei militari e dei cittadini presenti, si è svolta nel rispetto dei principi giuridici di proporzionalità e inevitabilità che regolano l’uso delle armi da parte delle forze di polizia.
La condotta dei carabinieri è stata definita giuridicamente irreprensibile, rientrando nelle scriminanti del legittimo uso delle armi e della legittima difesa. Tuttavia, l’episodio ha messo in luce i rischi legati all’impiego della pistola, anche quando rivolta verso parti non vitali del corpo, data la possibilità di lesioni letali accidentali. In questo contesto, la distribuzione più capillare del Taser viene indicata come soluzione in grado di ridurre i rischi sia per gli operatori sia per le persone coinvolte in comportamenti pericolosi, consentendo interventi più efficaci e meno letali.
UNARMA, associazione che rappresenta il personale dell’Arma dei Carabinieri, ha ribadito l’urgenza di fornire strumenti adeguati agli operatori impegnati quotidianamente in situazioni ad alto rischio. L’organizzazione ha ringraziato il dott. Armando Albano per l’approfondimento sul tema del Taser e il colonnello Salvino Paternò per le analisi giurisprudenziali, sottolineando la necessità di garantire pieno sostegno giuridico agli operatori affinché non siano vittime di indagini considerate come meri “atti dovuti”, ma venga riconosciuta con chiarezza l’assenza di eccessi colposi.


