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Una poesia per Pashtrik, giovane operaio morto sul lavoro: l’appello di Yuleisy Cruz Lezcano

La poetessa e attivista dedica un testo in memoria di Pashtrik Krasniqi, 21 anni, vittima di un incidente sul lavoro in Piemonte

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Patrick che abbraccia il padre Ben Patrick che abbraccia il padre Ben
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Con queste parole Yuleisy Cruz Lezcano, poetessa, scrittrice e attivista, residente a Marzabotto (BO) ha chiesto alla redazione la possibilità di pubblicare un componimento in memoria di Pashtrik Krasniqi, il giovane operaio di 21 anni morto folgorato mentre lavorava in un cantiere a Villadossola (Piemonte). 

«Una notizia che rischia di cadere nell’oblio»
«Ho appreso con profonda commozione della tragica scomparsa di Pashtrik», scrive Cruz Lezcano, sottolineando come troppe notizie legate agli incidenti sul lavoro vengano dimenticate in fretta. «Vorrei chiedere, con rispetto e senso di responsabilità, la possibilità di condividere attraverso il vostro giornale una poesia scritta in sua memoria». L’intento della poetessa è duplice: onorare la memoria del giovane e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. «Credo che la poesia, quando nasce dalla verità e dal dolore, possa aprire uno spazio di riflessione, di ascolto, di umanità», afferma. Cruz Lezcano definisce la sua proposta non come una semplice pubblicazione, ma come «un piccolo atto di cura collettiva, una porta aperta nel cuore della comunità». Un invito a non restare indifferenti, a dare valore alle vite spesso invisibili di chi costruisce, spesso a caro prezzo, il mondo in cui viviamo.

Sei metri d’eternità
 (per Pashtrik Krasniqi, 21 anni)

Una scintilla, e il cielo ha piegato il collo.
La piazza tace, sfiata 
l’ombra in silenzio.
Sotto la croce del sole, 
un nome si dissolve:
Pashtrik, luce straniera 
sulla pelle d’Italia.

Sei metri più in alto dell’orologio 
del paese, le mani 
smontavano il tempo, 
trave dopo trave.
Ma un filo nero, nudo, infame 
gli ha detto:
«Torna a casa, senza scendere.»

La folgore lo ha vestito d’aurora,
in un abito che la madre non saprà toccare.
Un corpo si fa lampo, 
si fa grido nel metallo,
e la voce si rompe in petali.
Villadossola ha pianto, 
ma a capo chino, come un padre 
che non sa chiedere perdono.
Il ponteggio, costole di una gabbia,
ora è vuoto, e canta col vento 
il suo lutto.

Nessun angelo 
ha interrotto il circuito.
Nessuna legge 
lo ha trattenuto dal volo.
Il casco è rimasto appeso 
a un chiodo d’aria,
frutto che la morte non ha colto.

Le mani di Pashtrik 
odoravano di calce, di pioggia 
e di futuro ancora intonacato.
Il cavo era più rapido del sogno,
più svelto della vita che saliva piano.

Ora, a terra, l’asfalto 
conserva il suo nome, inciso
tra le dita di strato 
pendono decisioni.
Il cerchio si chiude, 
ma non la domanda:
chi protegge chi costruisce il mondo?

Mi presento: sono Yuleisy Cruz Lezcano, poetessa, scrittrice e attivista. Scrivo con il corpo, con la memoria, con le ferite che non sono solo mie ma collettive. Scrivo per restituire voce a chi non può più parlare, per tendere parole come ponti tra il dolore e il senso, tra la perdita e la giustizia.La poesia che ho scritto per Pashtrik Krasniqi nasce così, da un bisogno profondo di non lasciare che un’altra morte sul lavoro cada nel vuoto. Aveva ventun anni. Era su una piattaforma, a sei metri d’altezza, stava smontando un ponteggio. È bastato un istante, un cavo scoperto, e la folgore lo ha portato via. Una vita spezzata sul lavoro, ancora. Un nome tra i tanti, troppo spesso dimenticati. Pashtrik non può restare una statistica, una riga su un giornale. La poesia per lui è un atto di cura, un gesto che tenta di accompagnare chi resta, una madre, un padre, gli amici, i colleghi, le persone che lo hanno amato. È anche un grido: un modo per dire che non possiamo più voltare lo sguardo. Ogni caduta, ogni folgorazione, ogni cantiere che diventa luogo di morte, è una sconfitta sociale, morale, civile.  Per questo ho scritto Sei metri d’eternità. Perché quei sei metri non siano l’ultimo tratto della vita di un ragazzo,
 ma il primo passo della nostra coscienza verso un cambiamento necessario.

Yuleisy Cruz Lezcano

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