Paolo Cocchi. La sua verità e la sua vita dopo l'assoluzione © n.c.
La verità di Paolo Cocchi, subito dopo l'assoluzione. Il rapporto con la politica e con il partito, quel Partito Democratico, che lo ha visto così tanto impegnato, prima come sindaco e poi assessore regionale. E che, però, non ha preso le sue difese anche perché, spiega, "chiunque avesse preso le mie difese sarebbe stato travolto". E' una bella intervista quella che possiamo leggere questa mattina (sabato 19 marzo) sulla pagina del Mugello del quotidiano La Nazione. Della quale riportiamo volentieri ampi stralci. Prima di tutto il racconto di questi sei anni (tanti ne sono passati) da quando Cocchi è stato travolto dalle accuse di corruzione per la gestione dell'urbanistica. Sei anni descritti come 'di vita familiare e domestica', dedicati alla famiglia ed agli amici; ma anche allo studio ed alla lettura. E Cocchi spiega: "Ho avuto il tempo di elaborare cosa mi è accaduto, pensando in particolare a come mi sono rapportato rispetto all’impegno politico, con un misto di presunzione e ingenuità. Bisogna essere più scaltri di quanto sia stato io. Ci sono momenti in cui bisogna tacere, momenti in cui non puoi vincere". Il rapporto con la politica, dicevamo. Alla domanda se si sia sentito tradito dalla politica risponde:
«Dalla politica mi sento lontano. Non saprei con chi farla, tanto per cominciare. La vedo da lontano, e per la prima volta con gli occhi dell’uomo comune. Il fatto di non parteggiare per nessuno mi dà un certo distacco. E sono stato sfiduciato per la piega che hanno preso le cose, per come la politica si sia ulteriormente indebolita, senza uno statuto interno capace di affermare le proprie azioni di fronte agli altri poteri, mediatici e finanziari. Quanto alla mia vicenda giudiziaria la politica non ha voluto e potuto dire nulla. Non poteva esser che così: chiunque avesse preso le mie difese sarebbe stato travolto. Mi sono sentito abbandonato, perché il partito non c’è più».Poi il rapporto con le istituzioni e l'impatto con la Magistratura. Spiega Cocchi:
"Per un uomo delle istituzioni quale sono sempre stato, sentirsi tradito in qualche modo da una delle principali istituzioni è stato un trauma, e mi ha portato a nutrire una certa dose di scetticismo sulle possibilità che questo Paese ha di risollevarsi. Sicuramente questa esperienza ha accresciuto in me sfiducia e scetticismo. Vedi che il meccanismo sociale si chiude e ti schiaccia, e tu non puoi fare nulla. Per uno come me che credeva che la società si potesse plasmare e cambiare, e fai invece l’esperienza di essere totalmente inerme, è stata dura. E un’altra cosa ho sullo stomaco: la sofferenza di mia madre, che è morta con questo dispiacere, per una vicenda che le ha avvelenato gli ultimi anni di vita».Infine nel merito, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle accuse di corruzione per una casa e per un soggiorno alle terme pagati da un imprenditore:
«Non ho mai negato di conoscerlo e se mi avessero chiesto come ho comprato la casa avrei mostrato gli assegni e il mutuo. La verità si poteva accertare in due minuti»Cocchi, lo ricordiamo, ora lavora come pasticcere presso il ’Colle è’ di Barberino ed è ancora vicepresidente della Mukki, anche se annuncia che presto lascerà questo incarico.


