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Omicidio stradale. Riflessione di un mugellano e inchiesta di Repubblica

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Omicidio stradale. Riflessione di un mugellano e inchiesta di Repubblica Omicidio stradale. Riflessione di un mugellano e inchiesta di Repubblica © n.c.
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Di seguito pubblichiamo la riflessione di un lettore mugellano, Marco Nardini, rispetto all'applicazione della nuova legge di omicidio stradale. Poi, per dare un ulteriore spunto di approfondimento sulla materia, anche l'inchiesta che Repubblica ha realizzato sul tema lo scorso dicembre. Ecco il contributo di Nardini:

Il nuovo reato di Omicidio stradale è un abominio giuridico. Prevede che: chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da due a sette anni. Un esempio semplice: se protraggo la sosta della mia auto oltre il limite indicato nel disco orario violo le norme di circolazione stradale, e se da questo ne deriva la morte di una persona, vengo condannato da 2 a 7 anni di reclusione. Era certamente necessario sanzionare più severamente chi uccide una persona guidando ubriaco fradicio, o drogato, o a velocità doppia rispetto al limite massimo consentito; ma ciò si poteva e si doveva fare aggiustando gli strumenti giuridici esistenti, come ad esempio definire meglio le aggravanti e il dolo eventuale, senza bisogno di inserire una nuova fattispecie criminosa che non lascia spazio al giudice per differenziare i comportamenti fortemente disvalenti dai comportamenti che possono capitare a tutti in una società altamente meccanizzata e competitiva, in cui il rischio di sinistro è immanente alla vita quotidiana. Tantissime persone saranno punite gravemente con il carcere, molte delle quali non lo meritano. Pensate a quante volte è capitato a tutti voi di avere una svista, una distrazione, o di commettere lievi infrazioni (sosta vietata, transito in ZTL, ecc.) mentre eravate alla guida. Se da una di queste violazioni, che vi capiteranno ancora, ne conseguisse la morte di una persona sarete condannati per omicidio stradale. E' giusto? Pensate di meritare il carcere per questo? Il nuovo reato riduce all'insignificante la differenza delle pene per reati a condotta colposa e reati a condotta dolosa, e questo non è degno di un paese civile. Su questo, sulla differenza di disvalore fra eventi voluti e preveduti, o quantomeno accettati come conseguenza probabile della condotta, ed eventi assolutamente non voluti e non preveduti, suggerisco al Legislatore e a tutti i buoni cittadini di leggere (ma può bastare anche una semplice occhiata) l'Etica nicomachea. Che un'idea di 24 secoli fa debba ancora oggi indurci a ripensare gli errori attuali, dovrebbe farci riflettere. È evidente che il nuovo reato di omicidio stradale soddisfa la Prevenzione generale a discapito della Prevenzione speciale. La Prevenzione generale tende prevalentemente a condizionare il comportamento dei consociati rispetto al valutare l'agente; è un principio che prepondera nei sistemi giuridici primordiali e in quelli tirannici e totalitari, ove la sanzione ha la funzione principale di "intimidire" la collettività. La Prevenzione speciale tende invece a valutare l'agente e la sua pericolosità sociale, a proteggere la collettività dai soggetti pericolosi. È evidente che l'Omicidio stradale, così come attualmente formulato, non è in linea con la politica criminale di un paese che ambisce ad un ordinamento giuridicamente evoluto. Sono convinto che i nostri giudici di merito porranno una questione di legittimità costituzionale della norma; che la Corte di Cassazione riporterà la questione entro ambiti di ragionevolezza; che l'Alta Corte Europea ci farà pesare questa inadeguatezza.
Clicca qui per leggere l'inchiesta di Repubblica

 

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