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Obbligatorietà dei vaccini. E' giusta? Io credo di sì. Parliamone, di domenica

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E un intervento della Fondazione Veronesi. Di vaccini nella nostra regione si è tornati a parlare di recente, in maniera importante, anche a causa dell'obbligo vaccinale per l'iscrizione a scuola, adottato di recente. Come troppo spesso accade in Italia la cosa ha portato alla nascita di due fronti opposti, ciascuno con la propria fede. E anche nei giorni scorsi alcune famiglie mugellane si sono recate a Firenze per protestare contro questo obbligo e reclamare per i propri figli la libertà di scelta. Preciso, come ho scritto nel titolo, che io sono convinto della necessità e utilità della campagna di vaccinazioni obbligatorie. Allo stesso tempo il mio mestiere mi impone anche di ascoltare le ragioni di chi la pensa in maniera diversa da me. Per questo ieri ho contattato alcuni dei genitori che hanno partecipato alla manifestazione per farmi spiegare le loro ragioni. E loro hanno fatto di più, girandomi molti articoli e pareri a sostegno delle loro tesi. Mi hanno convinto? No. Cerco di spiegare perché. Come troppo spesso accade in Italia mi sembra di assistere ad un gioco allo sfascio per cui si prendono a pretesto alcune storture (vere e documentate, ci mancherebbe) per criticare e rifiutare l'impianto generale (se non fosse di cattivo gusto in questo contesto si potrebbe dire, prendendo a prestito un detto popolare, 'gettare il bambino con l'acqua sporca'). Vediamo alcune delle argomentazioni di chi sostiene la libertà di scelta:

  • Le multinazionali farmaceutiche ricavano miliardi dal business dei vaccini e al loro interno (come in ogni gruppo sociale, peraltro) ci sono individui privi di scrupoli. Vero, non lo metto in dubbio. Che facciamo, allora? Smettiamo anche di prendere l'aspirina per il mal di denti? Sarebbe più opportuno, secondo me, indirizzare le energie verso quelle associazioni (ricerca, studi legali, tribunali del malato) che di volta in volta rilevano e perseguono queste storture. Ad esempio. Leggo che in alcuni articoli si punta il dito contro l'utilizzo di sali di mercurio come adiuvanti. Se davvero è dannoso (io non ho le competenze per dirlo) meglio sarebbe fare pressione sulla regione (tramite associazioni, comitati ecc) perché scelga un altro tipo di vaccini, senza mercurio. Non rifiutare in toto i vaccini.
  • Tanti adulti, si dice, comunque non fanno i richiami e l'efficacia della vaccinazione diminuisce. Ma allora decidiamo: dobbiamo farne di meno o dobbiamo farne di più di questi vaccini?
  • Immunità di gregge: In molti contestano la famosa soglia del 95%. Definendola una sorta di novella o di favola. Affermando che non può essere garantita perché in molti casi i vaccinati possono diventare semplicemente portatori asintomatici o che in altri (come il tetano) la diffusione o meno non dipende dall'immunizzazione della popolazione. Ma in questi casi si dovrebbe anche distinguere tra infezioni batteriche portate da tossine (come appunto il tetano) e comunque ricordare che la poliomielite, ad esempio, è stata debellata grazie al vaccino realizzato nel 1950 e alle campagne di vaccinazione di Oms e Unicef.
  • Si lamenta poi un atteggiamento troppo rigido, per il quale sarebbe sottoposto a vaccinazione obbligatoria anche chi ha sviluppato reazioni avverse. In questi casi, credo, basterebbe una migliore comunicazione tra i medici e una buona dose di flessibilità. Che mi sembra mancare in un campo e nell'altro.
Ho fatto queste riflessioni (forse non abbastanza tecniche, ma riconosco di non essere un medico) per dire che a mio avviso la scelta di non vaccinare è un lusso che alcuni di noi si possono permettere solo grazie a tutti quelli che prima di noi si sono vaccinati. Un lusso, però, piuttosto pericoloso. Concludo riportando quanto pubblicato qualche tempo fa (e aggiornato nel gennaio 2017) sul magazine della fondazione Umberto Veronesi dalla dottoressa Chiara Segrè, biologa e dottore di ricerca in biologia molecolare:
I movimenti anti-vaccini non sono storia recente ma nascono con il concetto stesso di vaccinazione. Nel 1802, pochi anni dopo che Edward Jenner introdusse la vaccinazione contro il vaiolo iniettando il virus del vaiolo vaccino (da cui appunto, il termine vaccinazione) nelle persone per “addestrare” il sistema immunitario con una forma di vaiolo meno virulenta di quello umano, venivano pubblicate vignette satiriche e piuttosto inquietanti di persone vaccinate a cui spuntavano teste di mucca da braccia, gambe, bocca e persino partorite da una donna in gravidanza. Dopo l’entrata in vigore di diversi Vaccination Acts promulgati in Inghilterra tra il 1840 e il 1853 che rendevano obbligatorie le vaccinazioni, circolava una cartolina con la Morte che vaccinava un neonato mentre la madre era immobilizzata da un poliziotto. Eppure a quell’epoca il vaiolo mieteva ancora numerose vittime; allora come oggi, quali sono le ragioni più profonde alla base del rifiuto delle vaccinazioni? La risposta è complessa. In alcuni casi si tratta di un rifiuto costruito sulla base di informazioni errate, e qui la corretta informazione scientifica può dare una grossa mano. Ma sarebbe ingenuo pensare che il rifiuto dei vaccini, così come per altri controversi argomenti della scienza, sia solo imputabile all’“ignoranza”. Anzi, spesso gli “anti-vaccinisti” sono persone con un livello socio-economico medio-alto e, in generale, informati. Il punto è proprio questo: non sono le informazioni che mancano ma è la scelta di “crederci” o no. Le motivazioni del rifiuto fanno capo a meccanismi psicologici e cognitivi scritti nella natura umana, in parte legittimi e comprensibili. DISTORSIONI COGNITIVE - Innanzitutto stiamo parlando della tutela del bene più prezioso, la salute propria e dei propri figli, e reazioni emotive e di preoccupazione sono legittime. Il primo ostacolo “psicologico” è che, con la vaccinazione, sto facendo un atto medico volontario e attivo a una persona sana. La percezione dei rischi viene ingigantita dal fatto che ci stiamo dando la possibilità anche remota, di avere effetti collaterali per una minaccia (la malattia contro cui ci vacciniamo) che al momento della vaccinazione non abbiamo, perché siamo sani, e che percepiamo come lontanissima e, quindi, di fatto, impossibile da contrarre. Si tratta di una comune distorsione cognitiva: noi non vediamo più i danni di moltissime malattie infettive nella nostra vita quotidiana, proprio perché la coperture vaccinali di massa le hanno eliminate e relegate solo nei libri di storia mentre percepiamo ben più concreti e probabili i rischi degli effetti collaterali, e non importa quanto le statistiche e i dati oggettivi ci dicano che questi siano rarissimi e quasi sempre di lieve entità: il nostro cervello li percepirà come un pericolo concreto. Così infatti commentava la ministra Beatrice Lorenzin, intervistata da La Repubblica lo scorso 8 Luglio a proposito del crollo delle vaccinazioni contro il morbillo in Italia. «L'assenza di alcune malattie è come la libertà, ti accorgi di quanto sia importante solo quando l'hai persa». IL “COLPEVOLE ESTERNO” - E che dire delle presunte associazioni vaccini-malattie, come l’autismo? Perché siamo così propensi a credere a una relazione causa-effetto, anche se i dati ci dicono che si tratta solo di una coincidenza temporale senza nessun legame? Anche in questo caso il nostro cervello è portato a trarci in inganno, perché è biologicamente predisposto a trovare connessioni causa-effetto nel mondo che ci circonda, anche quando non ci sono. Inoltre, l’identificazione di un “colpevole esterno”, in questo caso i vaccini, per una situazione dolorosa o problematica, come una malattia complessa, è una sorta di “valvola di sfogo” per dei genitori che hanno un figlio affetto da disturbi dello spettro autistico. È molto più facile, per un genitore, dare la colpa ai vaccini che accettare il fatto che, come la scienza sta dimostrando, che l’autismo di sviluppa già a partire dallo sviluppo del sistema nervoso durante la gestazione, anche se si manifesta a partire dai due anni circa. È una reazione umanamente comprensibile. SFIDUCIA NEL SISTEMA - Infine, la generale perdita di fiducia nel «sistema ufficiale» che anima molti settori della vita pubblica, alimenta il sospetto verso le istituzioni sanitarie e le aziende produttrici di vaccini, estendendo lo scetticismo, fondato o meno, nei confronti degli “stakeholder” in ambito sanitario alla reale efficacia scientifica delle vaccinazioni. COSA FARE? - Le vaccinazioni sono, senza ombra di dubbio, uno strumento fondamentale di tutela della salute pubblica mondiale: come fare quindi, alla luce di quanto detto sopra, a impostare un dibattito collettivo sereno e costruttivo, pur nella consapevolezza che NON possiamo fare a meno delle vaccinazioni e che le Istituzioni devono vigilare affinché non si scenda sotto le soglie di sicurezza di copertura vaccinale? Sicuramente continuando a informare correttamente, ma abbiamo visto che non basta: occorre impostare dialogo e partecipazione consapevole tra medici, istituzioni e cittadini. Più facile a dirsi che a farsi: ci vuole tempo, fatica e duro lavoro di mediazione, ma questa via appare come l’unica che, alla lunga, può dare i suoi frutti. Chiara Segré @ChiaraSegre
Nella foto (in alto): la recente manifestazione a Firenze contro l'obbligatorietà dei vaccini

 

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