Noto meccanico: "Le auto elettriche una truffa - okmugello.it © N. c.
Tra prezzi alle stelle, tecnologie immature e incertezze politiche, il mondo dell’auto vive una delle sue crisi più profonde
Il mondo dell’automobile non è più quello di una volta. Comprare una macchina, per molte famiglie, non è più un gesto di routine ma una scelta complicata, piena di incognite. Il 2025 si sta rivelando un anno di transizione irrisolta, dove le promesse di un futuro sostenibile cozzano con le difficoltà reali. Prezzi sempre più alti, normative ambientali instabili, dubbi sui carburanti del domani e politiche europee che spingono verso l’elettrico, ma senza una reale infrastruttura di supporto.
In questo clima, sempre più italiani – e non solo – ripiegano sull’usato, puntando su auto già rodate, affidabili e dal costo più contenuto. Le nuove tecnologie sono affascinanti, sì, ma non convincono tutti, soprattutto quando la quotidianità richiede praticità, durata e costi certi. Le auto elettriche, ad esempio, promettono zero emissioni, ma continuano a scontrarsi con limiti strutturali evidenti: tempi di ricarica lunghi, colonnine insufficienti, costi ancora elevati.
“Il mercato asiatico ha superato l’Europa”: la visione di Kike Ferrer
Kike Ferrer, meccanico esperto con anni di lavoro alle spalle nell’officina “Talleres Kike”, ha condiviso la sua visione in un’intervista pubblicata sul canale YouTube di Adrián G. Martín. Parla senza giri di parole e con il linguaggio concreto di chi le auto le vede ogni giorno sul ponte.
Secondo Ferrer, il mercato asiatico ha ormai superato quello europeo non solo per volumi, ma anche per affidabilità dei componenti. “Le auto giapponesi, coreane e cinesi sono le migliori che si possano acquistare oggi. Sono quelle che si rompono meno, quelle che tornano meno spesso in officina. Prima era il contrario, ma oggi non c’è paragone.”

La riflessione si sposta poi sull’elettrico, e qui il tono cambia. “Tutta la questione delle auto elettriche è una truffa”, afferma secco Ferrer. Secondo lui, il problema principale non è la tecnologia in sé, ma l’assenza di una rete di ricarica veloce, capillare e accessibile. “Se davvero potessi fermarti e con 2 euro fare il pieno in un minuto come con la benzina, l’elettrico avrebbe già vinto. Ma quella tecnologia esiste e non la vogliono implementare. Perché? Perché è una questione politica.”
“Finché c’è petrolio, l’elettrico non è il presente”: tra idrogeno, ricariche impossibili e realismo
Il suo giudizio non si ferma al presente, ma si proietta nel futuro prossimo. “Finché il petrolio sarà disponibile, le persone faranno bene a stare lontane dalle auto elettriche. È tutta una partita politica, e non è nemmeno mondiale. Solo l’Europa spinge per questa transizione, nel resto del mondo non interessa.”
Secondo Ferrer, la scommessa vera potrebbe essere l’idrogeno, che definisce “più promettente” rispetto alle batterie al litio. “L’idrogeno potrebbe davvero cambiare tutto, ma siamo ancora lontani. Al momento, se in Spagna devi percorrere 400 chilometri solo per ricaricare l’auto in tre punti diversi, qualcosa non funziona.”
Il meccanico tocca un punto dolente: la mancanza di una rete strutturata, l’impossibilità di ricaricare ovunque, i tempi d’attesa lunghi. Tutto ciò rende l’elettrico incompatibile con le esigenze reali di chi usa l’auto ogni giorno per lavoro, per spostamenti fuori città, per la famiglia. Ferrer conclude con amarezza e lucidità: “Ci sono troppi interessi in gioco. Le persone sono lasciate sole in mezzo a un cambiamento che non è ancora pronto.”


