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Coldiretti: 'No ai finti hamburger e bistecche'. 'Furto di identità che inganna i consumatori'

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Hamburger Hamburger © N.c.
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Devono continuare a chiamarsi bistecche, salsicce e hamburger solo quelle ottenute dalla carne per non ingannare i consumatori sulle reali caratteristiche del prodotto. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al voto del parlamento europeo sull’abolizione del divieto di definire carne qualcosa che non arriva dal mondo animale. “E’ inaccettabile un furto di identità che – spiega Roberto Nocentini, presidente di Coldiretti Firenze- permette di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi e provoca confusione nel carrello della spesa. Se questa impostazione fosse confermata, potremmo un giorno trovare sugli scaffali il lardo di Colonnata senza grasso o la ‘Chianina vegetale’”.

I consumatori – precisa la Coldiretti - rischiano di trovare sugli scaffali finti hamburger con soia, spezie ed esaltatori di sapore o false salsicce riempite con ceci, lenticchie, piselli, succo di barbabietola o edulcoranti grazie alla possibilità di utilizzare nomi come ‘burger vegano’ e ‘bistecca vegana’, bresaola, salame, mortadella vegetariani o vegani con l’unico limite di specificare sull'etichetta che tali prodotti non contengono carne.

“Una strategia di marketing con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano –spiega Nocentini- con il solo scopo di attrarre l’attenzione dei consumatori, rischiando di indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne”.

La carne ed i prodotti a base di carne fanno parte della dieta tradizionale dei nostri territori e regioni le cui ricette tramandate nei secoli appartengono di fatto al patrimonio gastronomico italiano. “Occorre regolamentare con trasparenza sull’etichetta il consumo di nuovi prodotti che sono entrati a far parte della spesa degli italiani senza equivoci che – conclude la Nocentini - rischiano di limitare la libertà di scelta dei consumatori”.

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Commenti 1
  • Mugelli Giampiero

    come era bello quando la mamma metteva nel forno il ginepro per dare profumo e sapore al pane fatto nella madia di casa, oppure i nastroni con il sugo di anatra cresciuta nell'aia; la farina rigorosamente di grano macinato dal mugnaio alla Madonna Dei Tre Fiumi. Si beveva l'acqua di sorgente oppure d'estate nei ruscelli. Si lavorava il maiale in casa allevato da ghiande e erba e profumavano salami, finocchiona, prosciutti. Ricordo con nostalgia quando mia madre mi dava un pezzo di pane in una mano e un pezzo di salciccia nell'altra e fuori all'aria, piovesse o ci fosse il sole. Adesso con il progresso la vita non è più vita, tutto è pianificato; pure il mangiare adesso ci rende tristi perché è industriale e non sappiamo più cosa mangiamo.

    rispondi a Mugelli Giampiero
    gio 22 ottobre 2020 01:45