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Marradi e Palazzuolo sul Senio, luglio 1944. Il ricordo della strage nazifascista tra Crespino, Fantino, Lozzole e Campergozzole

I racconti e le testimonianze raccolti negli anni – come quelli dello storico e già sindaco Rodolfo Ridolfi e nel volume Estate di...

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Un momento della cerimonia Un momento della cerimonia © Rodolfo Ridolfi
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Marradi, 26 giugno 2025 – A ottantuno anni dai tragici eventi del 17 e 18 luglio 1944, le comunità di Marradi e Palazzuolo sul Senio si preparano a commemorare una delle più feroci rappresaglie nazifasciste avvenute sull’Appennino tosco-romagnolo: la strage di civili tra le località di Crespino, Fantino, Lozzole e Campergozzole, che costò la vita a 44 persone, tra cui donne, bambini, anziani e lo stesso parroco di Crespino, Don Fortunato Trioschi.

Teatro di scontri tra partigiani e truppe d’occupazione, l’area divenne, nei giorni immediatamente successivi a un lancio alleato di rifornimenti ai resistenti sul Monte Lavane, bersaglio della ferocia nazista. Tra il 17 e il 18 luglio, in risposta a un attacco partigiano a una pattuglia tedesca sulla Faentina, si scatenò una sistematica operazione di rastrellamento e fucilazioni sommarie che coinvolsero anche civili totalmente estranei ai combattimenti.

I racconti e le testimonianze raccolti negli anni – come quelli dello storico e già sindaco Rodolfo Ridolfi e nel volume Estate di fuoco di Don Bruno Malavolti – ricostruiscono con dovizia di dettagli l'efferatezza delle uccisioni. A Crespino, sul greto del Lamone, vennero trucidati Don Trioschi e oltre venti civili. A Fantino e nei poderi circostanti, intere famiglie furono eliminate: i Beltrami, i Caroli, i Botti. Alcuni furono fucilati, altri asfissiati. Le donne e i bambini furono deportati nei boschi, segregati e poi rilasciati solo per assistere all’orrore delle uccisioni dei loro cari.

La memoria della strage, a lungo trasmessa oralmente e successivamente documentata anche in bollettini partigiani – come quello della 36ª Brigata Garibaldi “Alessandro Bianconcini” – è oggi parte integrante del patrimonio storico e civile del territorio. Nel 1991, il Comune di Marradi ricevette la Medaglia d’oro al Merito Civile per l’eroico sacrificio della sua popolazione.

Oggi, a distanza di tanti anni, rimane vivo l’invito a non dimenticare. Come scrisse Ridolfi nel 1993: “I sacrifici di tutto il popolo marradese durante il terribile conflitto hanno raggiunto limiti inimmaginabili. La ritrovata libertà [...] è stata premiata con alto riconoscimento di virtù civica”.

Le cerimonie di commemorazione sono previste per il 17 e 18 luglio prossimi, con la partecipazione delle autorità civili, religiose e delle associazioni della Resistenza.

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