La grande abbuffata © nc
Gentile Direttore, per diversi anni la stabilità dei prezzi ha consentito alla maggior parte della popolazione di condurre una vita dignitosa. Oggi, invece, assistiamo a una situazione molto diversa: gli aumenti sono ben più consistenti di quanto dichiarato dall’ISTAT. Il costo del cosiddetto carrello della spesa è infatti cresciuto, in alcuni casi, fino al 30% rispetto a tre anni fa.
Per i beni alimentari e di largo consumo, questi rincari non derivano soltanto dalle materie prime, ma soprattutto dai costi energetici, lievitati a causa della speculazione. A ciò si aggiunge il peso dello Stato: le accise sui carburanti, tanto criticate in passato, sono ancora in vigore e, come se non bastasse, l’IVA viene calcolata anche su questa tassa, una pratica che molti ritengono ingiusta e penalizzante.
Shrinkflation e profitti senza limiti
Un ulteriore problema è rappresentato dall’ingordigia imprenditoriale. Dalle cooperative alle grandi catene di distribuzione, assistiamo al fenomeno della shrinkflation: prodotti venduti come scontati ma con confezioni ridotte rispetto al formato tradizionale. Organismi come il Codacons si limitano spesso a segnalare e protestare, senza ottenere risultati concreti.
Mi chiedo se sia giusto consentire di guadagnare senza limiti rispetto ai costi di produzione. Il margine di profitto non dovrebbe essere regolamentato o indicizzato? Questa rincorsa ai prezzi non porta sviluppo, ma soltanto disgregazione sociale, che alla lunga finirà per travolgere anche chi ha alimentato tale sistema.
Una metafora dalla “Grande abbuffata”
Mi viene in mente il film La grande abbuffata, in cui i protagonisti, divorati dall’ingordigia, morivano sazi ma in modo miserabile. Una metafora che, a mio avviso, descrive bene l’attuale deriva della nostra società.
Cordiali saluti,
Silvio Frascati


