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Su accoglienza e integrazione, interviene il Sindaco di Vicchio Carlà Campa

Un "progetto-pilota" sta partendo per i migranti del Cas

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Filippo Carlà Campa Filippo Carlà Campa © Foto Cronache Germogli
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Il paese di Vicchio era apparso alle cronache regionali a seguito dell'istallazione di alcune tende all'interno del proprio campeggio che avrebbero dovuto ospitare, in caso di emergenza, un gruppo di richiedenti asilo. Su tema accoglienza e immigrazione, a seguito degli ultimi sviluppi, ritorna a dire la sua, il Sindaco Carlà Campa con una nota che pubblichiamo di seguito  


In queste ore le cronache dei quotidiani tornano a ventilare l'ipotesi di accogliere i migranti nelle tende, per cercare di far fronte alla difficilissima situazione legata alla mancanza di posti nei CAS di tutta la Regione. Come ho già avuto modo di dire, ritengo che queste ipotesi non possano essere la soluzione a un fenomeno che deve essere affrontato in maniera corale da tutti. Con molti colleghi sindaci stiamo affrontando una situazione che va oltre l'emergenza e che va ripensata coinvolgendo nel processo decisionale anche i Comuni.
Per quanto riguarda le nostre zone, credo che sia necessaria una riflessione che coinvolga tutti i 41 Comuni della Città metropolitana: si può pensare di affrontare le prossime settimane solo se ogni ente si fa carico di parte del problema. Come diceva don Milani in 'Lettere a una professoressa','Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l'avarizia'.
Umanità, solidarietà, accoglienza, integrazione.

Queste quattro parole hanno un forte significato e rappresentano molto per me, nelle scelte che faccio. Come privato cittadino e ancor di più come primo cittadino. E sono particolarmente orgoglioso di un progetto che stiamo facendo nascere nel territorio vicchiese, "Cas-Integrarsi a Vicchio", grazie alla disponibilità e collaborazione di varie associazioni locali ed il contributo di soggetti privati, per sostenere i migranti nei processi di mantenimento o recupero della salute psico-fisica, di regolarizzazione amministrativa e di inserimento sociale e lavorativo nel tessuto sociale locale. E' un'esperienza con delle peculiarità che può fare da apripista per altre realtà. Spero anzi che possa essere replicata ed estendersi.

Sono sempre più convinto che la situazione d'emergenza sia acuita dalla mancanza di una strategia a lungo termine da parte del governo, che si limita ad annunci e tatticismi che finiscono soltanto per procurare dolore e un'ulteriore perdita di dignità a queste persone che fuggono da realtà molto difficili. 

Trovare soluzioni a una crisi di questa portata è tutt'altro che semplice. Ma quel che è certo è che, tralasciando chi scappa dal proprio paese per ragioni di guerra, che sono considerati rifugiati e hanno diritto a uno status speciale, l'Onu stima che tra il 20 e il 30% delle persone che sono arrivate in Europa sta scappando da un contesto di povertà economica. Credo che creare investimenti e opportunità di lavoro, migliorare le condizioni di vita e di sviluppo nei paesi dai quali queste persone stanno fuggendo potrebbe contribuire a risolvere una grande questione del nostro tempo. Che non vuol dire "aiutiamoli a casa loro", ma restituire dignità, opportunità e potenzialità a popolazioni, ad aree geografiche che gli occidentali, ma non solo, hanno ritenuto "cosa loro". A poco servono annunci o slogan, occorrono invece fatti concreti.
 

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