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Il training autogeno: un allenamento alla salute

Oggi vogliamo introdurre il training autogeno, di cui tanto si sente parlare, ma che molti non hanno ben chiaro di cosa si tratta in concreto.

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Con questo termine di training autogeno, si definisce un metodo di auto distensione da concentrazione psichica, che consente di modificare le condizioni psichiche e somatiche.

La parola “training” in questo caso, assume il significato di apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva, particolarmente studiati e concatenati allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare e dell’equilibrio neurovegetative dello stato di coscienza della persona che li pratica.

“Autogeno” sta per “che si genera da sé” e questo è ciò che distingue questo metodo dalle tecniche auto ipnotiche, le cui realizzazioni somatopsichiche sono attivamente indotte dal soggetto o dal terapeuta. Conseguentemente all’apprendimento di questo nuovo ed insolito atteggiamento, si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia o di stress.

Il training autogeno può essere proficuamente applicato sia all’individuo che al gruppo, sia a pazienti con disturbi di un qualche tipo, sia a soggetti che non presentano alcuna sintomatologia. Può essere utilizzato con effetti benefici a diversi livelli:

  • a livello fisiologico, perché favorisce un riequilibrio del Sistema Nervoso vegetativo ed endocrino, entrambi strettamente connessi ai vissuti emotivi;
  • a livello fisico, perché migliora lo stato di benessere e di salute generale;
  • a livello psicologico, perché aiuta a ristrutturare le proprie reazioni emotive e migliorando alcuni vissuti psicologici.

Questo metodo è stato introdotto per la prima volta da Schultz, psichiatra tedesco degli anni Trenta del secolo scorso, che pubblicò nel 1932 la prima edizione dell’opera “Il Training autogeno” in cui descrive il suo metodo.   

Per l’esecuzione del Training Autogeno è necessario un ambiente tranquillo, non disturbato da stimolazioni esterne. E’ importante, però, trovare una posizione per il corpo più adeguata possibile per evitare qualsiasi fattore di tensione muscolare e tale da facilitare il raggiungimento della maggior passività possibile. Una poltrona comoda e accogliente può essere molto utile allo scopo: le gambe non devono essere incrociate e le mani non si devono toccare fra loro; ciò per evitare che le stimolazioni tattili possano inibire questo smorzamento degli stimoli a cui si tende.

Il soggetto deve disporsi mentalmente a un atteggiamento di calma.

Il Training Autogeno inizia con una serie di esercizi accompagnati da specifiche formule. Quello che si rende indispensabile nel soggetto è un atteggiamento di lasciar accadere, poiché “autogeno” significa “che si auto genera”.

Generalmente al termine di ciascuna sessione viene chiesto al soggetto un breve feedback riguardo all’esperienza appena conclusa.

Lo stato di autogenia si raggiunge con un allenamento costante e la volontà di volersi allenare è un fattore importantissimo. Soggetti che praticano regolarmente il training autogeno riferiscono sempre minor dispendio di energia, dato che gli esercizi stessi sono di breve durata.

È indicato per trovare giovamento a problematiche legate all’insonnia e per tutte le manifestazioni dolorose acute, nonché per la predisposizione al sonno.

È una tecnica molto utile anche in campo sportivo: migliora, infatti, la resistenza e le performance.

Come tutti gli allenamenti e i trattamenti, anche il Training Autogeno presenta delle controindicazioni: per esempio, resta sconsigliato nelle patologie depressive e psicotiche e nelle fasi acute delle cardiopatie.

Per informazioni inviare una mail a: [email protected]

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