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Il Mediterraneo cuoce come mai prima d’ora: cosa sta davvero accadendo sotto la superficie

Il Mediterraneo è sempre più caldo: scopri il meccanismo che scatena le onde di calore marino e cosa significa per il nostro ecosistema.

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mar mediterraneo 21082025 okmugello.it mar mediterraneo 21082025 okmugello.it © N. c.
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Ondate di calore marino, venti che scompaiono e anticicloni africani: il mar mediterraneo si sta trasformando in un “hotspot climatico” e le conseguenze non restano sott'acqua.

Negli ultimi anni abbiamo imparato a convivere con l'afa estiva e gli anticicloni africani che sembrano non volerci lasciare in pace. Ma ciò che viviamo sulla terraferma è solo una parte del problema: il Mediterraneo, sotto la superficie, sta vivendo la sua personale febbre. Gli scienziati parlano di onde di calore marino, picchi anomali della temperatura superficiale che si presentano sempre più frequenti e con intensità crescente.

Uno studio recente del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici ha fatto luce sul meccanismo che scatena questi eventi, aprendo la strada a previsioni più affidabili. In poche parole, quando il mare sembra “cuocere”, non è solo una nostra impressione: c'è un sistema atmosferico ben preciso che intrappola il calore in superficie.

Il Mediterraneo non respira più: anticicloni e calore marino

Il Mediterraneo diventa particolarmente vulnerabile quando si incontrano due condizioni: la presenza di dorsali subtropicali stabili gli anticicloni africani che conosciamo bene e venti deboli o assenti. Normalmente, le correnti come il Maestrale o l'Etesio aiutano il mare a disperdere calore attraverso l'evaporazione. Quando invece l'aria smette di muoversi, il mare smette di “respirare” e il calore non si disperde e resta intrappolato nello strato superficiale. Bastano pochi giorni perché l'acqua si scaldi di 2-3 gradi, un incremento sufficiente a sconvolgere interi ecosistemi.

mediterraneo soffre di ondate di calore: il mare sta cuocendo

Un mare così caldo non è un semplice dato da bollettino meteo, significa mortalità di massa di coralli e spugne, spostamento di pesci verso acque più fresche, danni alla pesca e all'acquacoltura. Gli eventi estremi del 2003, 2020 e 2022 hanno già lasciato ferite ancora oggi visibili.

Il problema è che il Mediterraneo è uno dei cosiddetti “hotspot climatici” , ossia regioni che si riscaldano più velocemente della media globale. Questo lo rende un laboratorio naturale di ciò che potrebbe accadere altrove, ma con conseguenze immediate per chi vive e lavora lungo le nostre coste.

Quando parliamo di onde di calore marino, non immaginare che tutto resti confinato sott'acqua. Le acque superficiali più calde alimentano infatti anche le onde di calore atmosferiche, quelle che rendono le nostre città soffocanti. È un circolo vizioso, il mare si scalda, l'aria diventa più torrida, e così via.

Per questo i ricercatori insistono sull'importanza di previsioni più precise e sistemi di allerta rapidi. Incrociare i dati sulla persistenza degli anticicloni con quelli della forza dei venti permette già di anticipare in parte questi eventi, dando strumenti preziosi a pescatori, operatori turistici e gestori di aree protette.

Il Mediterraneo che “cuoce” non è solo un'immagine suggestiva, ma un segnale chiaro: il cambiamento climatico non è un problema astratto e lontano. È qui, oggi, e influenza la vita quotidiana del mare e non solo.