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Giorgio Rossi e le sue muse in palazzo Medici Riccardi

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Giorgio Rossi e le sue muse in palazzo Medici Riccardi Giorgio Rossi e le sue muse in palazzo Medici Riccardi © n.c.
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Il tempo di ricordare a tutti gli estimatori mugellani l’arte di Giorgio Rossi, grande e stimato scultore nativo di San Piero a Sieve, che lo scorso ottobre 2013 alcune sue opere sono state collocate nel famoso “Corridoio Vasariano”, che la gentile signora Paola Pagliai, nipote dell’artista sampierino, ci porta a conoscenza che sabato prossimo 7 dicembre 2013, (ore 16) presso i saloni di palazzo Medici Riccardi, verrà inaugurata una grande mostra a cura di Rossella Campana e Alfonso Panzetta denominata “Volti dal passato --  Giorgio Rossi e le sue Muse”.

L’inaugurazione come sopra scritto avverrà sabato 7 dicembre 2013,  ore 16.00,  Palazzo Medici Riccardi nella Sala Luca Giordano in Via Cavour 3, Firenze.

Interverranno Andrea Barducci Presidente della Provincia di Firenze, Giacomo Billi Assessore Sviluppo Programmazione e Turismo della Provincia di Firenze, Francesco Maria Grasso Sindaco del Comune di Montevarchi, Pierluigi Fabiano Assessore alla Cultura del Comune di Montevarchi, Gianluca Monicolini, Presidente dell’Associazione “Amici de Il Cassero” (Il Cassero com’è noto custodisce anche alcune scultore del Prof. Mario Bini di Borgo San Lorenzo), per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento, Alfonso Panzetta Direttore scientifico de Il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento e curatore della mostra, Rossella Campana,  Curatrice della mostra e la Signora Paola Pagliai nipote dell’artista.

Ovviamente tutti gli amanti della scultura e del bello artistco di Giorgio Rossi sono cordialmente invitati.

Ed ora ecco una biografia di questo illustre e straordinario artista mugellano

Giorgio Rossi nasce a San Piero a Sieve il 13 gennaio 1892 da Enrico e Marianna Nencioni. Dei suoi anni giovanili, dei suoi studi, del suo carattere, della sua famiglia si ignora praticamente tutto. All’Accademia di Belle Arti è allievo di Antonio Bortone, artista di cultura ottocentesca, sensibile al retaggio patriottico risorgimentale. Da Bortone, ritrattista accurato, apprese tutte le tecniche della scultura ed ereditò il disprezzo per la facile fama.
Nel 1906, a soli 14 anni, partecipa all’Esposizione Annuale della Società di Belle Arti di Firenze.
 


Nel biennio 1912-1913 si riaffaccia sulla stessa scena con alcune opere. Nel 1914 espone a Montecatini nell'ambito della mostra annuale organizzata dalla Società di Belle Arti. Nel 1915 invia Pegaso alla Permanente di Milano. Si tratta di mostre non del tutto accademiche: le opere sono in vendita, con un prezzo ben indicato sul catalogo. Rossi è ormai un artista dalla fisionomia riconoscibile.

A ridosso della Prima guerra mondiale, Rossi è vivace, intraprendente. Non si limita a lavorare come artista, ma si cimenta nella poesia, come risulta da alcuni suoi versi pensosi, gravi, riemersi dalle sue carte.Nel 1916 è premiato con la medaglia d’argento per la scultura in marmo La Sieve dalla Società di Belle Arti e l’anno seguente vince il primo premio all’Esposizione del soldato organizzata a Palazzo Davanzati.

Nel 1918 riceve un prestigioso riconoscimento dall'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze che lo inserisce nei ruoli degli “Accademici onorari”. Nel 1920 espone alla Mostra d’Arte Sacra a Venezia nonché riceve commissioni private per opere, alcune di grande impatto monumentale, da collocare nei cimiteri. In questo periodo Rossi inizia a diradare il numero delle mostre alle quali partecipa e cerca un lavoro nella scuola per dare una base economica affidabile alla propria esistenza.

Per questo motivo, nel 1921 partecipa al concorso per “aggiunto” di ornato e per la plastica della figura all’Istituto di Belle Arti di Firenze. 


Nel 1924 è presente alla IV Mostra Nazionale di Belle Arti di Brescia. In quello stesso anno, a Firenze, porta un Redentore al Concorso Duprè. Partecipa poi alla Mostra per il Premio Principe Umberto alla Permanente di Milano nel 1925. Il 10 gennaio 1926,

“Lo Scultore e il Marmo”, pubblicazione trimestrale con redazione a Milano, pubblica un ampio rendiconto dell’esposizione. Quella dell’artista viene menzionata come “una delle opere migliori di tutta la Mostra”. 
Nel 1927 riceve la commissione del Monumento ai Caduti per Borgo San Lorenzo. Il suo referente è il conte Pecori Giraldi, che si reca più volte nel suo studio per verificare l’andamento del lavoro.

Forte dell’interesse suscitato, Rossi invia il bozzetto della “Sieve” alla Camera dei Deputati, come vediamo da un biglietto di ringraziamento. Il 1927 è anche l’anno del definitivo inserimento nella scuola. Dopo una supplenza annuale all’Istituto Tecnico Galilei di Firenze come assistente alla Scuola di disegno, entra nei quadri docenti della R. Scuola Artistico-Industriale per l’Alabastro di Volterra.

Il suo lavoro viene apprezzato al punto da convincere il Consiglio d’Amministrazione della Scuola a conferirgli una gratifica di 500 Lire per “la diligenza dalla S.V. usata nell’impartire l’insegnamento”. Inevitabilmente, l’alabastro irrompe nel mondo creativo di Rossi, che ne ricava opere notevoli per qualità d’invenzione e per grazia compositiva.

 In un’edizione della Fiera dell’Artigianato di Firenze, vince il Primo Premio per una scultura in alabastro raffigurante una delicata Madonnina. Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di Venezia, edizione resa celebre dalla qualità degli artisti invitati, con la scultura Testa di uomo grasso.


Firenze resta il principale sfogo per mostrare il proprio lavoro. L’Associazione Nazionale degli Artisti, con sede in Piazza Pitti, lo invita con una certa regolarità alle mostre che annualmente organizza.
 

Comanducci lo contatta nel 1935 per inserirlo nel Dizionario biografico degli Scultori Italiani dall’Ottocento ad oggi e lo prega d’inviargli foto di opere significative e d’indicargli “quali libri, giornali, riviste, hanno pubblicato scritti relativi a Lei e alla Sua attività artistica”. Nel 1936 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia con una terracotta dal titolo Giovane donna.
Nel 1940 il Ministero dell’Educazione Nazionale lo sovvenziona con una somma di 3000 Lire.
 
Nel secondo dopoguerra, la produzione dell'artista ebbe i connotati di un diario intimo.

La scuola, che gli aveva dato la sicurezza economica, cominciò ad avvertirla come una noiosa prigione. Cercò di trovare un'alternativa a Volterra chiedendo di essere trasferito in altre sedi, nelle quali si illudeva di trovare un clima artistico e umano più congeniale. Non vide coronato il suo modesto sogno.

L'insegnamento si estinse lentamente, lasciandolo in grado di tornare a Firenze, dove poté aprire uno studio in Via Della Robbia. Nel suo isolamento, riuscì a dare vita ad alcune delle sue opere migliori, nelle quali si librava la sua fantasia finalmente disinibita e disincantata.

Il pubblico fiorentino poté conoscere le sue sculture solo superficialmente, grazie alle partecipazioni di Rossi alla Fiera dell'Artigianato. Si spense nel 1963.

 

 

La locandina della mostra antologica in sculktura di Giorgio Rossi a Palazzo Medici Riccardi

 

Giorgio Rossi, autoritratto.  

 

Un ricordo del comune di San Piero a Sieve, nell’ex asilo “Frilli” allo scultore Giorgio Rossi

 

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