OK!Mugello

La favola di Miniati dedicata a Tiziana Lorini

Il sogno dell'orsacchiottina Zizzi

Abbonati subito
  • 858
Orsacchiotta Zizzi Orsacchiotta Zizzi © Massimiliano Miniati
Font +:
Stampa Commenta

Zizzi era nata nel bosco che ricopriva, come un bellissimo tappeto verde, un’intera regione del centro di una terra bellissima. Mamma orsa, l’aveva mandata a scuola e come tutti gli orsacchiotti della sua età, Zizzi sapeva leggere, scrivere, fare le somme e le sottrazioni, ed i suoi voti erano stati sempre buoni.
La maestra si era accorta di una particolarità di Zizzi, che a differenza degli orsacchiotti della sua età, invece di passare il tempo libero a rotolarsi e a cercare miele, passava il suo ad osservare gli altri.
Zizzi non si limitava ad osservare, ma dopo aver guardato ed assimilato la cosa, si poneva un sacco di domande, alle quali, a volte non riusciva a trovare una risposta.

Per esempio, si era fissata  con uno degli orsacchiotti con la pelliccia gialla, che viveva non lontano dalla sua tana.
Gli orsacchiotti con la pelliccia gialla erano abbastanza rari, e Zizzi non capiva perché gli altri orsi, invece di festeggiare la nascita di un orsacchiotto cosi particolare, ne erano delusi, qualcuno addirittura si vergognava.
Zizzi passava ore a guardare l’orsacchiotto giallo, lei non vedeva niente di strano in quel simpaticissimo pellicciotto color dell’oro che ricopriva il suo giovane vicino. Un giorno, stanca di stare a guardare, si diresse da sua madre e disse «Mamma! Perché il cucciolo dei nostri vicini è giallo ed io invece sono marrone scuro?».

La domanda di Zizzi colse di sorpresa la madre, che cercò di rispondere in modo che l’orsacchiottina potesse capire «E’ un cucciolo speciale» disse «mentre tu crescerai seguendo l’ordine naturale del diventare grande, lui farà più fatica e con molta probabilità continuerà a comportarsi come un cucciolo per tutta la vita».
Poi non sapendo come approfondire il discorso, mamma orsa si mise a cercare nella dispensa gli ultimi barattoli di miele che il padre di Zizzi era riuscito a riempire. Quella notte Zizzi sognò e nel sogno si vide contornata da tanti orsacchiotti gialli che cantavano e ballavano.

La mattina seguente, l’orsacchiottina, fece una cosa che non aveva mai fatto.
Si vestì, prese la cartella dove la mamma aveva messo le ghiande glassate al miele per la colazione e dopo aver salutato si incamminò in direzione della scuola. Quando fu certa che dalla tana nessuno potesse vederla, cambiò direzione ed entrò nel bosco.

Era curiosa, voleva vedere se li vicino ci fossero altri orsacchiotti gialli.
Camminò per tutto il giorno e ne vide altri tre.
La mattina seguente fece la stessa cosa, saltò la scuola e prese la direzione del bosco opposta a quella del giorno prima.

Anche quel giorno ne vide altri due.
Quella notte Zizzi sognò nuovamente gli orsacchiotti gialli che cantavano e ballavano.

La mattina seguente Zizzi andò a scuola, e non perché ne avesse voglia, ci andò solo perché aveva una domanda da fare alla maestra.
Aspettò educatamente che la maestra terminasse la lezione, poi le chiese «Signora Maestra, perché nella nostra scuola non ci sono orsacchiotti gialli?».

La maestra aveva capito da tempo che Zizzi era speciale e sapeva che non si sarebbe accontentata di una risposta evasiva, quell’orsacchiottina aveva il cervello più attivo dei cuccioli della sua età.

«Perché hanno dei problemi ad imparare» rispose dolcemente « ed il consiglio degli orsi ha deciso che noi maestre non possiamo perdere tempo, gli orsacchiotti gialli rallenterebbero quelli marroni come noi».
Zizzi la guardò curiosa «non stiamo mica facendo una gara!» disse con la faccia che solo i cuccioli possono avere.

«Hai  ragione» rispose teneramente la maestra,«ma purtroppo non le faccio io le leggi

Quel pomeriggio Zizzi tornò a casa e per la prima volta da quando era nata, prese una ghianda caramellata e raggiunse l’orsacchiotto giallo che stava giocando da solo davanti alla sua tana.

«Ciao io sono Zizzi!» disse tutto d’un fiato per paura che l’imbarazzo le impedisse di terminare la frase.
«Ciao» rispose lui con un’espressione un po’ più infantile per la sua età.
Zizzi gli porse la ghianda caramellata e dopo cinque minuti, l’orsetto giallo aveva trovato la sua prima amica.
Era felice la mamma dell’orsetto giallo quando lo vide per la prima volta giocare con qualcun altro che non fossero i suoi genitori.

Nei giorni seguenti Zizzi andò a scuola, e quando tornava a casa, raccontava al suo nuovo amico quello che avevano studiato e a modo suo cercava di trasformarsi in una piccola maestra. Le mamme degli altri orsacchiotti cominciarono a guardarla in modo strano, si domandavano perché quella cucciola volesse passare tutto quel tempo con l’orsacchiotto giallo. Loro non sapevano che Zizzi aveva fatto un sogno.

Una sera, suo padre, al quale qualcuno del branco aveva raccontato delle attività della cucciola, la chiamò e se la mise sulle ginocchia.

«Mi hanno detto che sei sempre insieme al cucciolo giallo! E’ vero?» le disse deciso.
«Si» rispose sinceramente Zizzi.
«Perché non giochi invece con quelli uguali a te?» la interrogò il padre.
«Perché i miei compagni sanno solo rotolarsi per il bosco e cercare miele, lui invece è simpatico, è buono ed è solo!».

Il padre che era uno stimato membro del branco, famoso per aver combattuto contro i più temibili avversari, insomma…un duro, alle parole di Zizzi sentì il cuore sciogliersi e mentre cercava di inghiottire disse «tu sei la mia cucciolina speciale» poi aggiunse «avrai sicuramente un sacco di delusioni e in molti cercheranno di cambiarti» poi carezzandole la pelliccia «ma tu non permetterlo, hai un cuore più grande di un orso adulto e tu dai retta solo a lui» e facendole il solletico, mentre l’orsacchiottina scoppiava a ridere terminò «e a me naturalmente».

Il mattino seguente Zizzi aspettò che il padre uscisse dalla tana, lui era un membro conosciuto e stimato e conosceva anche gli orsi degli altri branchi, era proprio l’orso che faceva al caso suo.

«Ciao babbo» esplose Zizzi con l’espressione sorridente che sfoderava quando aveva bisogno che il padre le facesse un piacere.
«Potresti…per favore… fare un giro negli altri branchi e chiedere ai genitori degli orsacchiotti gialli se hanno voglia di fare un pic-nic qua nel nostro bosco, avrei un’idea speciale per loro.»
Era talmente entusiasta che il padre non ebbe il coraggio di rifiutarsi di aiutarla e quel giorno fece il giro dei branchi più vicini al loro, per invitare le famiglie che avevano un cucciolo giallo al pic-nic.

Tre giorni dopo, Zizzi aveva steso le coperte fatte di foglie di eucalipto ed aveva disposto su ognuna una bella montagnetta di ghiande e tralci di vite pieni di grappoli di uva matura.
Per la prima volta in vita sua l’amico di Zizzi vide altri cuccioli gialli e con un po’ di fatica fece amicizia con tutti.
Nessuno di loro aveva molti amici, ed il ritrovarsi tutti insieme era un evento inaspettato.
Zizzi li guardava, erano bellissimi, tutti insieme a giocare nel prato.

Fu il padre che sorprese tutti.

Prese l’orsacchiottina in braccio ed andò verso i genitori ai quali annunciò «Mia figlia avrebbe un’idea da proporvi» disse mettendo in chiaro con l’espressione che tutti avrebbero dovuto ascoltare.

Zizzi si vergognava un po’ e quando il padre capì l’imbarazzo della figlia a parlare ad un pubblico sussurrò «se inizi così, non andrai da nessuna parte» la baciò tra le orecchie «devi fare in modo che il tuo sogno diventi anche il loro».

Alle parole del padre, l’orsacchiottina si sentì come se una forza misteriosa si fosse impadronita di lei e spiegò ai genitori che per gli orsacchiotti gialli sarebbe stato un bene avere degli amici con i quali giocare, imparare, anche litigare se fosse stato necessario e perché no, anche innamorarsi.

Lei aveva l’idea giusta, metterli insieme a fare qualcosa che li facesse sentire speciali, che li aiutasse a capire che cosa veramente generasse in loro la felicità.

Alcune mamme la guardarono pensando che forse quella piccola orsa fosse un po’ presuntuosa, in fondo chi era lei, una cucciola che pensava di dare lezioni a loro su come educare o far socializzare i loro piccoli.
Ma Zizzi era talmente appassionata nei suoi progetti che tutti accettarono di fare almeno una prova.

Dopo un paio di mesi i cuccioli gialli avevano formato un gruppo bellissimo.
Erano amici, si volevano bene, si aiutavano tra loro ed anche se a volte si ringhiavano un po’, poco dopo erano a rotolarsi insieme nel prato.
Cominciarono con le canzoni, poi a ballare, poi a recitare e, nonostante qualcuno del branco pensasse che Zizzi stava solo perdendo tempo, l’orsacchiottina era al massimo della felicità.
Il suo amico era cambiato, non stava più a giocare da solo, adesso quando non era insieme al gruppo, imparava le canzoni o provava i passi della semplice danza che avrebbe dovuto fare.
Era andata dal direttore della scuola per chiedere se gli orsacchiotti gialli potevano fare il loro spettacolo nella grande tana che funzionava come spazio per la ricreazione, ma il direttore aveva detto di no.
Aveva chiesto al proprietario di una tana dove si riunivano i capi orso per discutere, ma anche quello aveva detto di no.

Zizzi era triste, aveva fatto in modo che gli orsetti gialli si appassionassero alla cosa e adesso erano gli altri che volevano che rinunciasse al suo sogno.
Quando la sentì piangere, fu sua madre a raggiungerla «Perché piangi amore mio?» disse dolcemente.

«Perché nessuno crede nello spettacolo che vogliamo fare» rispose tirando su col naso Zizzi.
«Ma tu ci credi?» chiese seria la mamma.
«Certo che ci credo» rispose Zizzi «e poi lo spettacolo è bellissimo».
«Allora ci penso io» disse dolcemente la madre, e baciandola in fronte le disse «adesso chiudi gli occhi e dormi».
Zizzi si sentì al sicuro, protetta dalla promessa della mamma, chiuse gli occhi e si addormentò.

Il giorno dopo, quando tornò da scuola, Zizzi rimase di stucco.
La madre ed alcune delle altre madri del branco avevano portato al centro del prato tronchi e rami e li avevano allineati a formare un quadrato rialzato rispetto al prato.

«gli orsi si siederanno qua» disse la madre quando la vide «tu e gli orsetti gialli vi esibirete qua sopra» terminò indicando i tronchi che formavano una grande piattaforma rialzata.

Alcune orse stavano intrecciando foglie per costruire una specie di tenda da mettere alla fine di quel palco improvvisato, alte stavano andando a caccia di lucciole da mettere nei barattoli per illuminare la scena, altre avevano giudicato troppo stupida la cosa e se ne stavano nelle loro tane a fare la stessa vita di tutti i giorni.

Zizzi era rimasta sorpresa di veder a lavorare per lei orse che non si sarebbe mai immaginata, ed ancora più sorpresa di non vederci altre sulle quali avrebbe scommesso senza pensarci, ma non importava. Il fatto che si fossero fatte coinvolgere alcune orse del branco era già un gran successo.

Due giorni dopo lo spettacolo sarebbe andato in scena.

La maestra di Zizzi aveva scritto gli inviti su foglie di quercia e li aveva distribuiti a tutte le tane del bosco.
Tutto era pronto, i barattoli con le lucciole erano coperti in attesa di illuminare il palco e gli orsetti gialli erano emozionati.

Zizzi guardò da dietro la tenda di foglie, tutto il bosco aveva accettato l’invito ed anche se sapeva che la metà di loro erano li solo per poter criticare, non importava, Zizzi sapeva che quando se ne sarebbero andati la loro visione di quel mondo sarebbe stata diversa. 

Babbo orso corse dietro la tenda «E’ ora di cominciare» disse grattando la testa di Zizzi «fate vedere di cosa siete capaci».

Zizzi scoprì i barattoli e le lucciole illuminarono il palco come se il sole fosse spuntato di nuovo.
Il padre di Zizzi imbracciò la chitarra e cominciò a suonare.
Da quel momento fu tutto magico, le canzoni, le filastrocche, le poesie le danze.
Gli orsacchiotti gialli si divertivano e riuscivano a trasmettere il loro divertimento anche a quelli che erano li solo per criticare.

Alla fine dello spettacolo, gli orsi erano tutti in piedi ad applaudire e quando Zizzi salì sul palco per ringraziare tutti, gli orsetti gialli si misero a fare il girotondo attorno a lei.
Sapeva benissimo che continuare sarebbe stata dura, ma il ghiaccio era stato rotto e tutti avevano visto che era possibile realizzare qualcosa di bellissimo.
Zizzi era felice perché tutti gli orsi applaudivano commossi.
Aveva realizzato il suo sogno, ma la cosa più bella era che, aveva realizzato il sogno di tutti quelli orsetti gialli che da quella sera non giocarono più da soli.

A Tiziana Lorini, la mia Zizzi preferita!

Il sogno dell’orsacchiottina Zizzi è tratta dal libro “Favole Moderne” di Massimiliano Miniati
Edizioni Lampi di Stampa – © tutti i diritti riservati

Lascia un commento
stai rispondendo a