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La schizofrenia europea contro il vino italiano. Il rompicapo delle etichette salutistiche

Norme fatte, contese, cambiate, etc... Europa nel caos

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vino vino © Foto di 悍匪 社交 da Pixabay
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All'inizio fu l'Irlanda. Qualcuno provò a dirlo, anzi a gridarlo parecchio forte anche a Bruxelles, che dietro l'idea dell'etichetta salutistica ci fosse altro.

Le “avvertenze sanitarie” da apporre in etichetta per vino, bottiglie e liquori paiono minacce per quei paesi che il vino lo producono e lo esportano: Italia, Francia e Spagna, che da soli rappresentano il 47% della produzione enoica mondiale, seguite da Bulgaria, Grecia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Portogallo.

Caso unico in Europa in cui un Paese membro se ne strafrega delle regole del mercato comune e va per la sua strada, facendo diventare legge “l'etichetta sanitaria” per il vino, prendendo ulteriormente per il naso il resto d'Europa con la postilla che “la legge si applicherà dopo un periodo di transizione di tre anni, quindi dal 22 maggio 2026.” Resta il pericoloso precedente che ha messo in luce tutta la debolezza dell'Europa come realtà unitaria.

Uno schizofrenismo normativo che ha aperto le porte all'altra astrusa idea di alcuni tecnici-burocrati che, a pochi giorni dall'introduzione (8 dicembre), hanno pensato bene di modificare una postilla di una norma già scritta per l'etichetta europea, cambiando nuovamente le regole all'insaputa di tutti, a pochi giorni dall'entrata in vigore. Migliaia di etichette da buttare perché manca in etichetta la scritta “ingredienti” sotto il codice QR (che è venuta in mente solo dopo...), che rimanda a quella elettronica contenente la lista degli ingredienti utilizzati nella produzione del vino e i suoi valori nutrizionali.

Una follia che rischiava di far gettare nel cestino migliaia di etichette di vino già pronte per il mercato, anche delle Feste, e che ha fatto arrabbiare tantissimi.

Sugli scudi Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti, che spiega la vicenda: “Siamo alla beffa, sono venuti a comunicarci le nuove disposizioni dopo che già avevamo stampato e confezionato milioni di etichette. Noi non improvvisiamo, rispettiamo le regole ma pretendiamo rispetto per il nostro lavoro. Le tipografie non stampavano le etichette oggi per domani, ci vogliono almeno 15-20 giorni, e non potevamo certo aspettare l’8 dicembre prima di stampare le etichette. La merce la spedivamo dopo Natale? Questa burocrazia genera soltanto danni all’economia reale. Ci sforziamo di soddisfare le regole dei burocrati europei, ma tutto ha un limite”.

Molto diretta anche Donatella Cinelli Colombini, un'istituzione dell'ambiente, past President dell'Associazione Nazionale Donne del Vino e attuale delegata della Toscana, nonché produttrice: “una circolare del Ministero di oggi chiarisce alcuni punti. Certo che tutta la questione dell'etichettatura appare mal gestita, poco chiara e affatto capace di garantire la salute dei consumatori. I vini dovranno avere l'etichettatura nutrizionale a partire dalla vendemmia 2024, quindi c'è tempo per prepararsi. Tuttavia è proprio il dispositivo della norma che è farraginoso e poco capace di tutelare i consumatori. La mia impressione è che si voglia favorire nuove bevande a base di succo di frutta e cannabis, che apparentemente sono la cosa più naturale del mondo.”

Non ci gira intorno nemmeno Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana, Donna del Vino e produttrice a San Gimignano: “E' un tema da capire che forse non riesco lucidamente a comprendere fino in fondo. Tutto è volto all'esigenza di criminalizzare un settore come quello vitivinicolo o si è veramente orientati verso la tutela della salute del consumatore? Un tema quello della tutela della salute del consumatore assolutamente da perseguire in tutta la modalità necessaria, che noi produttori portiamo avanti da anni in tutte le forme possibili, e quindi non è questo il problema.

Non capisco bene se ci sia qualcos'altro... I segnali che arrivano fanno pensare che ci sia un approccio europeo verso il nostro settore penalizzante. Noi viticultori siamo paladini e testimoni di un prodotto che è un alimento che ha anche dei risvolti positivi, che è nella dieta mediterranea ed è sottinteso se consumato nella modalità giusta. Il vino poi, come sappiamo, è altro: è storia, è tradizione, è cultura, è territorio, è ambiente. Il problema dell'approccio europeo è culturale ed evidentemente noi non siamo riusciti a raccontare bene l'Italian style se si mettono in atto certe normative che non comprendo. Quindi o c'è ignoranza o c'è malafede.”

Torneremo sull'argomento a breve, al di là della cronaca, per raccontarvi cosa c'è davvero dietro a certe schizofreniche norme europee.

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