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Dove vive Costantino Della Gherardesca: la casa incantevole del conduttore di Pechino Express

Costantino della Gherardesca racconta la sua passione per l’architettura, i suoi oggetti scelti con cura e le opere d’arte che popolano le stanze.

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Costantino della Gherardesca Costantino della Gherardesca © IG@costantinodellagherardesca
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Un appartamento nel cuore di Milano che non è solo una casa, ma un manifesto personale di stile e pensiero. Costantino della Gherardesca racconta la sua passione per l’architettura essenziale di Josef Hoffmann e Adolf Loos, i suoi oggetti scelti con cura e le opere d’arte che popolano le stanze.

Entrare nell’abitazione di Costantino della Gherardesca significa attraversare un mondo in cui la disciplina architettonica incontra il gusto personale di chi la abita. I riferimenti all’architettura viennese di inizio Novecento sono dichiarati: ambienti sobri, linee ripetitive, stanze spoglie, lontane dall’idea di una casa sovraccarica di oggetti. Non a caso il conduttore racconta di sentirsi salvato da questa impostazione, perché lo aiuta a mantenere un ordine mentale che altrimenti rischierebbe di perdersi fra libri, dischi e vestiti accumulati.

Un rigore che viene da Vienna e si riflette nel vivere quotidiano

Il modello di riferimento è la Vienna prebellica, quella degli architetti Hoffmann e Loos, che avevano importato nei salotti borghesi uno stile derivato dai sanatori: spazi ampi, superfici pulite, quasi prive di ornamenti. Era l’idea che le stanze troppo decorate fossero malsane e che l’essenzialità fosse una forma di benessere. In questo contesto si muove la scelta di Costantino: un appartamento dove la ripetizione degli elementi diventa una regola che tiene lontano il disordine.

Costantino della Gherardesca (Fonte IG@costantinodellagherardesca ) - okmugello.it

Il sogno, confessa, sarebbe vedere libero il grande tavolo LC6 di Le Corbusier, Perriand e Jeanneret, oggi occupato da pile di libri. Parte della sua vasta collezione è comunque ordinata nelle librerie Ptolomeo di Bruno Rainaldi, mentre i cd sono disposti in camera da letto. Lo spazio non viene riempito da oggetti superflui: non ci sono tende, perché considerate pura decorazione, nonostante l’insistenza dell’architetta Laura Mosca. Una sola eccezione: un’orchidea, discreta e silenziosa.

Gli armadi sono invece popolati da abiti. «Non posso permettermi di vestirmi come un ragazzo – racconta – quindi ho tanti vestiti che finiscono ovunque, dalla camera armadio alla cantina». La moda diventa una necessità più che un vezzo. Tutto il resto è calibrato: foto, quadri, immagini che spesso raccontano storie di guerra e memoria, perché la passione di Costantino per la storia e la semiotica emerge in ogni dettaglio.

Collezioni d’arte, memorie di guerra e un divano che si autodistrugge

Il filo conduttore della casa sono le fotografie d’autore. Molte ritraggono o evocano la guerra, tema che per Costantino è centrale: «La storia è scritta dai vincitori e trova eco negli artisti che usano la semiotica per raccontarla». Le opere esposte spaziano da Sister Corita, che negli Stati Uniti protestava contro la guerra in Vietnam, a Martha Rosler con i suoi lavori legati all’Iraq.

Ogni stanza custodisce un frammento di questo mondo personale. La più amata ha colori vivaci, “da scuola scozzese degli anni Settanta”, dice Costantino, con pareti verde, arancio e blu. Qui la collezione di dvd testimonia il legame con un’epoca precedente ai social, quando la curiosità passava attraverso film e libri. «Oggi tengo tutto appeso in casa – spiega – perché Milano non è una città dove si vive passeggiando nei parchi».

Il salotto ospita un divano particolare, ideato dallo stesso Costantino e rivestito in velluto da smoking. Il tessuto, con il tempo, tende a deteriorarsi: «Si autodistrugge diventando più affascinante». Un concetto che richiama l’arte di Tony Conrad, con le sue opere che raccontano il passare del tempo attraverso il deterioramento.

Il risultato complessivo è quello di una casa che unisce rigore e intimità, ordine e caos controllato. L’appartamento di Milano diventa così non solo il rifugio privato del conduttore, ma anche un’estensione della sua visione culturale. Una galleria abitata, dove architettura, arte e vita quotidiana convivono in un equilibrio mai banale, fatto di essenzialità, simboli e continue suggestioni.