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Dipendenti: nel nord Italia lavorano 2 mesi in più che al sud

Una riflessione di Nadia Fondelli sui dati del Cgi di Mestre.

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Lavoro - Lavoro - © Pixabay
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Non è certo nostra intenzione riaprire l'annosa contrapposizione fra nord e sud Italia ma le diverse culture, il diverso approccio al mondo del lavoro, ma anche le diverse condizioni meteo climatiche fanno sì che anche oggi a oltre 150 anni dall'unità d'Italia la stessa sia solo sulla carta...

I lavoratori dipendenti del settore privato del Nord Italia lavorano quasi 2 mesi in più all’anno dei colleghi del Sud e, alla luce di ciò, i primi percepiscono una retribuzione giornaliera del 34% per cento più alta  dei secondi.
Questo vuol dire che nel settentrione gli impiegati e gli operai sono degli stacanovisti e quelli del meridione degli scansafatiche? Assolutamente no. Ci mancherebbe.
Anche nel Mezzogiorno si lavora molto e, probabilmente, anche di più che in altre aree del Paese; purtroppo, lo si fa in “nero”.

Pertanto, queste ore lavorate irregolarmente non possono essere incluse nelle statistiche ufficiali. Altresì, la concorrenza sleale praticata dalle realtà completamente o in parte sconosciute al fisco e all’Inps mantengono, nei settori in cui operano, molto basse le retribuzioni previste dai CCNL. Se, infatti, queste ultime salissero anche di poco, molte imprese regolari subirebbero un incremento dei costi che, probabilmente, le farebbe scivolare fuori mercato.

Sia chiaro, dobbiamo certamente aumentare per contratto gli stipendi dei livelli di inquadramento inferiori, ma il vero problema è la diffusione del sommerso che rende l’occupazione del Mezzogiorno fragile e povera. Insomma, se non cominciamo a contrastare efficacemente il lavoro irregolare, il divario Nord-Sud è destinato ad aumentare, danneggiando tutto il Paese. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati dell’Inps.

Retribuzioni: Milano al top. A Ragusa i lavoratori più “poveri. A Lecco i più “sgobboni”
Nel 2021 la retribuzione media giornaliera più elevata d’Italia è stata erogata ai lavoratori dipendenti del settore privato occupati nella provincia di Milano (124 euro). Seguono quelli di Bolzano (104,8 euro), Parma (103,8 euro), Bologna (103,4 euro), Modena (102 euro), Roma (101,3 euro), Reggio Emilia (100,6 euro), Genova (99,8 euro), Trieste (99,4 euro) e Torino (98,5 euro). Gli stipendi giornalieri più bassi, invece, sono stati pagati a Trapani (67,1 euro), Cosenza (66,8 euro), Vibo Valentia (66,7 euro) e, infine, a Ragusa (66,5 euro).

Le province dove i lavoratori sono stati “meno” in ufficio o in fabbrica durante l’anno preso in esame sono state quelle di Crotone (200,7 giorni), Lecce (200 giorni), Rimini (199,5 giorni), Agrigento (199,3 giorni) Salerno (198,7 giorni), Foggia (198,4 giorni), Cosenza (196,8 giorni), Trapani (195,6 giorni), Nuoro (193,7 giorni), Messina (193,4 giorni) e Vibo Valentia (177,2 giorni).

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