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Barbiana: Marcia per la Pace nel segno di Don Milani: Appello alla responsabilità e all'azione europea

Dalla lezione di Don Milani un monito contro l'indifferenza: Le voci di Bindi e Prodi sollecitano l'Europa e l'Italia ad agire per fermare le tragedie in corso

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La partenza della Marcia di Barbiana La partenza della Marcia di Barbiana © OKMugello
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Si è svolta oggi, domenica 25 maggio, la tradizionale Marcia di Barbiana, un evento che ha richiamato giovani, politici e cittadini nel comune di Vicchio per riflettere sulla pace e sull'eredità di Don Lorenzo Milani. La giornata, inserita nell'ambito delle iniziative per il centenario della nascita del Priore, ha visto una ampia partecipazione, con moltissimi cittadini presenti insieme a sindaci e ad ospiti di eccezione come l'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi e la presidente del Comitato nazionale per il Centenario, Rosy Bindi.

Barbiana si conferma un luogo capace di "incrociare la storia" e l'attualità, e l'edizione di quest'anno non ha potuto ignorare la drammatica riproposizione del tema della guerra nel mondo. I partecipanti hanno voluto dedicare la giornata a tutte le vittime dei conflitti, con un pensiero particolare per quelle dei paesi aggrediti e, specificamente, per i bambini di Gaza, la cui situazione è stata definita una "tragedia".

Rosy Bindi ha sottolineato come Don Lorenzo Milani, educatore alla luce del Vangelo e della Costituzione, abbia sempre affermato che nella storia non c'è mai stata una guerra giusta, definendola sempre un crimine contro l'umanità. L'unica eccezione è la resistenza, intesa come ribellione del popolo contro l'oppressore. Questa verità è particolarmente evidente oggi, nel contesto di quella che Papa Francesco ha definito una "terza guerra mondiale a pezzi".

Rifacendosi alla "Lettera ai giudici" di Don Milani, Bindi ha richiamato il concetto di responsabilità universale. Don Lorenzo sosteneva che, rispetto ad eventi come la persecuzione degli ebrei, la responsabilità non fosse solo di figure come Hitler o dei soldati che obbedivano, ma in qualche modo di "tutti noi". Bindi ha attualizzato questo concetto, affermando che l'obbedienza non è una virtù e che "tutti siamo responsabili di quello che accade". Mentre in passato il mondo non conosceva in tempo reale lo sterminio nei campi di concentramento, oggi viviamo le tragedie "in diretta" e, nonostante ciò, persistiamo nell'indifferenza. Bindi ha auspicato che dalla marcia parta un invito all'Italia e all'Europa a rompere questa indifferenza che ci rende colpevoli e ad agire per fermare lo sterminio di bambini, donne e civili innocenti in terre come Gaza. Ha espresso la speranza che la giornata spinga l'Europa e l'Italia a superare la passività e assumersi una "vera assunzione di responsabilità".

L'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi ha manifestato la sua desolazione per un mondo che negli ultimi anni non ha mai visto così "orrendamente inquieto", con guerre ovunque. Prodi ha notato l'inizio di qualche settimana di diplomazia, definendola però "un po'" e invitando alla prudenza. Ha osservato che nella terribile guerra in Ucraina non ci sono mai stati colloqui seri, e le riunioni attuali sono solo "specie di riunioni in stanza". Ha espresso la speranza che questo "piccolo seme" di dialogo possa dare frutto, offrendo appunto parole di speranza e non di ottimismo, poiché bisogna essere "concreti e seri".

Prodi si è detto sorpreso e deluso dalla posizione non abbastanza netta e attiva dell'Europa sul conflitto in Ucraina. Ha evidenziato come la guerra sia "alle porte dell'Europa", eppure la mediazione sia stata condotta da Turchi e Sauditi. Questa mancanza di una posizione europea forte deriva dal fatto che l'Europa è "divisa" a causa del diritto di veto. Secondo Prodi, la pace potrebbe arrivare, ma "non con l'Europa". Ha espresso l'auspicio che questa lezione porti a cambiare le regole europee.

Riflettendo sulle parole di Don Milani, Prodi ha riconosciuto l'importanza della mobilitazione dal basso. Tuttavia, ha osservato con onestà che non c'è la stessa mobilitazione vista in passato, come durante la guerra in Iraq, quando le bandiere della pace erano esposte ovunque. Ha descritto l'attuale clima come "quasi passivo", come se si pensasse di non poter fare nulla. Pur riconoscendo la presenza di tante persone alla marcia di oggi, ha notato che non sono quelle che un tempo mostravano attivamente il loro dissenso con i simboli di pace.

La giornata di Barbiana ha dunque rinnovato l'appello a riflettere sul tema della pace attraverso la lente del pensiero radicale e responsabile di Don Milani, sollecitando un'azione più decisa a livello collettivo e istituzionale.

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