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A Calenzano si riaccende la paura per il viadotto della morte. Poteva essere una strage

Non è il primo automezzo pesante che "vola" sulla provinciale per Legri.

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L'incidente di eri sulla strada per Legri L'incidente di eri sulla strada per Legri © Vigili del Fuoco
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Viveva a Salerno e come moltissimi colleghi ogni giorno dell'anno viaggiava in lungo e in largo per il nostro paese come migliaia di colleghi camionisti che ogni notte trasportano le derrate alimentari (in questo caso prodotti ortofrutticoli) che poi la mattina troviamo freschi nei mercati e supermercati.

Si chiamava Angelo Gambardella e aveva 56 anni, l’autista dell'autoarticolato morto precipitando dal viadotto dell'Autostrada  nell’incidente di Calenzano nelle prime ore di domenica 26 febbraio.

Un incidente tragico e spettacolare nella sua dinamica che oltre che a riaccendere la polemica sul trasporto pesante su gomma accende i riflettori anche su un problema spesso segnalato e quasi sempre ignorato da tutti coloro che vivono sotto quei viadotti autostradali fra Calenzano e Barberino di Mugello già in passato teatro di altri incidenti con mezzi pesanti coinvolti.

Il camion dello sfortunato autista forse per la velocità forse per il fondo scivoloso (le cause del sinistro sono al vaglio degli inquirenti) prima del tragico volo ha striisciato a lungo sul guard rail per poi sfondare le barriere finendo nella strada sottostante dov'è precipitato per diversi metri per poi prendere fuoco.
Quando i Vigili del Fuoco, pur arrivati velocemente sono potuti intervenire il camion era già una carcassa incandescente e per Angelo Gambardella non c'era più niente da fare.

Nella tragedia l'unica fortuna è che in quel momento il traffico in Autostrada era scarso e che sotto, sulla provinciale per Legri dove il camion è precipitato solo per un caso in quel momento non transitava nessuno.
"Poteva essere una strage”: affermano gli abitanti della zona spesso spettatori inermi di queste tragedie. 

 

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