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3 febbraio 1865, Vittorio Emanuele II arriva a Firenze che diventa Capitale d'Italia

Nei primi giorni l'accoglienza di Firenze verso il sovrano fu buona, quasi calorosa. Il motivo, visto il noto carattere dei fiorentini...

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Firenze Firenze © Galli Torrini
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Quando Vittorio Emanuele II partì verso la nuova capitale del Regno d'Italia il passaggio di consegne tra Torino e Firenze era ormai, sulla carta, cosa fatta da diversi mesi, perché il rischio di guerra con l’Austria imponeva che la capitale del regno risiedesse in una posizione più centrale, più lontana dai confini.
Ma visto che nella città sabauda, nelle settimane tra la fine del 1864 e l’inizio del 1865, le rimostranze dei torinesi sull’avvicendamento tra le due città si facevano sempre più accese e violente, Vittorio Emanuele si era deciso per un trasferimento immediato.
Nelle ultime ore del 3 febbraio il re prese possesso delle sue stanze in Palazzo Pitti.

Nei primi giorni l'accoglienza di Firenze verso il sovrano fu buona, quasi calorosa. Il motivo, visto il noto carattere dei fiorentini, vanitoso e poco incline a lisciare il pelo ai potenti, è forse da ricercare nel maggior lustro che garantiva il vivere nella città più importante del Regno. Ma questa simpatia fu di breve durata e in riva all'Arno il re raccolse per lo più tiepidi consensi. Infatti, al momento del programmato passaggio di governo tra Firenze e Roma, si racconta che girasse tra il popolo una filastrocca che esprimeva proprio questo stato d'animo e che faceva più o meno così:

<Torino piange quando il prence parte,
Roma ride quando il prence arriva,
Firenze città culla dell'arte
se ne infischia quando arriva e quando parte>

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