Francesco Giuseppe © facebook
Francesco Giuseppe I, imperatore d’Austria dal 1848. Un regno lunghissimo quello di “Cecco Beppe” (come lo chiamavano gli italiani), al 16º posto nella Storia, ma forse il più lungo di un regnante effettivo.
Come il suo antenato Carlo V, Francesco Giuseppe - noto anche per essere stato il marito della principessa Sissi - fu definito "un equilibrato in un'epoca di squilibrati".
Fu un uomo tradizionalista e legato al passato: non usò mai il telefono (in uso dalla fine dell’800) né le automobili (solo carrozze e cavalli).
Era nato a Schönbrunn il 18 agosto del 1830 e regnò dal 2 dicembre del 1848 per 68 lunghi anni. Poi, silenziosamente, il 21 novembre 1916 morì, sempre nel palazzo di Schönbrunn, per complicazioni dovute ad una polmonite.
Aveva 86 anni. Francesco Giuseppe d’Asburgo fu imperatore del regno Austro-ungarico ed assoluto protagonista della storia politica e militare dell’Europa per tutto il tempo del suo regno che fu caratterizzato soprattutto dai problemi creati dal sempre più fragile equilibrio tra le molte nazionalità che vivevano all'interno del grande impero e che mal sopportavano di essere governate dalla lontana Vienna.
Sul piano politico non era un oscurantista. Negli anni culminanti del suo regno dimostrò maggior lungimiranza di quasi tutti i suoi ministri e generali. Il suo quasi maniacale senso di responsabilità verso la propria dinastia lo fece diventare un riformatore cauto, sorpreso dalle nuove idee ma disposto a ponderarle ed a servirsene quando queste non venivano considerate come una minaccia al benessere della comunità multinazionale sulla quale regnava.
Fortemente contrario alla Prima Guerra Mondiale firmò suo malgrado la dichiarazione di guerra alla Serbia ammonendo i presenti con la celebre frase “ La guerra! Lor signori non sanno cos'è la guerra! Io lo so... da Solferino» e lasciò la conduzione del conflitto ai militari, rifiutandosi di intervenire nelle decisioni delle strategie belliche.
Dopo la sua morte, dallo studio della sua corrispondenza, emerse una personalità timida e riservata ben diversa dallo stereotipo di soggetto freddo e lontano dalla realtà.
La fucilazione in Messico del fratello Massimiliano, la tragedia di Mayerling, in cui trovò la morte il figlio Rodolfo, l’uccisione della moglie Elisabetta (Sissi) a Ginevra per mano di un anarchico italiano ed infine l’ultima e più grave tragedia da cui scoccò la scintilla della Prima Guerra Mondiale e cioè il duplice assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie a Sarajevo, lo portarono a dire «Nulla mi è stato risparmiato su questa terra».
Ma quello che, forse, sarebbe stato il dolore più grande gli venne però risparmiato. Morì infatti prima di vedere, con la fine del primo conflitto mondiale, il disfacimento della dinastia e del proprio impero.
I suoi funerali si svolsero il 30 novembre successivo con una processione lungo la Ringstrasse aperta da due palafrenieri con fiaccole, seguiti da uno squadrone di cavalleria e da una lunga fila di berline nere trainate da cavalli con i più alti funzionari dello Stato asburgico.
Poi il carro funebre, drappeggiato di nero, con la bara, trainato da otto cavalli neri. Gli succedette sul trono il pronipote Carlo I che morirà nel 1922 in esilio a Madera (Portogallo).


