Manifestazione alla Coop di Gavinana © Firenze per la Palestina
Venerdì 30 maggio, a partire dalle ore 9.30, si terrà un presidio davanti all’Hotel Albani di Firenze, in via Fiume 12, in occasione dell’assemblea separata dei soci Unicoop Firenze. L’appello lanciato dagli attivisti è chiaro, diretto e provocatorio: “Faccio la spesa o finanzio un genocidio?”. Al centro della mobilitazione vi è la richiesta esplicita alla cooperativa toscana di interrompere la vendita di prodotti israeliani, ritenuti incompatibili con i principi etici dichiarati dalla stessa Unicoop. L’iniziativa nasce dalla crescente indignazione per le azioni condotte dal governo israeliano nella Striscia di Gaza e nei territori palestinesi, in particolare dopo le decisioni delle principali corti internazionali nel corso del 2024 e del 2025.
Una richiesta etica: fermare la complicità economica
Secondo i promotori del presidio, Unicoop Firenze continua a mantenere sugli scaffali prodotti di provenienza israeliana, in contrasto diretto con il proprio codice etico e di condotta, che fa riferimento al rispetto dei diritti umani, al contrasto della discriminazione etnica e religiosa e alla difesa dei diritti dei lavoratori.
Viene sottolineato come queste linee guida siano violentemente contraddette dalle politiche dello Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese. “Israele pratica sistematicamente una forma di apartheid e repressione che la comunità internazionale ha più volte denunciato,” affermano gli attivisti. A supporto della loro posizione, citano decisioni recenti di organi giudiziari internazionali.
Le sentenze internazionali e il contesto legale
Nel 2024, la Corte Internazionale di Giustizia ha aperto un procedimento contro Israele per genocidio, mentre la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità.
A questo si aggiunge il parere del 19 luglio 2024 della Corte di Giustizia Internazionale, che ha dichiarato illegale l’occupazione dei territori palestinesi e ha raccomandato la cessazione di qualsiasi rapporto economico con aziende che possano trarre vantaggio da tale occupazione. “Non si tratta solo di fermare le forniture di armi – spiegano i manifestanti – ma anche di interrompere ogni legame commerciale che rafforzi, anche indirettamente, la capacità di Israele di proseguire politiche criminali”.
Anche a livello politico, qualcosa si sta muovendo: alcuni ministri dell’Unione Europea stanno valutando una revisione degli accordi di associazione con Israele, una mossa che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile.
L’impegno della Coop e i limiti dell’azione umanitaria
Va riconosciuto che Unicoop Firenze ha attivato iniziative meritorie. La campagna "Un aiuto per Gaza", promossa insieme alla cooperatrice Alessandra Nocentini, e quella contro il commercio di armi – “L’ultima cosa di cui hanno bisogno i bambini sono le bombe” – hanno l’obiettivo di sensibilizzare e intervenire concretamente nelle zone colpite dal conflitto.
Tuttavia, come denunciano i promotori del presidio, gli aiuti alimentari inviati non sono mai arrivati a destinazione. Nel marzo 2025, il governo israeliano ha infatti imposto un blocco totale, che ha ulteriormente aggravato la catastrofe umanitaria in atto a Gaza. Secondo numerose organizzazioni internazionali, la popolazione civile è ormai allo stremo, con bambini che muoiono di fame ogni giorno, e una crisi sanitaria e alimentare senza precedenti.
In questo scenario, i promotori del presidio sottolineano una profonda contraddizione: mentre da una parte Coop promuove aiuti umanitari, dall’altra continua a trarre profitti da rapporti commerciali con aziende israeliane, i cui proventi – secondo gli attivisti – alimentano l’industria bellica che colpisce proprio quella popolazione che si intende aiutare.
Le richieste dei manifestanti all’assemblea soci Unicoop Firenze
Alla luce della situazione, vengono avanzate due richieste precise all’assemblea soci:
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Destinare il 5% degli utili del bilancio al finanziamento di progetti di assistenza sanitaria in Palestina, in collaborazione con organizzazioni come Emergency e Palestine Children’s Relief Fund (PCRF), e al supporto di iniziative rivolte ai profughi palestinesi ospitati in Toscana.
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Interrompere la commercializzazione dei prodotti israeliani, seguendo l’esempio di Co-op UK, che nel corso dell’assemblea generale del 17 maggio 2025 ha approvato lo stop a ogni rapporto commerciale con aziende connesse all’occupazione israeliana. Tale interruzione – specificano – dovrebbe essere mantenuta fino a che Israele non rispetterà i diritti umani e le risoluzioni ONU.
Un piccolo segnale accolto: via le arachidi israeliane
Un segnale di apertura da parte della direzione Unicoop sembra essere arrivato: secondo gli organizzatori, le arachidi israeliane a marchio Coop non risultano più in vendita nei supermercati dell’area Firenze. Inoltre, la direzione avrebbe valutato favorevolmente la richiesta di non rinnovare in futuro la presenza di tale prodotto tra quelli a marchio proprio.
Un gesto considerato simbolicamente importante, ma ancora insufficiente rispetto all’urgenza e alla gravità della situazione. “È un passo nella direzione giusta – si legge nel comunicato – ma serve un cambio radicale e coerente con i valori della cooperazione”.


