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Forteto. Fiesoli Bis: «Mi portava in camera sua, mi baciava». La testimonianza e le lacrime

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Forteto. Fiesoli Bis: «Mi portava in camera sua, mi baciava». La testimonianza e le lacrime Forteto. Fiesoli Bis: «Mi portava in camera sua, mi baciava». La testimonianza e le lacrime © n.c.
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Firenze. Nel cosiddetto Fiesoli Bis, processo collaterale che vede Rodolfo Fiesoli imputato per violenze sessuali, stamattina, il giovane che quelle violenze le avrebbe subito ha deposto in videoconferenza nell’aula del Tribunale. Oggi 24enne, è stato ospite del Forteto tra gli 11 e i 15 anni d’età. Dopo aver frequentato le scuole elementari e medie nel Mugello, stringendo una forte amicizia con uno dei ragazzi residenti nella comunità, si avvicinò progressivamente nell'orbita della «setta». Complice, anche e soprattutto, una difficile situazione di tensione famigliare: con la crisi coniugale dei genitori, la successiva separazione e il tentativo di suicidio del padre. Così le visite al Forteto si fecero più intense; e sotto l’ala di Fiesoli la frequentazione divenne permanenza. I fatti risalgono al 2003. E solo nel 2007 il minore scappa dalla villa di Vicchio. Sconvolto, cerca di rimuovere l’accaduto. Invano. In preda a continui crolli psicologici, infatti, e una vita privata instabile, nell’aprile del 2014 torna a parlare, in qualità di testimone nel procedimento principale. Di quell’occasione, i giudici – nelle motivazioni della sentenza – scrivono di «una deposizione sofferta, intervallata da crisi di pianto e da momenti di autentica  disperazione». Scene – e lacrime – riviste oggi in aula, quando il ragazzo ha riferito di un Fiesoli «che denigrava con cose false la mia famiglia». E di quando «a me, che ero bambino, fece credere che mio padre mi avesse violentato», «mi faceva il lavaggio del cervello», «mi portava in camera sua, mi palpeggiava, mi baciava, io non volevo, e mi ribellavo». «I bambini - ha aggiunto - venivano fatti lavorare nella stalla, nel caseificio, nei campi a togliere i sassi, a raccogliere mele, in falegnameria, nelle cucine». E chi si ribellava «subiva botte dagli adulti». Nel momento in cui la pm Ornella Galeotti ha chiesto di scendere nel dettaglio, e quindi di precisare aspetti relativi alle violenze sessuali esplicite, violenze che il ragazzo ha sostenuto di aver subito, S. ha pianto, e si è fermato: non riuscendo a proseguire il racconto. Così il presidente del collegio, Francesco Gratteri, ha interrotto l'udienza. Come messo in evidenza dai giudici in primo grado, i rapporti col Fiesoli – che spesso al ragazzo leggeva la Bibbia forte dell'influenza e della paura suscitata - erano diventati «parte della sua vita all’interno del Forteto». E «il condizionamento alla logica inculcatagli era stato tale da portarlo a pensare che quello che accadeva (che gli accadeva) fosse giusto e necessario». Nel Fiesoli Bis, che procede a rilento, la cooperativa si è costituita parte civile contro il Profeta: un segno di discontinuità (forse più apparente che reale) per tagliare col passato scaricando l’uomo che pure per anni è stato il dominus del Forteto nelle sue tre ramificazioni: cooperativa, appunto, associazione (ex-comunità) e fondazione. Assistita dall'avvocato Antonio D'Avirro, la corazzata economica presieduta da Ferdinado Palanti (e che vale, tuttora, circa 12 milioni di euro di fatturato) accusa il fondatore di averle procurato un danno di immagine. E dunque, di averla trascinata indebitamente nella vicenda. Fiesoli, per conto suo, già condannato in appello - nel processo principale - a 15 e 10 mesi, anche stavolta è difeso dall'avvocato Lorenzo Zilletti, e finora non è mai stato presente in aula.

 

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