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Leggo su un autorevole vocabolario della lingua italiana il significato della parola cialtróne:
«Persona volgare e spregevole, arrogante e poco seria, trasandata nell’operare, priva di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro.
Anche, con significato attenuato, persona sciatta nel vestire e nel portamento, o che nel lavoro sia solita fare le cose in fretta e senza attenzione.»
Ecco, una parola che, personalmente — ma anche altri colleghi giornalisti liberi — siamo costretti da un po’ di tempo, ahimè, a usare sempre più spesso quando si tratta di commentare l’operato dell’amministrazione fiorentina.
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L’altra parola che ci troviamo a impiegare di frequente è sciatteria. Sempre dallo stesso autorevole dizionario della lingua italiana, leggo:
«La sciatteria è un termine italiano che indica trascuratezza, negligenza o mancanza di cura in vari aspetti della vita.
Può riferirsi a un modo di vestire trasandato, a un lavoro eseguito in modo superficiale o a un comportamento negligente.
In sostanza, la sciatteria è l’opposto della cura, dell’attenzione e della precisione.»
Eppure, a qualcuno a Palazzo Vecchio non piace che noi della stampa libera ci permettiamo di denunciare il malcontento dei fiorentini — fossero anche “solo” quei due terzi che non hanno scelto questa Giunta — e che a noi si rivolgono, visto che partecipazione e ascolto sembrano termini sconosciuti in Comune. Ma noi continuiamo a denunciare, senza timore, cialtroneria e sciatteria.
Abbiamo scritto molte volte di queste due “virtù” amministrative. Fno a poco tempo fa, il punto più basso era stato ricevere le immagini dei cartelli di “lavori in corso” montati… a testa in giù.
Ma al peggio non c’è mai fine: e il nuovo record, non fosse altro perché tocca il simbolo stesso della città, è stato l’aiuola con il giglio abbandonato e rinsecchito.
Un emblema perfetto della sciatteria e della cialtroneria.
E allora, dopo l’albericidio del verde cittadino, le incatramature degli alberi, i lavori ovunque e fatti chissà come (vedi piazza Alberti), i binari della tramvia appena posati ricoperti dal catrame, i cartelli rovesciati, le oscene toppe a coprire via Porta Rossa solo a metà e via Pietrapiana dopo lo smantellamento del cantiere fantasma… ci mancava pure la “dimenticanza” di nominare il Segretario Generale, unico e vero garante del controllo sulle opere dell’amministrazione.
La smemoratezza, evidentemente, non è solo a Palazzo Vecchio: ne abbiamo un esempio anche in Prefettura. E se oggi, dopo che molti cittadini hanno scritto a chi di dovere, dopo che soltanto noi e i colleghi di Nove da Firenze e La Firenze che vorrei — abbiamo sollevato la questione, nel silenzio dei media considerati più autorevoli, e dopo le interrogazioni alla Camera dei Deputati… sappiamo bene come andrà a finire.
Ci sarà la nomina a breve, e si spera che non finisca a tarallucci e vino.
La speranza è che questa grave violazione della legge nazionale — dove ci si è permessi di amministrare la città per sette mesi senza una figura fondamentale garante della trasparenza— non passi inosservata, e che al Ministero dell’Interno si prendano decisioni impopolari ma necessarie.
Non solo per la cialtroneria e la sciatteria manifesta: ma perché questa deriva sta facendo affondare, giorno dopo giorno, la nostra povera Firenze.


