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Un Consiglio comunale acceso quello che si è svolto a Dicomano lo scorso 28 luglio, con al centro del dibattito l’assestamento di bilancio. A sollevare una serie di critiche puntuali è stato il gruppo consiliare Dicomanocheverrà, rappresentato da Laura Barlotti, Giampaolo Marangi e Cristina Ticci.
Tra i punti messi sotto la lente d’ingrandimento, l’aumento dei costi legati alla raccolta dei rifiuti, che secondo i consiglieri “si consolida dopo la costituzione della Multiutility (o nuovo poltronificio n.d.r.)”, e una situazione finanziaria che definiscono “di estrema fragilità”.
Il gruppo sottolinea che tale fragilità sarebbe dovuta sia a criticità pregresse che a un “impegno a nostro avviso spropositato” in alcuni progetti legati al PNRR, la cui reale utilità per Dicomano sarebbe, secondo loro, “tutta da dimostrare”. Le risorse così impegnate – si legge nella nota – limiterebbero la possibilità di investire in settori più urgenti come “manutenzione, cimiteri, attività produttive, commercio, edilizia popolare”.
Altro elemento critico sollevato riguarda i tempi di pagamento del Comune: “Nel 2024 quelli del Comune di Dicomano si sono attestati su una media di 88 giorni”, ben lontani dai 30 previsti per legge.
Ma la questione più delicata riguarda le indennità degli assessori. “Il 13 gennaio 2025, in fase di approvazione del bilancio di previsione, è stata prevista a bilancio per il 2025 un’indennità anche per i due assessori in pensione [...] pari al 50%”. Tuttavia, “solo due giorni dopo, il 15 gennaio, è stata emanata una Determina che prevedeva per gli stessi assessori la corresponsione di un’indennità pari al 100%, ossia 1.800 euro”.
Secondo il gruppo, questo scostamento rispetto al bilancio previsionale sarebbe avvenuto “senza intervenire con alcuna variazione di bilancio”, fino a giugno, quando “ci si è accorti che la coperta era troppo corta” e si è proceduto a una variazione da 10.800 euro. Da qui la decisione di ridurre nuovamente l’indennità al 50% per il secondo semestre 2025, “facendolo passare come un atto di generosità”.
“Riteniamo – scrivono Barlotti, Marangi e Ticci – che amministrare sia un impegno importante e che quindi debba essere remunerato. [...] Altra cosa sia fare l’assessore, ruolo che si può esercitare senza essere impegnati 8 ore tutti i giorni [...] e che ben si concilia con il mantenimento del lavoro e quindi con la corresponsione di un’indennità pari al 50%”. Ancora più netto il giudizio nel caso degli assessori in pensione: “Perché dovrebbe percepire un’indennità piena? [...] Per noi è un discorso di etica e non di poco rispetto per la politica”.
Infine, un’ultima segnalazione riguarda la gestione delle colonie feline. Alla luce di una recente interrogazione, il gruppo fa sapere che “a maggio è stata di nuovo affidata ad ENPA la gestione delle colonie feline” e conclude con un auspicio: “Visti i risultati passati, non molto positivi, speriamo in un cambio rotta”.


