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25 novembre: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Nel 1993 l’ONU ufficializzò la ricorrenza approvando la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le...

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Violenza sulle donne Violenza sulle donne © nc
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La data ricorda il 25 novembre 1960, quando, nella Repubblica Dominicana, le tre attiviste Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, note come Las Mariposas, furono assassinate per ordine del dittatore Rafael Trujillo.
Fermate mentre andavano a visitare i loro mariti in carcere, vennero sequestrate, violentate, torturate e uccise e i loro corpi gettati in un precipizio, per simulare un incidente.
In loro memoria, nel 1981 il movimento femminista latinoamericano decise di proclamare il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Nel 1993 l’ONU ufficializzò la ricorrenza approvando la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando governi e cittadinanze di tutto il mondo a promuovere iniziative di sensibilizzazione e prevenzione.

La poesia che segue, scritta nel 2011, è di Cristina Torre Cáceres, artista e attivista peruviana.
Il nostro pensiero va a tutte le vittime.


Violenza sulle donne e disparità di genere in Italia: numeri, contesto e implicazioni

Secondo l’Istat, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (circa 6,8 milioni) ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale nella propria vita.
Il 20,2% ha subìto violenza fisica.
Il 21% ha subito violenza sessuale
Le forme più gravi (stupro e tentato stupro) riguardano il 5,4%, pari a oltre 1,1 milioni di donne.
Circa 1,157 milioni di donne hanno subito uno stupro (652 mila i casi di stupro, 746 mila tentativi). 

Violenza da partner / ex-partner:
Il 13,6% delle donne dichiara di aver subito violenza fisica o sessuale da parte del partner attuale o ex. In particolare, il 5,2% da partner attuale, e il 18,9% (2 milioni circa) da ex partner. 
Il numero verde 1522, istituito per vittime di violenza e stalking, registra un forte aumento delle chiamate: secondo il rapporto SDG 2025 dell’Istat nel 2024 il tasso di segnalazione è salito a 53,6 ogni 100.000 donne, con oltre 16.000 segnalazioni. 
Questo dato rappresenta un aumento dell’11,5% rispetto al 2023.
Le regioni con tassi più alti sono Lazio (68,2), Veneto e Lombardia (56,6 ciascuna).

Omicidi / femminicidi:
Secondo il Ministero della Salute / dati della Polizia Criminale, nel 2024 sono state uccise 113 donne, di cui 99 in ambito familiare o affettivo.
Secondo il Ministero dell’Interno, la maggior parte dei femminicidi avviene per mano di partner o ex partner: nel 2024, 61 delle vittime sono state uccise proprio da partner.
Anche nel 2023 il 35% dei delitti volontari registrati riguarda vittime di genere femminile

Violenza sessuale e altri reati:
Il Ministero della Salute riporta che, aggiornato all’8 marzo 2024, nel 2023 sono state registrate 6.062 vittime di violenza sessuale, il 91% delle quali donne.
Secondo Wired Italia, nel primo semestre 2024 ci sono state quasi 2.900 violenze sessuali denunciate, oltre a casi di revenge-porn (condivisione non consensuale di immagini) e circa 33.000 chiamate al 1522
Secondo lì'Osservatorio Diritti, dello stalking e atti persecutori ci sono stati oltre 8.500 casi nei primi sei mesi del 2024; inoltre, i maltrattamenti in ambito familiare o convivente hanno superato 12.000 segnalazioni nello stesso periodo. 
 

Disuguaglianza di genere: numeri, equità e struttura

Secondo dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), nel 2022 quasi il 91% delle vittime di violenza sessuale denunciate sono donne. 
Sempre secondo EIGE, dalle survey emerge che nel corso della vita circa il 13% delle donne italiane ha subito violenza fisica e il 19% violenza sessuale, indipendentemente dal fatto che l’autore sia partner o altra persona. 

Contributi economici e professionali: il gender gap persiste anche nel mondo del lavoro.
Secondo report Inps (riferito da fonti di comunità), le donne hanno salari medi inferiori rispetto agli uomini (differenza anche attorno al 20%) e una maggiore instabilità contrattuale. 

Inoltre, la partecipazione femminile al mercato del lavoro è più fragile: molti studi dimostrano che le donne, specialmente con figli, sono più a rischio di lasciare il lavoro o diventare “inattive” dopo shock esterni (come la pandemia).


Cause strutturali e culturali della violenza e della disuguaglianza

Stereotipi di genere persistenti: secondo esperti e critici, la violenza di genere rimane radicata in modelli culturali patriarcali.
Indipendenza economica limitata: la violenza economica è una forma sottile ma diffusa, ed è spesso causa di dipendenza che rende difficile per le vittime lasciare situazioni violente. 

Accesso ai servizi: non tutti i territori garantiscono lo stesso livello di protezione (shelter, centri antiviolenza, risorse legali), e la “ripresa” delle chiamate al 1522 evidenzia una maggiore consapevolezza ma anche un aumento della domanda di aiuto

Giustizia e norme: nonostante leggi come il “Codice Rosso” (legge 69/2019) e altri strumenti normativi, gli esperti sottolineano un problema di “cultura giuridica” e di effettività della tutela.

Digital violence: fenomeni come il revenge porn – condivisione non consensuale di immagini intime – sono in crescita, indicando come la violenza di genere si evolva anche in digitale. 


Conseguenze della violenza e della disuguaglianza

Enormi sono le conseguenze di tutte queste diseguaglianze che subiscono ancora oggi, nel 2025 le donne.
Trauma individuale: le donne vittime di violenza possono subire gravi conseguenze psicologiche (ansia, depressione, disturbi post-traumatici) oltre a danni fisici.
Costi sociali ed economici: la violenza di genere ha un impatto sui servizi sanitari, giudiziari e sociali. La disuguaglianza salariale e occupazionale limita la crescita economica delle donne e incrementa la povertà femminile.
Ripercussioni intergenerazionali: bambini e bambine esposti a contesti violenti hanno maggiori probabilità di perpetrare o subire violenza in futuro.
Partecipazione sociale ridotta: la violenza e la mancanza di equità di genere possono scoraggiare la partecipazione politica, professionale e culturale delle donne.
 

I numeri seppur freddi ci dicono che la violenza sulle donne non è un’emergenza passeggera, ma un fenomeno profondamente radicato nella struttura sociale italiana.
Allo stesso tempo, la disuguaglianza di genere – economica, culturale e istituzionale – continua a creare barriere che rendono difficile per molte donne vivere in piena libertà e sicurezza.

Affrontare questa realtà richiede non solo misure repressive, ma un impegno collettivo e sistemico: educazione, prevenzione, giustizia, autonomia economica e un cambiamento culturale profondo. È una sfida complessa, ma indispensabile per costruire una società più equa e libera.


Cosa fare?

Da madre di un maschio sono convinta della necessità di potenziare l’educazione di genere fin dall’infanzia attraverso l'inserimento nei programmi scolastici di percorsi su rispetto, consenso, relazioni sane.

Fondamentale anche promuovere l’indipendenza economica femminile attraverso politiche attive per l’occupazione delle donne, supporto alla maternità, incentivazione del lavoro stabile e retribuito in modo equo.

 

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