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"Vado a correre e torno" la nuova rubrica di Enrico Paoli

Passione Running

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Scrivere il primo post di una rubrica, di un blog, di un diario, non è mai facile. E’ quello di presentazione e la prima impressione, si sa, è sempre importante. Devi scrivere di ciò che parlerai in futuro, cercare di risultare perlomeno non antipatico e saputello (è il minimo sindacale).

Un campo minato, insomma.

Ebbene, come si evince dal titolo della rubrica, che uscirà ogni 15 giorni, vi parlerò di running. Di allenamenti, di trasferte con gli amici, di attrezzature, di gare, di quello che ti passa per la testa mentre si corre e di tante altre cose; con gli occhi non del professionista, ci mancherebbe, ma dell’amatore che è stato rapito da questo sport, da questa passione, ormai tre anni fa.
Uno di quelli cioè, che si sveglia alle 6,30 della domenica mattina, con una media di 3/4 dolori sparsi per tutto il corpo - quando va bene - per andare a fare una gara in un paesino distante 40-50-60 km da casa, immerso nella nebbia, e senza avere la minima possibilità di arrivare a premio. E che è felice come un bischero di tutto ciò.
Ora che ci siamo presentati, non ci resta che iniziare. Insomma, dai, siamo pronti a partire?

Basta volerlo

Molti amici in questi anni, conoscendo la mia passione per il running, mi hanno chiesto consigli su come si fa a “cominciare a correre?“. A tutti, immancabilmente, ho risposto “boh“.

E’ difficile dare un input del genere, troppo soggettivo, dai. Certo, una volta che hai preso la decisione, che ti sei buttato, che hai provato almeno una volta, ci sono alcune indicazioni e alcuni consigli che possono essere utili e di cui magari parleremo nella prossime rubriche. Per il momento posso raccontarvi come ho iniziato io, e premetto da subito che la mia esperienza non ha nulla di eccezionale o di eroico, e sarà simile probabilmente a quella di molti runner, che magari stanno leggendo questo articolo.

Nel corso degli anni, contrassegnati per lo più da tanta inattività fisica, capitava di andare a correre. Magari uscivo in strada due-tre di volte di seguito, poi smettevo per quasi un mese o due. Poi riprendevo, e smettevo di nuovo. Mi piaceva correre, stavo bene, ma mi mancava la spinta finale; mancava cioè quella scintilla che ti accende qualcosa nel cervello e ti mette nella condizione di voler provare a superare i limiti, che spesso badate bene ci auto-imponiamo.
In pratica mancava l’obiettivo su cui buttarsi.

Nell’estate del 2016 mi misi in testa di partecipare alla 10 km organizzata per il Santo patrono di Borgo san Lorenzo.
Per un mese quindi mi sono allenato con un minimo di continuità, tipo due volte a settimana. Ai piedi un paio di scarpe acquistate da Decatlon e pagate si e no 40 euro, abbigliamento più da ex calciatore che da runner… e per calcolare i tempi e distanze utilizzavo il cellulare, grazie a una App (Runtastic). Correvo così, senza criterio, cercando di avvicinami il più possibile a quei dieci km con i quali poi avrei dovuto confrontarmi di lì a poco. Tutto molto minimale se non casalingo, ad cazzum insomma. Ma più che sufficiente per raggiungere lo scopo.

Arrivò il giorno della gara, e fu bellissimo. Un concentrato di nuove emozioni, che ricordo ancora come fosse ieri.

L’ansia nelle ore prima dell’inizio.
Il senso di liberazione una volta partiti.
La concentrazione e la fatica durante la corsa.
E infine la gioia, immensa dell’arrivo.

Ce l’avevo fatta. Questo è quello che alla fine ti rimane addosso sempre, a ogni gara: la semplice e straordinaria consapevolezza di avercela fatta, di aver superato un tuo limite.

Dieci chilometri di corsa, cosa erano in definitiva? Niente. Tutto.

E voi, avete mai pensato di iniziare?
Fammi sapere cosa ne pensate, scrivetemi a
[email protected]

P.S: Mentre vi scrivo, a Vienna, Eliud Kipchoge ha fatto la storia dell’atletica leggera, abbattendo il muro delle due ore nella maratona: 1.59,40 per percorrere 42,195 km. “L’ho fatto per ispirare le persone - ha esclamato Eliud a fine gara - per dire alla gente che nessuno essere umano è limitato. Si, ce la potete fare“.

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