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Cade la "pista nera". Probabile archiviazione e nuovi interessanti scenari sull’indagine infinita.

Mostro di Firenze

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Cade la "pista nera".  Probabile archiviazione e nuovi interessanti scenari sull’indagine infinita. Cade la "pista nera". Probabile archiviazione e nuovi interessanti scenari sull’indagine infinita.
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Queste le motivazioni del Magistrato titolare dell’ultima inchiesta Dr. Luca Turc

"quadro indiziario fragile ed incerto, non certo suscettibile ad assurgere a dignità di prova, né tale da essere in alcun modo ulteriormente corroborato con ulteriore attività investigativa, tenuto anche conto del lungo tempo trascorso dai fatti".

Anche l’ennesima pista, avviata dall 'ex titolare dell'inchiesta sin dal lontano 1984, dr. Paolo Canessa, sembra esser stata l’ennesimo buco nell’acqua. Indagine nata sulla base di un esposto dell’Avvocato Vieri Adriani, legale delle vittime francesi del delitto di Scopeti del 1985, che ha annunciato opposizione.
I nomi degli ultimi indagati dall'ex Pm Paolo Canessa , ora in pensione, erano già apparsi nell'ambito delle indagini nell'anno 1985 e accantonati dopo approfondite indagini. Dove si evince che, già allora, l'ex legionario raccontava di aver curiosato sulla scena del crimine. Nei giorni successivi il 29 luglio 1984 e non lo stesso giorno dell'omicidio.

I numerosi articoli di giornale, custoditi da Vigilanti, come si legge, riguardavano vari fatti di cronaca e non . Quindi non solo relativi al "mostro di Firenze".

Ma una nuova e sinistra ombra sembra allungarsi sulle indagini che portarono alla sbarra Pietro Pacciani, deceduto nel febbraio del 1998. E un'altra indagine sta per aprirsi. L’ipotesi è depistaggio.
Infatti, secondo perizia firmata dal consulente balistico della procura di Firenze Paride Minervini che ha analizzato con le più’ recenti tecnologie, il bossolo che fu rinvenuto nell’orto di Pietro Pacciani nell’aprile del 1992, è emerso che la prova non sarebbe genuina, anzi artefatta.

Pacciani venne arrestato con l'accusa di essere l'omicida delle otto coppie il 17 gennaio 1993.
Da qui parte una nuova inchiesta, per capire se qualcuno ha voluto inquinare le indagini sul contadino di Mercatale .
Torna alla mente, la lettera anonima, datata 18 novembre 1991, indirizzata al legale Pietro Fioravanti ed al Direttore del quotidiano LA NAZIONE recuperata tra le carte processuali. Missiva menzionata anche dall’avvocato Fioravanti, durante il processo in primo grado.

In quel periodo Pacciani finiva di scontare la condanna in carcere per le violenze sulle figlie e da poco aveva ricevuto l’avviso di garanzia per i delitti delle coppiette.
Secondo l’anonimo proprio in quel periodo carceraio, qualcuno ne avrebbe approfittato per incastrare il contadino di Mercatale.
La lettera, invita Pacciani ed i suoi legali a fare attenzione al suo orto e alla possibilità di un interramento con tanto di invecchiamento della pistola calibro 22 .
Non solo, la lettera fa riferimento anche al misterioso fazzoletto insanguinato rinvenuto a Scopeti giorni dopo il delitto. Suggerisce ai legali di Pacciani di eseguire test genetici per dimostrare come quel sangue non appartenesse al loro assistito, cosa poi effettivamente fu acclarata dalle analisi del Prof. Cingolani Cagliesi e successivamente dal genetista Ugo Ricci nel 2004. Ma un interrogativo inquietante si pone su chi potrebbe essere stato il misterioso informatore che azzecca gran parte dei risultati investigativi prima che questi si verifichino?

Il movente della "strategia della tensione, non ha mai convinto il Procuratore generale Creazzo. Gli elementi quasi del tutto insussistenti e il quadro indiziario davvero esiguo hanno indotto l'attuale magistrato Turco che in questi ultimi anni ha valutato tutti i possibili elementi, effettuando indagini tecnico scientifiche a 360 gradi. Il sangue sul fazzoletto rinvenuto a Scopeti è stato recentemente rianalizzato con le nuove tecniche le quali hanno stabilito che il DNA era delle vittime. Mentre una rianalisi dei reperti, ha permesso il ritrovamento di un proiettile mai cercato prima. Proiettile sparato nell'ultimo omicidio di Scopeti e rinvenuto in un cuscino all'interno della tenda canadese. Proiettile che i periti balistici del ROS attribuiscono sempre alla stessa arma, la famigerata Beretta cal. 22 serie º in alternativa il modello 48. Quindi anche l'ipotizzata High Standard cal. 22 detenuta da Giampiero Viglianti esce di scena, definitivamente.

Come esce di scena l'ipotesi delle due pistole, avanzata tempo fa dall'ex investigatore Michele Giuttari. Decidera' il GIP ( Giudice per le indagini preliminari) se andare avanti con le indagini oppure archiviare la posizione degli ultimi indagati.

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